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NEFASTORETH - Imperium Serpentis Evangelii

Full-length, Vanth Productions
(2014)

I Nefastoreth sono una realtà italiana attiva ormai da quasi quindici anni, e ci consegnano il loro secondo full-length, che arriva a sette anni di distanza dall'esordio "In Tenebris Radiorum". Bisogna subito mettere in chiaro che questa band suona un black metal di antica concezione, dove si mescolano con armonia sia le influenze legate agli anni '80 che quelle del black metal anni '90, con una propensione verso un feeling ritualistico e occulto che rimanda per certi versi al cosiddetto filone del "religious black metal". E' un disco dalle strutture tutto sommato semplici questo "Imperium Serpentis Evangelii", ma nel quale possiamo respirare un alone mortifero incredibile, che avvolge sin dai primi ascolti. Nei sette pezzi dell'album la band picchia duro e veloce, con autentiche rasoiate come l'opener "The Sacred Exile" o la deflagrante "Et Laudabunt Qui Requirunt Eum", che presenta un finale da pelle d'oca con decelerazioni accompagnate da chitarre ipnotiche e dissonanti e vocals molto evocative a cura di Nahash, che si occupa anche delle parti di basso e piano.

Altra traccia degna di nota è "Martyr", dove echeggiano band come Marduk e Setherial. E' infatti più la scena svedese a mio avviso ad essere presa come spunto dai nostri, più che quella norvegese; le canzoni si snodano quasi sempre su tempi di batteria sostenuti, chitarre graffianti che disegnano riff lineari e primitivi, e una attitudine "in your face" che denota istintività ma anche capacità nel riuscire a suonare abbastanza standard ma allo stesso tempo di imprimere una proprio marchio di fabbrica. Sono molte le band che suonano black metal, ma poche riescono a trasmettere il feeling che più si dovrebbe sposare con questa musica. I Nefastoreth ci riescono alla grande, inserendo anche in vari punti dei samples con cori angelici e al tempo stesso sinistri, o rumori vari...Questo fa anche parte del black metal, ovvero il saper spiazzare e incutere tensione.

"Doctrine III" è come una tempesta tropicale, una furia distruttrice che non lascia nulla dietro di sè, ma ecco che quando meno te lo aspetti arriva, verso metà brano, il rallentamento ad effetto, prima di un'altra bordata di riff e blast beat che non lasciano tregua. Segue la title track, altra mazzata infernale aperta da voci e tastiere che sembrano arrivare da una dimensione ultraterrena. Il brano in realtà si sviluppa poi su un mid tempo evocativo quasi doom, e un riff che si ripete molte volte, quasi si volesse indurre l'ascoltatore in una specie di trance. Segue poi una lunga cavalcata veloce come da tradizione di questa band e altre parti più di ampio respiro, ma senza mai perdere un grammo di malvagità.
Chiude "Invocation 333", per me uno degli episodi più toccanti e belli del lotto: spettrale, cupo ed emanante odore di morte.

Che dire ancora di questo album? Poco altro, se non che i Nefastoreth hanno confezionato un disco molto bello e competente. Se cercate del black metal senza troppi esperimenti e "avanguardie" varie, ma solo un'opera che vi faccia gelare il sangue nelle vene, comprate a scatola chiusa questo disco. Qui dentro c'è almeno un buon 80% di ciò che io intendo per black metal, e pur non essendo il disco che rivoluzionerà il genere, questo "Imperium Serpentis Evangelii" si piazza di prepotenza tra i migliori lavori black metal che ho ascoltato negli ultimi anni provenienti dalla nostra Penisola.
Tra l'altro anche sotto il punto di vista del sound ho molto apprezzato il giusto bilanciamento tra una buona resa sonora ma capace di mantenere quel briciolo di grezzume tipico del genere. Complimenti!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
VOTO: 78/100

Tracklist:
01. Tha Sacred Exile
02. Dispersing Their Ashes
03. Et Laudabunt Dominum Qui Requirunt Eum
04. Martyr
05. Doctrine III
06. Imperium Serpentis Evangelii
07. Invocation 333

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