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Speciale: "I Venom e la scena inglese" - un piccolo assaggio dall'ebook “Nel Segno del Marchio Nero” di Flavio Adducci


"I Venom e la scena inglese":
“Il 24 marzo 2019 esce “Nel Segno del Marchio Nero”, l’opera prima di Flavio Adducci, l’editore della webzine Timpani allo Spiedo nonché redattore di Heavymetalwebzine.it.
Ormai sono molti gli autori che si sono inoltrati nei vasti territori del black metal moderno ma forse nessuno ha osato sviscerare in lungo e in largo le sue origini individuabili nei mitici anni ’80. Benvenuti quindi nella lunga parabola della cosiddetta “first wave of black metal”, ovvero un movimento musicale che, durato dal 1981 al 1991, cioè dall’uscita del seminale “Welcome to Hell” dei Venom all’apertura del negozio di musica “Helvete” con il quale si sarebbe realmente scatenato l’Inferno, ha messo le radici praticamente ovunque sconvolgendo in maniera totale il modo di suonare heavy metal. Allora, ecco che si va dall’Israele al Canada, dal Singapore alla Norvegia, dai Paesi dell’America Latina fino a quelli appartenenti al blocco sovietico, dove già il solo suonare musica rock costituiva di per sé un’impresa eroica. E’ stata quindi analizzata ogni scena nazionale proto-black metal descrivendone le peculiarità e i gruppi rappresentativi andando così oltre ai soliti nomi (Venom, Sodom, Mercyful Fate, Hellhammer…), in una continua ricerca a effetto nei meandri di una musica che all’epoca, più che un genere, era un modo di pensare, di concepire l’heavy metal, esprimendone la versione satanica e blasfema per antonomasia. Comprensivo di interviste ai Necrodeath, agli Schizo e ai brasiliani Holocausto e anche di brevi recensioni delle produzioni dell’epoca, il libro, lungo 372 pagine, contiene inoltre una sezione focalizzata sulla scena del rock occulto dagli anni ’50 ai ’70. Adesso non vi resta altro che cominciare un viaggio in un mondo ostile e senza pace dove i dannati imperversano beati e torturati fra le Fiamme Eterne… e lunga e tortuosa sarà la strada. 666% garantito!


