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Intervista: HYLING

Dopo la recensione dell'ottimo "Decimate The human Race", siamo andati ad intervistare i veneti Hyling, band attiva da diversi anni e che sembra aver trovato nel nuovo album la formula giusta per poter finalmente spiccare un concreto e meritato salto di qualità. Buona lettura!

1) Ciao e benvenuti sulle nostre pagine. Vogliamo introdurre i lettori a conoscere la vostra band, magari facendo una breve biografia?
FEDERICO: Ciao a voi e ai vostri lettori. Gli Hyling nascono nel 2000. Inizialmente il gruppo era composto da me e Claudio "Goatlord", il nostro ex batterista. Francesco (basso) si è unito l'anno seguente. Per vari motivi la nostra non è mai stata una line-up molto stabile.
Attualmente i membri fissi siamo io e Francesco. Per il nuovo disco siamo stati aiutati da Enrico, ex batterista dei Riul Doamnei, e alla voce da Patrik Carlsson, cantante/chitarrista degli svedesi Anachronaeon (Melodic Death band). Sicuramente la scena black scandinava dei primi anni 90 è quella che ci ha maggiormente influenzato. Abbiamo all'attivo tre album: "Last Winter" (2003), "Lethargy" (2010 - The Oath Record) e "Decimate the Human Race" pubblicato lo scorso giugno. 

2) Da dove deriva la scelta di un titolo come "Decimate The Human Race" e quali sono le tematiche principali che affrontate nei tuoi testi?
FEDERICO: Il concept del disco vuole portare l'attenzione sul motivo reale per cui tutto sta andando al collasso: Siamo in troppi!!! Prendiamo una qualunque problematica (sociale, ambientale ecc), anche la più banale e cominciamo ad analizzarla. Arriveremo sempre alla stessa e unica causa: il sovraffollamento. E' un argomento che si è sempre voluto e dovuto evitare, soprattutto a livello mediatico. Solo ultimamente se ne parla, ma in modo ridicolo e superficiale. Si sente già dire che in tempi relativamente brevi arriveremo a 9 miliardi e con pesanti conseguenze per tutto il pianeta. Invece di agire sulla causa (siamo ancora in tempo) si agisce sugli effetti, cercando rimedi per tamponarne le conseguenze. E' come essere su un'auto che sfreccia a 1000 Km/h e invece di pensare a frenarla ci preoccupiamo di fare un airbag super efficiente. Che non eviterà l'incidente… Questo ovviamente è voluto da quei pochi e invisibili personaggi che hanno in mano tutto. E non mi sto riferendo a quattro politici burattini del cazzo.
L'essere in troppi non è una forza, ma una devastante debolezza. Tutto ciò porta allo schifo che vediamo ogni giorno. Si è creato un meccanismo perfetto e diabolico di cui noi siamo vittime, ma contemporaneamente lo alimentiamo. Una massa di idioti che creano un caos che nasconde perfettamente chi li comanda.
Il titolo dell'album non rivela altro che l'unica soluzione, la razza umana deve calare e di molto. Sia chiaro, non stiamo dicendo di sterminare la gente (anche se sarebbe la giusta fine per molti), ma che dobbiamo ridimensionarci. Ogni canzone tratta una tematica legata a ciò. "Moon" non è altro che l'epilogo. Il durante e il dopo l'inevitabile violenta reazione da parte della natura.
"Lost Equilibrium" parla di come l'uomo stia distruggendo tutti i fragili equilibri del pianeta. Solo per mero interesse misto a psicosi. Si sente in diritto di decidere sulle altre specie, sentenziandone anche il "giusto numero", per evitare eccedenza. Che buffonata… La natura si è sempre regolata da sè!!! Strano che però tutto ciò non debba valere anche per se stesso… 
"Decimate the Human Race" è appunto l'unica soluzione possibile per tornare a un sistema di vita degno.
"Drops of Fear" ci dice che la carta della democrazia ce la stiamo giocando proprio male, interpretandola come "faccio quel cazzo che voglio…". Non ne siamo pronti. Inutile girarci attorno. Molti dovrebbero vivere sotto una dittatura, è l'unico modo per farli rigar dritti. "Inside the Cage" si scaglia contro le sperimentazioni animali e di come l'alternativa sia usare cavie umane. Abbiamo un sacco di criminali bastardi (non mi riferisco ai ladruncoli), molti liberi ma alcuni in galera. Bene. Visto che hanno un debito enorme verso la società, l'unico modo per pagarlo è sacrificare la loro schifosa esistenza mettendola al servizio degli altri. 
Nell'ipotetico scenario in cui tutto possa ricominciare, non dobbiamo dimenticare che l'essere umano è sempre pericoloso e pronto a ricominciare con le sue nefandezze. "The End of the Imaginary Throne" è un avvertimento. Si deve stare sempre in guardia. Nonostante il "Trono Immaginario" non ci sia più, può sempre tornare.
"Quiet Waters" e "Dust" sono un po' più personali, ma pure un monito verso la totale mancanza di dignità dell'essere umano anche nella morte. Chiusi in scatola e ficcati in un muro di cemento in luoghi squallidi. Conseguenze di mentalità bigotte soggiogate dalle religioni infami, oltre che per interessi economici (Pure un funerale costa…). 


