Spearhead "Teomachia"
Full-length, Agonia Records, 2011
Genere: Black/Death Metal
Teomachia è realmente una guerra fra dei (questo infatti è il significato di questa parola greca), nel senso che si pone idealmente in mezzo al contrasto fra passato e futuro. Certo oggigiorno il death/black non è più, necessariamente, un ibrido furioso fra i generi più estremi del metal, spontaneamente bestiale. In molti casi è diventato un sottogenere "codificato", dove ci si muove in direzioni ormai note.
Con il loro terzo disco gli Spearhead, forti del motto SVPERO OMNIA, cavalcano coraggiosamente la tigre, trovando una terza via fra le due opzioni di cui sopra. I deathsters inglesi, su una base inequivocabilmente poggiata sui Morbid Angel di una volta, scelgono di avvicinarsi a suoni epici e maestosi, inglobando così un feeling per certi versi di moda, ma lontano - sia chiaro - da suggestioni e soluzioni tecniche appartenenti a nomi come Behemoth e compagnia; il riffing invece è essenzialmente old style, e anche il cantato di Barghest è inequivocabilmente lontano dai giorni nostri. Per fortuna, aggiungerei.
Esemplare di questo modo di precedere è Prey the conqueror, brano tutto sommato non certo una punta di diamante, ma che mette in luce con chiarezza queste caratteristiche.
Abbiamo così fra le mani ( e nello stereo) un disco che concettualmente presenta qualche ambizione, e nella pratica mantiene una discreta porzione di promesse, ma non tutte. Non male, insomma. Potente. Ma non rivoluzionario, forse un po’ troppo “in mezzo” alle due vie, tanto da soddisfare appena appena entrambe le fazioni.
Non bisogna essere comunque troppo severi: che ad alcuni una simile scelta non piaccia, ci sta, ma Teomachia rimane lo stesso un album che martella furiosamente sui chiodi giusti, facendo ogni tanto filtrare quel tanto di atmosfera black metal ancor più malvagia che è la freccia in più all'arco degli Spearhead. In ogni caso, un ascolto preliminare è dovuto, per evitare che l'effetto deja vu in parte presente nel disco finisca per deludere le attese. Certo per i nostri amici di Albione la strada comincia a farsi stretta, e il prossimo disco sarà un banco di prova difficile, che dirà parecchio sul loro futuro.
Intanto chi ha sete di sangue può provare a placarsi momentaneamente con Teomachia.
Recensione a cura di: Burning Stronghold
Voto: 67/70
Tracklist:
1. Eschatos 01:11
2. The Lie of Progression 03:19
3. Kshatriya 03:12
4. Perdition Tide 03:39
5. Polemos Pater Panton 04:34
6. Praesagium 01:08 instrumental
7. Herald the Lightning 05:00
8. Prey to the Conqueror 03:33
9. Autocrator 03:33
10. To Slake the Thirst of Ages 03:40
11. Aftermath 04:09 instrumental
Total playing time: 36:58
http://www.spearhead.ws/
http://www.myspace.com/spearheadofficial
Genere: Black/Death Metal
Teomachia è realmente una guerra fra dei (questo infatti è il significato di questa parola greca), nel senso che si pone idealmente in mezzo al contrasto fra passato e futuro. Certo oggigiorno il death/black non è più, necessariamente, un ibrido furioso fra i generi più estremi del metal, spontaneamente bestiale. In molti casi è diventato un sottogenere "codificato", dove ci si muove in direzioni ormai note.
Con il loro terzo disco gli Spearhead, forti del motto SVPERO OMNIA, cavalcano coraggiosamente la tigre, trovando una terza via fra le due opzioni di cui sopra. I deathsters inglesi, su una base inequivocabilmente poggiata sui Morbid Angel di una volta, scelgono di avvicinarsi a suoni epici e maestosi, inglobando così un feeling per certi versi di moda, ma lontano - sia chiaro - da suggestioni e soluzioni tecniche appartenenti a nomi come Behemoth e compagnia; il riffing invece è essenzialmente old style, e anche il cantato di Barghest è inequivocabilmente lontano dai giorni nostri. Per fortuna, aggiungerei.
Esemplare di questo modo di precedere è Prey the conqueror, brano tutto sommato non certo una punta di diamante, ma che mette in luce con chiarezza queste caratteristiche.
Abbiamo così fra le mani ( e nello stereo) un disco che concettualmente presenta qualche ambizione, e nella pratica mantiene una discreta porzione di promesse, ma non tutte. Non male, insomma. Potente. Ma non rivoluzionario, forse un po’ troppo “in mezzo” alle due vie, tanto da soddisfare appena appena entrambe le fazioni.
Non bisogna essere comunque troppo severi: che ad alcuni una simile scelta non piaccia, ci sta, ma Teomachia rimane lo stesso un album che martella furiosamente sui chiodi giusti, facendo ogni tanto filtrare quel tanto di atmosfera black metal ancor più malvagia che è la freccia in più all'arco degli Spearhead. In ogni caso, un ascolto preliminare è dovuto, per evitare che l'effetto deja vu in parte presente nel disco finisca per deludere le attese. Certo per i nostri amici di Albione la strada comincia a farsi stretta, e il prossimo disco sarà un banco di prova difficile, che dirà parecchio sul loro futuro.
Intanto chi ha sete di sangue può provare a placarsi momentaneamente con Teomachia.
Recensione a cura di: Burning Stronghold
Voto: 67/70
Tracklist:
1. Eschatos 01:11
2. The Lie of Progression 03:19
3. Kshatriya 03:12
4. Perdition Tide 03:39
5. Polemos Pater Panton 04:34
6. Praesagium 01:08 instrumental
7. Herald the Lightning 05:00
8. Prey to the Conqueror 03:33
9. Autocrator 03:33
10. To Slake the Thirst of Ages 03:40
11. Aftermath 04:09 instrumental
Total playing time: 36:58
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