"I Venom e la scena inglese":
“Welcome to Hell” è un rarissimo concentrato di un’istintiva furia esecutiva mutuata direttamentedall’hardcore punk allora emergente che di fatto, insieme a “Rock Until You Drop” degli amici/rivali Raven, “Heavy Metal Ears” degli olandesi Picture ed “Hecho en Venezuela” dei venezuelani Resistencia (tutti usciti nel 1981), ne fa uno dei primi dischi speed metal della Storia. 
Ma “Welcome to Hell” non è soltanto veloce visto che contiene pezzi come il breve intermezzo acustico strumentale “Mayhem with Mercy”, nonché il singolo ultra-classico “In League with Satan”, nel quale, fra tom-tom tribali, un groove spaventoso da far muovere il culo e un riffing tremendamente zeppeliniano, i Venom sembrano inscenare un perverso rituale satanico e apocalittico, prima di concludere il disco con il caos totale di “Red Light Fever”. Il risultato fu che, sommando tutte le caratteristiche soprammenzionate a un cantante che sbraita per tutto il tempo, un look cuoioborchiato da guerrieri del Male e un teatralismo kitsch e grottesco ispirato ai Kiss, i Venom finirono per essere considerati dei paria in madrepatria ma degli eroi all’estero, dove cominciarono a essere osannati a destra e a manca. Infatti fu nel 1983 che loro fecero finalmente i primi tour all’estero scoprendo di essere amatissimi negli Stati Uniti, dove il 22 e il 24 aprile, supportati nientemeno che da quattro imberbi ragazzi conosciuti con il nome di Metallica, suonarono a New York due concerti passati letteralmente alla Storia anche per la loro incredibile violenza. Mettiamo inoltre in conto che molti gruppi europei venuti dopo i Venom avrebbero preso il proprio nome dalle loro canzoni, come i norvegesi Mayhem o i tedeschi Angel Dust. E ci fu persino un promettente trio ultra-brutale, destinato poi a fare grandi cose come Death, che scelse di 
chiamarsi Mantas per omaggiare l’omonimo chitarrista inglese! 
Come se ciò non bastasse, i Venom rincararono la dose l’anno dopo con “Black Metal”, un album che, introducendo dei testi stavolta a sfondo anche vampiresco (come “Bloodlust”) prima che questo tema diventasse abusatissimo negli anni ’90, fu forse ancor più rivoluzionario rispetto a “Welcome to Hell”, se non altro per aver creato da solo un intero genere musicale e anche per la famosissima titletrack, posta giustamente in apertura e fra le canzoni più veloci del tempo, ben presto diventata, non a caso, il punto di riferimento da emulare (e quindi da abbattere) per i primi gruppi thrash quali i Metallica e gli Slayer. Paradossalmente però il più curato “Black Metal” è un album meno furioso e più “tranquillo” rispetto a “Welcome to Hell” e quindi nella sostanza più tradizionalmente heavy metal che speed metal tanto che solo la stessa titletrack ed “Heaven’s on Fire” vanno alla velocità della luce. Di conseguenza, lo trovo inferiore, seppur di poco, al primo album, anche perché non possiede, se non raramente, quelle trovate istrioniche che fecero appunto la fortuna del debutto. Ma erano e sono indiscutibili canzoni come “Buried Alive”, che parte quasi a mo’ di ballata, con un Cronos più disperato del solito, e la scanzonatissima “Teacher’s Pet”, nota per il suo esilarante stacco blues con assolo a là Hendrix e il cui testo fu scritto ispirandosi a un compagno di scuola di Mantas che usava masturbarsi durante le lezioni di un’insegnante un po’ osè! 
Nella scaletta del disco figura anche la potente “Countess Bathory”, prima fra le tante, infinite 
canzoni black metal dedicate alla sanguinaria contessa ungherese Erszébet Bathory (1560-1619), accusata a tutt’oggi di aver ucciso nei modi più atroci di sicuro almeno cento persone, e di cui si dice facesse il bagno con il sangue delle vergini per mantenere disperatamente intatta la propria 
perversa bellezza.
Infine, l’album si conclude con un’anteprima di soli 2 minuti della lunghissima “At War with Satan”, cioè un brano che sarebbe stato pubblicato due anni dopo. Ma tranquilli che arriveremo anche a questo! A titolo di curiosità, i Venom vollero mettere sulla busta interna del vinile di “Black Metal” 
l’ironico slogan “Le registrazioni casalinghe stanno uccidendo la musica – così sono i Venom”, e questa è una frase che la si ritrova anche sulle magliette o sulle spille dedicate al trio inglese. Oggigiorno una frase simile può non dire molto, ma allora aveva un senso. Infatti “Home taping is killing music – and it’s illegal” (cioè “le registrazioni casalinghe stanno uccidendo la musica – e sono illegali”) fu uno slogan anti-pirateria degli anni ’80 diffuso dalla British Phonographic Industry (un’associazione di rappresentanza delle maggiori etichette discografiche) per combattere l’ormai glorioso formato cassetta. In poche parole, la BPI temeva che la possibilità da parte di cittadini privati di poter usare il registratore di cassette per registrare liberamente dalla radio le proprie canzoni preferite avrebbe fatto diminuire la vendita dei dischi. Va da sé che tale slogan, nemico di un formato economico fortunatissimo fra gli anni ’80 e ’90 e fondamentale per la diffusione della musica estrema e underground, fu parodiato da innumerevoli gruppi e artisti anche in chiave anti-capitalistica. Per esempio, celebre fu il caso dei Dead Kennedys della cassetta dell’EP blasfemo “In God We Trust, Inc.” (Alternative Tentacles, 1981), di cui lasciarono il lato B addirittura completamente vuoto per permettere agli acquirenti di registrarci sopra qualsiasi cosa loro volessero! 
Ma, come si vedrà, la cosa ancor più ironica è che lo slogan-parodia dei Venom sarebbe stato a sua volta parodiato da un gruppo di tre loro accoliti provenienti dalla Svizzera!

NOTE:
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