3) Come nasce una vostra canzone? Potete spiegare come avviene il vostro processo compositivo?
FEDERICO: Un riff o una melodia spesso vengono all'improvviso, mentre suono. Non mi impongo di creare una song black. Semplicemente prendo la chitarra e inizio a suonare ciò che mi va, che sia metal, rock o blues. A volte ne esce qualcosa che ritengo interessante e allora la registro, altre volte no. Quando ho la struttura base di una canzone, allora la faccio sentire agli altri e insieme iniziamo a lavorare agli arrangiamenti. Successivamente si passa ai testi e voce.
Non abbiamo mai creato un brano improvvisando in sala prove. Può capitare, ma preferiamo trovarci e avere già il materiale su cui lavorare, senza perdere tempo aspettando che qualcosa esca fuori.
A differenza dei precedenti lavori, con "Decimate…" non abbiamo mai provato insieme al cantante, visto che Patrik vive in Svezia. Terminate le registrazioni degli strumenti, gli abbiamo spedito tutto il materiale su cui ha cantato e registrato. 

4) Siete in giro da parecchi anni, anche se la vostra discografia non è molto cospicua. Volete spiegarci come mai avviene questo, se c'è una ragione in particolare?
FEDERICO: Si è vero. Ci siamo formati 15 anni fa, ma la nostra discografia non è molto ricca. Diciamo che in parte dipende da noi. Sicuramente non amiamo fare le cose di fretta, ma prenderci tutto il tempo necessario affinché ne esca qualcosa che ci soddisfi appieno. Questa è "solo" la nostra passione. Ognuno ha un lavoro e la quotidianità, con tutto ciò che ne deriva, influisce molto. Poi, di sicuro, anche imprevisti ed eventi esterni hanno condizionato parecchio. Come tante band, pure noi abbiamo avuto problemi, discussioni, fuoriuscite di componenti ecc. Con i primi due dischi ci si sono messe pure alcune labels, facendoci perdere un sacco di tempo. "Last Winter", è uscito più di un anno dopo la sua registrazione a causa di un'etichetta che continuava a rimandare, fino a non farsi più sentire. Di conseguenza ce lo autoproducemmo. Peggio andò con "Lethargy". Qui la situazione fu assurda. Poi per fortuna trovammo la The Oath che dopo alcuni mesi ce lo stampò, ma ormai erano passati 5 anni dalla registrazione.
Con "Decimate…" abbiamo deciso di contattare pochissime labels e ci siamo imposti un limite di tempo, oltre il quale ci saremmo autoprodotti nuovamente. E così è stato.

