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LIVE REPORT: DREAM THEATER: GruVillage Grugliasco (TO) - 22/07/2014

Sembra strano, ma è vero, i maestri del progressive metal Dream Theater si sono esibiti a Grugliasco (TO), più precisamente presso l’area concerti del centro commerciale Le Gru. E inoltre hanno suonato per quasi tre ore ininterrotte, passando con disinvoltura dal materiale più recente fino ai classici di "Awake" e "Metropolis part 2". Il concerto è iniziato alle 21, dopo una sfibrante attesa ai cancelli di più di un’ora e mezza a causa del ritardo rispetto all'ora di apertura prevista, ma se escludiamo questo piccolo disagio e il sole cocente, tutto il resto è filato liscio come l’olio.

La band, si sa, dal vivo è sempre stata criticata per il fatto di essere un tantino distaccata dal pubblico, tuttavia in quest’occasione non ho potuto far a meno di notare che il gruppo abbia ricercato un maggiore contatto col pubblico, per la gioia dei fan e dei musicisti stessi. Lo show, che è durato parecchio, è stato “strategicamente” diviso in tre momenti distiniti. Perché? Domanda ovvia: innanzitutto per permettere a James LaBrie di poter scaldare bene le corde vocali in modo da poter rendere meglio nei brani tecnicamente più difficili. In secondo luogo troviamo il festeggiamento del ventesimo anno dall’uscita di "Awake" ed il quindicesimo anniversario dell’uscita di "Metropolis part 2". Solo cosi si può giustificare la scelta dei pezzi in scaletta. Adesso però veniamo allo spettacolo. Dopo una breve intro accompagnata da uno sfondo che mostra tutte le copertine degli album dei Dream Theater collegate da una sorta di “storia”, ecco che si parte pestando subito sull’acceleratore con "The Enemy Inside" e poi una dietro l’altra, "The Shattered Fortress", che dal vivo rende decisamente meglio, fino ad un toccante rispescaggio di una perla come "Trial of Tears", che vince a mani basse grazie ad un Petrucci strepitoso alle sei corde e a James LaBrie davvero in forma.

Ovviamente la band si ritaglia degli spazi solisti personali in cui fare sfoggio di una tecnica disumana, come avviene nelle tre strumentali proposte: "The Enigma Machine", "Overture 1928" e "The Dance of Eternity" ( accolta con un boato di esaltazione della folla). La seconda parte dello show riprende con un’aggressività e una cupezza senza precedenti, vene infatti suonata la letale accoppiata "The Mirror/Lie", che ancora oggi spazzano via tutto e non lasciano prigionieri. Anche in questa occasione vengono suonate due canzoni poco proposte dalla band statunitense: "Scarred" e "Space- Dye-Vest", quest'ultima canzone malinconica e allo stesso splendida, superbamente interpretata da tutta la band. La seconda parte si conclude con un’ultima concessione all’ultimo album, viene infatti suonata per intero "Illumination Theory", che nonostante i suoi 22 minuti di durata, rapisce e tocca l’animo nella sua parte più orchestrale. Anche in questo caso abbiamo un LaBrie davvero ispirato che torna a farci sognare come una volta e che stasera ha cantato divinamente. 

Una nota di merito alla consolidata accopiata alla sezione ritmica composta da John Myung al basso e Mike Mangini alla batteria, il primo pur rimanendo statico per quasi tutto lo spettacolo crea un muro ritmico impenetrabile, il secondo tra drum fills, cambi di tempo e pattern complicatissimi dimostra di essere il degno successore di Portnoy; entrambi però, manco a farlo apposta sembrano un po’ oscurati dai due mattatori Petrucci/Rudess, che tra duelli chitarra- tastiera hanno fatto sfaceli. Un ultimo cenno va alle coreografie dei video proiettati sul fondale, che mostrano vere e proprie storie che seguono di pari passo l’evolversi dei brani proposti. Semplicemente fantastici. 

La serata è infine conclusa con la ripresa di alcuni brani di "Metropolis part 2": e sono due strumentali ovvero "Overture 1928" e "Dance of Eternity" e infine "Strange Deja Vù" e la drammatica "Finally Free", che congeda i musicisti dai fan, entrambi soddisfatti e felici per una serata trascorsa in nome della buona musica.

Live Report a cura di: Stefano Paparesta
Foto di: Stefano Paparesta

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