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Meshuggah "Koloss"

Full-length, Nuclear Blast, 2012 
Genere: Technical Post-Thrash Metal

Djent, Math...addirittura in alcune webzine mi è toccato leggere atroci diciture come "Advanced Metal"...Ma siamo forse impazziti? I sotto-generi, pur non essendo proprio un bene, esistono, che ci piaccia o meno: sfido tuttavia chiunque a render credibili etichette dell'ultima ora come queste, a colmare il vuoto di significato che le rende inevitabilmente ridicole!

Certi "naturalisti" dell'heavy metal, scossi dal desiderio spasmodico di piazzare cartellini di riconoscimento su ogni suono, forse dovrebbero ricordare che per fortuna esistono anche artisti non proprio classificabili, che ci regalano musica davvero personale (cosa rara in alcuni contesti).
Introduzione questa a cui tenevo molto, mai tanto azzeccata quanto in questo 2012, con il ritorno dei Meshuggah, ai quali da qualche anno tocca portare sul groppone questa nomina di "padri del (sedicente) math metal"...Forse ci si è completamente dimenticati di quali siano le origini della band, origini che tra l'altro risalgono addirittura alla fine degli anni '80: se fosse esistita davvero l'auto di "Ritorno al futuro", sarei stato curiosissimo di fare una piacevole gita proprio in quegli anni, portando con me dei presunti amanti di questo "metallo matematico" per poi metterli davanti ad una carovana di metalhead ubriachi e letteralmente fuori di testa, dopo un concerto degli Slayer magari; penso che oltre a tante sonore risate per questa curiosa musica importata dal futuro, sarebbe volato anche qualche innocente schiaffo!

Il percorso dei Meshuggah è stato ben più complesso, e affonda le proprie radici in un contesto alieno dalle idiozie verbali di certi nerd: il suono che sentiamo oggi è il risultato di un background di base techno-thrash metal, che si è via via spostato su lidi sempre più rumoristi, industriali e apocalittici, "progressivi" potremmo anche sbilanciarci a dire, nella loro complessità, nella sperimentazione che inglobava anche elementi vagamente fusion.
E in questo presunto anno dell'apocalisse, il colosso Meshuggah, con movimenti pesanti e dinoccolati è tornato per degnarci nuovamente della sua presenza, con un album che è intitolato appunto "Koloss": un disco perfettamente all'altezza del proprio titolo, un mastodontico monolite di 10 tracce per poco meno di un'ora di musica, in puro stile Meshuggah; e lo stile dei Meshuggah comprende anche il non lasciare nulla al caso, il rimanere ancorati alle proprie coordinate ma senza mai ripetersi, senza mai scadere nel plagio verso se stessi.

Se il precedente "Obzen" dal canto suo sembrava rispolverare le sonorità che hanno reso grande la band negli anni '90 (quelle di "Chaosphere"), "Koloss" ripercorre la stessa strada pur strizzando l'occhio a quel sound plumbeo, a quelle autentiche colate laviche protagoniste del più sperimentale "Nothing": parliamo ormai di pura avanguardia, di cadenzati tempi dispari contorti all'inverosimile, di suoni gravissimi, riff fratturati, minimali e dissonanti come non mai, prodotti dalle due micidiali asce a 8 corde dell'accoppiata Thordendal-Hagstrom (due tra i chitarristi migliori in circolazione), sopra le quali aleggiano arie di lucida follia e fraseggi malsani.
Inutile che io citi un brano piuttosto che un altro, ognuna di queste tracce gode di momenti altissimi, e l'album è comunque concepito per essere apprezzato nel suo insieme, come un fluido scuro e cerebrale dal quale dobbiamo solo lasciarci sommergere e trasportare.

Quest'equilibrio pericolante trema e regge, finchè non è rotto di tanto in tanto da sorprendenti assoli, e questo è un altro pezzo del puzzle che ci testimonia per l'ennesima volta la preparazione di questi musicisti, capaci di innescare un'energia inaudita, un caos calmo pronto ad esplodere come un vulcano in eruzione, che sorregge l'urlo schizoide e atonale di Jens Kidman.

"Koloss" è un lavoro di grande impatto e allo stesso tempo un disco complesso, tecnico e anche atmosferico...tra il meglio che il metal moderno e sperimentale ci può offrire oggi, di lezione a tutti i fallimenti, riusciti solo sul piano commerciale, di giovani band metal-core e simili, che provano a darsi un tono suonando qualche ottava sotto e usando clean vocals da eunuchi.

Recensione a cura di: Static Chaos
VOTO: 87/100


Tracklist:
1. I Am Colossus 04:43
2. The Demon's Name Is Surveillance 04:39
3. Do Not Look Down 04:44
4. Behind the Sun 06:14
5. The Hurt That Finds You First 05:33
6. Marrow 05:35
7. Break Those Bones Whose Sinews Gave It Motion 06:53
8. Swarm 05:26
9. Demiurge 06:12
10. The Last Vigil 04:32

DURATA TOTALE: 54:31

3 commenti:

  1. sempre all altezza del loro nome
    perchi vuole cimentarsi con la chitarra elettrica segnalo www.playloudguitar.it

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  2. sempre all altezza del loro nome
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  3. sempre all altezza del loro nome
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