5) Prendendo spunto dalla domanda di prima, posso affermare che forse è meglio aspettare e tirare fuori qualcosa di davvero valido, come nel caso del vostro ultimo "Decimate The Human Race"! In cosa pensate di differenziarvi da altre band black metal? Quando scrivete una canzone cercate di ispirarvi a qualcuno, oppure cercate di seguire solo il vostro istinto? (O in alternativa tutte e due le cose)?
FEDERICO: Sicuramente. Come ti dicevo, il risultato finale deve soddisfarci appieno. Se questo comporta una lunga attesa, va bene. Purchè sia voluta da noi e non influenzata dall'esterno… Differenze con altre band? Non credo proprio che gli Hyling abbiano qualcosa di speciale o di diverso dagli altri. Non facciamo nulla di originale o innovativo. Semplicemente creiamo e suoniamo ciò che ci piace e cerchiamo di farlo al meglio delle nostre possibilità. Qualcuno apprezza la nostra musica, altri no. Tutto qua… 
Certamente i nostri ascolti influiscono, ma direi più in modo inconscio. La scena black dei primi anni 90 è quella che più ci piace, dato che l'abbiamo anche "vissuta", e che ci ha "forgiato" come band, ma preferiamo seguire il nostro istinto. Sarebbe un po' presuntuoso voler suonare come Burzum, Enslaved ecc. 
Certo, poi fa piacere se nelle recensioni dei nostri album, come nella vostra, vengono citati nomi di gruppi importanti. Per noi è un onore.

6) Il black metal nel 2015. Cosa significa per voi suonare questo genere al giorno d'oggi? Pensate ci sia ancora molto da dire in un genere che sembra aver dato il proprio meglio molti anni fa?
FEDERICO: Rappresenta un lato molto importante di come sono. Parlo del Black che evoca paesaggi, natura, freddo, malinconia ecc. Non abbiamo mai voluto trattare tematiche politiche o religiose, non ce ne frega nulla… Per me Black Metal significa forte simbiosi con la natura. Io non ascolto tantissimi gruppi, ma credo che sia un genere che ha ancora molto da dire. Forse adesso è in una fase un po' "ferma". Chiaramente il fascino e la magia dei primi anni 90 è irripetibile e molti dischi di quell'epoca sono inarrivabili. 
FRANCESCO: Il significato di suonarlo oggi come 15 anni fa è il medesimo, rispetto ad altri generi lo vedo come qualcosa di spiritualmente elevato, scava nel profondo dell’anima e tocca corde emotive difficilmente raggiungibili. Un genere che oggi come allora non smette di pulsare e continuerà a proliferare in eterno. Musica senza tempo. 

7) La fatidica domanda sulla scena italiana...Cosa ne pensate, esiste e si può parlare davvero di scena? Per voi è importante stringere rapporti di amicizia con altre band?
FRANCESCO: Per quanto mi riguarda la scena italiana ha sempre avuto gruppi di spicco in campo estremo basti pensare inizialmente a gente come Bulldozer, Necrodeath, Death SS che, anche se non propriamente black, hanno avuto un ruolo fondamentale per quei tempi. Tornando alla scena prettamente black i nomi non sono mai mancati, anzi ti dirò di più la scena italiana ha avuto gruppi particolarmente innovativi e molto personali. Penso solo ad Aborym, Tronus Abyss, Evol ed Inchiuvatu con le loro interessanti evoluzioni, per poi proseguire con Spite Extreme Wing, Forgotten Tomb, Abhor, Necromass, Opera IX ed Handful of Hate. La lista potrebbe proseguire ben oltre, ragione per cui la scena italiana ha goduto e gode di ottime realtà che purtroppo non hanno ottenuto la giusta attenzione. I limiti casomai riguardano quello che sta attorno alla scena e che dovrebbe farla crescere, ovvero locali disponibili e labels pronte ad investire.
Quanto al rapporto con le altre band diciamo che non facendo concerti abbiamo rapporti assai limitati. Nella scena veronese/trentina c’è amicizia, supporto e rispetto verso straordinarie band quali Malaflame, Esequiem, Luce d’Inverno e Near che meritano davvero l’attenzione di tutti voi!

