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X PUS - Sanctus Dominus Deus Sabaoth

Full length, Metal Scrap Records
(2015)

blasfèmo: agg. [dal lat. tardo blasphemus, gr. βλάσϕημος]. – Che contiene una bestemmia: scritto b., discorso b.; affermazioni, teorie b.; meno com. di persona, anche come sost., bestemmiatore. 
Dizionario Treccani.


La liturgia cristiana, come molte religioni monoteistiche contemporanee, si rifà spesso a culti precedenti, a volte pescando a piene mani, altre volte inspirandosi a tradizioni trasmesse oralmente in aree geograficamente distanti e a volte di diversa radice culturale.
Questo per dire che a volte, non inventando nulla, si ha successo. Quindi mi sembra profondamente ingiusto arrogarsi il titolo di fini intellettuali e pretendere l'innovazione a tutti i costi e precisione millimetrica nelle cose, diamine, persino ai massimi livelli c'è pressapochismo. Quindi ben venga la blasfemia gratuita e “ignorante” degli X-PUS! Diciamocelo, non se ne può più di album fighetti e laccati, produzioni finte e plasticose, suoni cristalline e voci pulite. Qui ci vuole della carnazza, e qui c'è ne più che in un bordello del 1800. Dalla marcia provincia di Bergamo ecco un bel trio di bestemmiatori assortiti nelle losche figure di AREN, voce e basso, MORNAK alle chitarre e L dietro le pelli. 

Nati dalle ceneri degli Unholy Land, gli X-Pus danno alle stampe un promo prima di vomitare le loro anime dannate in “Sanctus Dominus Deus Sabaoth”, loro primo vero lavoro ufficiale. Per farvi capire più o meno il loro stile, immaginate i primi Immolation che copulano con i Deicide, con la maledizione del seme marcio dei Belphegor. Siamo nei territori di confine con il death metal crudo e primordiale, ma che flirta con un certo Raw Black Metal di stampo europeo, mantenendo allo stesso tempo alta l'attenzione con composizioni ben rifinite e compiute, minimali forse, ma con la loro precisa personalità. Ovviamente i testi sono malvagità pura, odio solido verso la cristianità e uno spirito iconoclasta senza mezzi termini, con la completa determinazione verso la dissacrazione della parola del nazareno. 
La registrazione è assolutamente lo-fi, con suoni presi direttamente dai primi anni '90, con ritmiche assassine e con una furia cieca assolutamente credibile, condite da una voce al vetriolo che vomita senza requie oscenità fino alla fine dell'album. 

Molti di voi a questo punto si chiederanno che senso abbia l'ennesimo lavoro di un genere che ormai è scontato fino al midollo da anni. Io penso che l'attitudine e la coerenza non abbiamo un prezzo in termini di temporalità. Viviamo un epoca in cui la mercificazione è totale e persino certe pose da “true black metal” sono una violenta quanto brutale presa per i fondelli, almeno per molte band moderne. I bei tempi sono andati da un pezzo, ma dal mio punto di vista, ciò che fece quel trio di Nottingham 30 anni e passa or sono ha ancora un senso, e quando trovo una band che anche solo attitudinalmente me li ricorda, ha la mia massima stima. Mi si permetta poi una chiosa, che visto l'avvicinarsi delle feste mi sembra appropriata: date una possibilità a questi brutti ceffi, non ve ne pentirete, e poi in fondo, a Natale siamo tutti più buoni... come concime!
Ben fatto ragazzi! 


Recensione a cura di: D666
Voto: 65/100

Tracklist: 

01. Intro 02:30 
02. Desecration of the Image of God 04:53 
03. Die as a Sinner 04:09 
04. The Cherub's Throne 04:15 
05. LHP 04:17 
06. Wirlwind of Fire 04:36 
07. The Great Worm of the Third Circle 04:26 
08. Primordial Evil Essence 04:13 
09. Eternal Flame 03:40 
10. Outro 00:43 

DURATA TOTALE: 38:06

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