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LAST RITES - Unholy Puppets (Review)

Full-length, Beyond...Prod./Black Tears 
(2016)

Arrivano al terzo album gli italiani (di Savona per la precisione) Last Rites, album che arriva sette anni dopo il precedente “Future World” del 2009, seguito dall'ultimo vero prodotto del 2013 ossia il mini LP dal vivo “Rites Live “. Il presente lavoro, “Unholy Puppets”, viaggia su binari di un buon thrash-death metal ed ĆØ il terzo album completo in ben quindici anni di carriera, e credo sia il loro lavoro piĆ¹ maturo e violento di sempre.
Il tempo intercorso fra i due lavori in studio ha fatto maturare molto la band, gli anni passati a lavorare duro e migliorare il proprio stile si sentono in questa ultima fatica a nome “Unholy Puppets”.

Si vede (e si sente) che il lavoro della band capitanata dal chitarrista e cantante Dave non perde minimante il tiro. I ragazzi sono determinati a farsi valere e il disco contiene dieci pezzi davvero tirati, direi al fulmicotone e come si diceva all'inizio della recensione, fondono thrash e death metal in maniera davvero egregia. Fra riffs moderni ma con echi all'epoca d'oro, si stampano in testa melodie azzeccate ed una batteria davvero terremotante, ed un cantato davvero pungente e tagliente. Ottimo ĆØ anche un bel uso del blast beat, dove la tecnica strumentale dei singoli elementi si sente eccome. Nel riferirmi agli echi d'epoca, parlavo appunto di ciĆ², ossia quando il thrash era tecnica strumentale, potenza massiccia ma anche ricercata melodia, in cui l'aggressivitĆ  non era mai fine a se stessa ma incanalata da musicisti che sanno il fatto loro.

Per essere piĆ¹ chiari possibile, stiamo parlando di quel thrash teutonico degli anni '80 e del primo death metal targato anni '90. E ciĆ² che ci rimanda a quel periodo ĆØ proprio la registrazione di “Unholy Puppets”. Sembra davvero di essere nel pieno di quegli anni fra possenti muri di Marshall e volumi spietati! Come spiegarlo meglio, ecco: sembra che i Last Rites abbiano voluto mettere in evidenza la potenza del lavoro, lasciando il resto assolutamente incontrollato! Spero che sia un effetto voluto, altrimenti da questo punto di vista tocca lavorarci un po' su. Questa scelta di sonoritĆ , che fa riferimento appunto agli inizi degli anni '90 e a gruppi come Kreator, Slayer, Megadeth, Carcass e Cannibal Corpse ma con un pizzico di melodia nei passaggi, ormai diventati dei classici ma col santino di Chuck Schuldiner ben in mostra (eh eh..) di sicuro non ci fa per nulla annoiare, anzi! Al contrario, si sta ben svegli, con la batteria del buon Laccio che picchia duro ma non si perde anzi, si rivela davvero in gran forma, muovendosi anche su ritmi piĆ¹ elaborati e ricercati. Altro netto miglioramento al risultato complessivo, l'ingresso dell'ottimo bassista Fens, che dĆ  finalmente la quadra alla formazione. Altro aspetto interessante le tematiche, tutte incentrate su letteratura, morte e follia.
Un buon lavoro di ottimo e puro thrash death italiano al 100%

Recensione a cura di: Ivano “Bata” Invernizzi 
Voto: 65/100

Tracklist:
01. Children Of War 
02. Humanburger 
03. Crashtest 
04. Waterwall 
05. The Walking Dead 
06. Infected Mind 
07. Realm Of Illusion 
08. Forgotten 
09. Soul Reaper  
10. God's Slave

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