8) Come affrontate l'attività live, se lo fate? E' importante per voi esibirvi dal vivo?
FEDERICO: Non abbiamo mai suonato live. Non è mai stata la priorità del gruppo. Magari in futuro potrà accadere, chissà, anche se personalmente non mi piace suonare dal vivo. Credo che la dimensione giusta per gli Hyling sia quella da studio.

9) Quali sono secondo voi, allo stato attuale, le band che meritano particolare menzione nel black metal?
FEDERICO: Gli Enslaved con la loro incredibile evoluzione e Lustre.
FRANCESCO: Qui ognuno di noi sicuramente ha i propri gusti e diversi. Se ad inizio anni 90 i vari Darkthrone, Emperor, Burzum, Immortal ecc. mettevano tutti d’accordo, ora la faccenda cade più sul personale. Per quanto mi riguarda menzione particolare per i Satanic Warmaster, puro ed incontaminato black metal, Inquisition, Watain e Marduk per concludere!

10) Ho notato che avete curato il disco in ogni dettaglio, dal packaging fino alla produzione, davvero molto buona. Pensate che nel black metal sia importante, come in altri sottogeneri di metal, avere una buona resa sonora e una buona tecnica individuale?
FEDERICO: Per noi è importante anche l'aspetto grafico di tutto il lavoro. Il messaggio di un disco passa anche attraverso li. Non a caso abbiamo scelto quell'immagine di copertina. Alla fine si tratta di far uscire la propria creatività. Noi siamo della vecchia scuola e i cd/vinili li compriamo ancora, per gustare la musica nella sua interezza. Un disco scaricato in una cartella del pc non mi da alcun stimolo. Una delle peggiori conseguenze del download è lo spegnimento della creatività. Nessun artwork da guardare, nessun booklet con testi da leggere e note su dove, come e da chi è stato registrato un disco. Poi ormai la musica si "scarica" senza ascoltarla perché tanto non si è pagata… 
Sicuramente la resa sonora è importante. Penso sia fondamentale capire che sound dare alle proprie canzoni. Nel nostro caso, preferiamo un suono pieno e aggressivo. Credo siano proprio le canzoni, i singoli riff e gli arrangiamenti a suggerirlo. Adoro i suoni grezzi dei primi DarkThrone, ma non credo che un sound così avrebbe reso giustizia al disco. Ma se in futuro avremo dei pezzi che richiedono tale sound, allora va bene. 
Più si ha confidenza e capacità col proprio strumento e meglio è, qualsiasi genere si suoni. L'importante è capire i propri limiti e non oltrepassarli. Semmai cercare di migliorarsi. Nel caso del Black, è bello suonare "grezzi e marci". Ma per il gusto di farlo, non per convenienza e nascondere i propri limiti.

11) Concludete come volete, a voi la parola!
FEDERICO: Grazie a tutti voi di Heavy Metal Maniac zine per lo spazio e il tempo che ci avete dedicato e per l'ottimo lavoro che fate. Sul nostro profilo Soundcloud (https://soundcloud.com/hyling-1), Youtube o fb è possibile ascoltare le nostre canzoni. Chiunque fosse interessato, può contattarci alla mail: hylingband@hotmail.com 
Invito i lettori ad ascoltare anche i nostri amici Anachronaeon. Ottimo Death melodico svedese. (https://soundcloud.com/search?q=Anachronaeon)
FRANCESCO: Grazie davvero per l’interesse e il supporto che date alla scena. Onore a voi.


Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"

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