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Mystical Fullmoon "Scoring a Liminal Phase"

Full-length, Blackmetal.com, 2009/2011
Genere: Black Metal/Avantgarde


“M'Illumino
d'Immenso”

Ritornare in un luogo denso di piacevoli sensazioni è una delle numerose emozioni che perpetuamente rincorriamo. E poter rimetter piede in un paese ospitale con appresso un dono ben impacchettato amplifica il senso di appagamento.
E' così che oggi, stasera per essere precisi, che mi sento, narrandovi brevemente di un piccolo diamante prodotto dalla nostra sterile Italietta, funestata da sacrifici economici, Unione Europea impicciona, politica a tratti peggio di uno spettacolo di cabaret. Ebbene, aprire la posta elettronica e trovarvi appoggiato decorosamente il promo dei Mystical Fullmoon ha pacificato momentaneamente la mia malinconia.
E lo ammetto, anche farmi godere parecchio. Questo perchè il gruppo in questione, attivo dal 1994, ma al primo vero lavoro sulla lunga distanza è una goduria per i padiglioni auricolari.
Prendiamo la prima traccia, otto densi minuti, in cui una voce scream, più penetrante nelle carni dell'ugula degli Immortal, stende il suo scuro drappo su tappeti di tastiera, disturbi noise, batteria che invece di picchiare senza regola o ragione, costruisce una partitura ritmica talmente varia da incollare l'ascoltatore alla sedia, o al divano. Ditemi se non è ciò che ognuno di noi, dopo esser stato torturato da decine di album che, nella loro essenza, suonano praticamente identici, cerca nel black metal? Quel quid che rende un immenso piacere poter essere recensore.

I Mystical Fullmoon inoltre dimostrano una versatilità con pochi eguali, riscontrabile solo nei grandissimi del genere, Arcturus, Ulver per citare qualche nome, i quali siamo abituati ad incensare, immaginando non ci siano musicisti con le stesse doti compositive. Eppure l'assolo che spezza la sfuriata di As I Walk Along The Darkest Path of My Soul è da brividi: melodico, intervallato da sporadici armonici artificiali, risulta uno degli stacchi meglio riusciti dell'intero disco. L'arpeggio di Omen (Capricorn Vibe) resta inciso nella memoria, seguito rapidamente dal cantato, pesantemente disturbato dal rumore bianco, che aumenta la percezione di alienazione, d'essersi risvegliati in un universo totalmente differente da quello abituale, con il disco come distorta, arcana colonna sonora.  La spiazzante apertura jazzistica di Daleth: Journey rapisce per la sua collocazione coraggiosa.
Lasciatemelo dire: chi se lo sarebbe atteso?
Una band, ribadisco, tricolore con queste potenzialità mostruose, che oltre ad essere ben visibili sono amalgamate, rielaborate, presentate con una veste accattivante. 
Ed unite magistralmente in un'idea, ricostruire un occultismo che resista alla disgregazione post-moderna, che non solo affascina chiunque presti un'attenzione non superficiale al prodotto in questione, ma addirittura lo obbliga a rapportarsi con essa.

Pochi sono i lavori che ottengono questo glorioso risultato. Ricordiamoci che lo scopo di un'opera d'arte è accompagnare passo passo alla riflessione chi si incontra con essa.
Nei tempi moderni, i tempi del bruciatore perennemente in attività, ciò è divenuto una rarità.
In aggiunta l'orizzonte d'attesa creato dallo snodarsi del platter è sempre impostato in modo da sorprendere continuamente, non con passaggi ad effetto, ben pochi infatti sono i virtuosismi, seppur si evinca che i Nostri paladini siano in grado di plasmare meraviglie, ma con corpose variazioni sul tema.
Originalità supportata da una buona produzione, su cui però ho qualche questione da sollevare. Innanzitutto il peso dato agli strumenti singolo è discreto ma non totalmente azzeccato: il basso, perfettamente udibile in svariati punti (con il picco in Omen), in altri risulta completamente assente. Questo non è, a mio opinione, un particolare trascurabile, soprattutto trattandosi di un combo che unisce in sé caratteristiche provenienti da ambiti musicali differenti, e che quindi necessita dell'apporto di tutti i guerrieri a sua disposizione, in modo da poter approfittare dei loro diversi atteggiamenti, delle loro peculiarità. In seconda sede, la voce non sempre è trattata in modo sufficiente: spesso non vengono colte le sue molteplici sfumature, appiattendo un interprete, il quale invece ha un timbro notevolmente ricco, anche senza ricorrere agli effetti. Non si nota assolutamente la differenza fra drum machine e batterista in virtù della encomiabile cura nel programmarla.
E' stata riferita anche la partecipazione di una sezione d'archi presa a prestito dall'Orchestra Filarmonica di Budapest. Purtroppo il loro apporto è poco udibile, benchè l'intuizione di partenza, ossia affiancare alla tastiera,- protagonista di intrecci complessi, non solo di accompagnamento pedissequo-, veri e propri compagni di viaggio non sintetizzati, sia dimostrazione del lungo lavoro di gestazione e preparazione dell'album, curato nella più piccola minuzia, testi (ovviamente) compresi (spesso stesi in anticipo rispetto alla parte strumentale).

In conclusione, un regalo di questi ragazzi alla nostra discografia: un'ora di intensa sopraffazione dei sensi, un Nirvana oserei dire. Non cessa mai il desiderio di andare a riascoltare quel pezzo o quel passaggio, quell'arpeggio (gli ultimi tre del disco, simili, ma stupendi), quel giro di batteria, garantendo una durata cospicua, ben oltre il naturale decadimento delle novità, che potrebbe, nel futuro, rendere Scoring a Liminal Phase quasi un classico.
Citando direttamente gli ultimi secondi della decima traccia, May Wisdom Bless My Path (è anche un augurio ecumenico!), io, ponendo sul lettore i Mystical, ho perso me stesso.

Recensione a cura di: Thanatos
Voto: 88/100

Tracklist:
1. As I Walk Along the Darkest Paths of My Soul 08:40
2. Hives 01:54
3. Per Speculum in Aenigmate 07:06
4. Opening the Shrine of Janus 09:30
5. Daleth: Journey (Visio in Yule) 04:35
6. Omen (Capricorn Vibe) 07:35
7. Limbonica Mysteria 10:30
8. Progression ov Thee Revelation: Nigredo in Mars 03:09
9. Prometheus Unbound 07:01
10. May Wisdom Bless My Path 13:56
DURATA TOTALE: 01:13:56

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