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ARCH/MATHEOS “Winter Ethereal” (Recensione)


Full-length, Metal Blade Records 
(2019) 

Nel 2010 Jim Matheos si ritrova abbastanza materiale da poter iniziare la registrazione del nuovo disco dei Fates Warning, ma Ray Alder, cantante ufficiale del gruppo, non è disponibile, quindi decide di rivolgersi al predecessore, l'indimenticato John Arch, ugola unica e virtuosa, protagonista del capolavoro “Awaken The Guardian", del 1986, terzo disco del gruppo del Connecticut e ultima apparizione di Arch (in assoluto, a parte un disco solista del 2003). L'antico sodale accetta, anche in virtù del fatto che le nuove composizioni di Matheos sembrano avere una direzione adatta al caso, e il risultato è spettacolare: sei canzoni per un'ora di musica sublime, onirica, progressiva non solo sulla carta, diversa dai Fates Warning vecchi e da quelli nuovi. 

Otto anni dopo i due ci riprovano, con uno stuolo di musicisti straordinari - i soliti di area Fates Warning più i Cynic Malone e Lynch, Kolstad dei Leprous, l’austriaco Thomas Lang e l'immancabile Steve diGiorgio - e ripartono esattamente da dove li avevamo lasciati, ma non c'è pericolo che il risultato risulti nostalgico, derivativo o autoindulgente, tanta è la classe, l'originalità e la creatività di questi veri e propri artisti; la differenza principale sta nel suono generale del disco, che risulta più coeso, curato e in linea con le produzioni più recenti in ambito metal. 
L'inizio è qualcosa che non si sentiva da tempo, una lunga e sontuosa cavalcata di nove minuti intitolata “Vermilion Moons", impreziosita da una sezione centrale veramente emozionante: forse l’apice del disco è già qua. Si prosegue su alti livelli con Wonderlust, Solitary Man e Wrath Of The Universe, solide, moderne e metalliche, soprattutto quest'ultima, scandite dalle consuete e impossibili linee vocali di John Arch; e qua bisogna aprire una doverosa parentesi sul cantante americano: la sua voce acuta, stentorea e onnipresente, un vero e proprio strumento tra gli strumenti, non può incontrare i favori di tutti, ma c'è da dire che così bene il vecchio John non ha mai cantato, ha smussato alcuni spigoli e appare sempre più sicuro e carismatico; questo “Winter Ethereal è soprattutto suo - comprese le consuete liriche ricche di metafore e riferimenti metafisici - e non poteva essere altrimenti. Tethered è l'unica ballad del disco, ballad ovviamente atipica, molto lunga e cesellata; c'è spazio anche per una hit, come succedeva sul primo disco, la diretta e coinvolgente “Straight And Narrow"; poi si passa all’ultima parte di questo “Winter Ethereal” con “Pitch Black Prism" una delle canzoni che mi ha colpito di più, “Never In Your Hands" e “Kindred Spirits” con le quali diminuiscono leggermente i giri, ma non la qualità, e i Nostri riescono miracolosamente a mantenere viva l'attenzione fino all'ultimo dei tredici minuti di durata dell'ultimo pezzo. 

Un lavoro che fa sognare ad occhi aperti, che rimanda a dischi leggendari quali “Awaken The Guardian", “Parallels", “A Pleasant Shade Of Grey" - ma anche “Moving Pictures" e “Misplaced Childhood"; un tuffo nel mito, una panacea contro i mali dello spirito, una musica che scalda il cuore, che libera l'anima e la fa volare verso le alte sfere. 
Forse non bello come il debutto (c'è da mettere in conto anche l'effetto sorpresa) e nemmeno come gli ultimi, ottimi dischi dei Fates Warning, ma senza dubbio un altro centro. 

Recensione a cura di Alessandro Attori
Voto: 85/100 

Tracklist:
1. Vermilion Moons 09:06
2. Wanderlust 05:59
3. Solitary Man 05:41
4. Wrath of the Universe 08:23
5. Tethered 06:11
6. Straight and Narrow 04:20
7. Pitch Black Prism 07:06
8. Never in Your Hands 08:13
9. Kindred Spirits 13:00

DURATA TOTALE: 01:07:59

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