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HELLBOUND "Stories" (Recensione)

Full-length, SG Records
(2016)

E' un sound sporco e ruvido questo degli emiliani Hellbound, che sa molto di Lousiana e terre limitrofe, con il loro sound che è un ibrido tra heavy metal, sludge e southern rock, e il tutto incollato da una buona dose di groove metal. Non siamo in possesso di note biografiche in merito a questa band e questo album, ma sappiamo che si tratta del loro primo full-length, che segue l'ep del 2013 intitolato "Stories".

Dalle sonorità fangose dei Down e da alcune similitudini con band come Pantera, Crowbar o Eyehategod nasce un sound difficilmente veloce, ma carico della giusta dose di energia e pesantezza, con le chitarre protagoniste di un bel lavoro di riffing e la voce alla carta vetrata si sposa molto bene in questo contesto. Più o meno tutte le canzoni si esprimono su queste coordinate, ovvero una specie di urlo rabbioso e soffocato, ma in alcuni episodi, come ad esempio "Witchcraft", la band sembra ammiccare a qualcosa di più articolato e variegato, sebbene non metta mai la rabbia in secondo piano.
Una canzone come "Through the River" mette in mostra il lato più intimo dei Nostri mentre "Caronte" si apre con toni soffusi e oscuri, e un senso di disagio che sale man mano che si va avanti, fino a sfociare in un heavy metal con pesanti influssi hard core e sludge e alcune ritmiche in doppia cassa ben inserite nel contesto, per poi tornare verso il finale su ritmi più pacati e feeling malinconico.
Tra gli episodi migliori del lotto segnalerei anche "Now Or Never" e la pesante e catchy "Portrait", che toccano entrambe molto da vicino il filone southern, con buone melodie vocali e pesantezza tipica del genere qui proposto.

In generale questo "Stories" è un disco ben riuscito, che però mostra qualche difetto dovuto ad alcune acerbità, forse dovute ad una amalgama tra i componenti ancora non pienamente riuscita e che si esprime in una tracklist che non mantiene la qualità sempre elevata, ma che per almeno una buona metà dei dodici episodi qui presenti non delude affatto. 
Sono sicuro che al prossimo disco i Nostri sapranno fare di meglio, soprattutto nella costruzione di melodie vocali più incisive, soprattutto per quel che concerne le parti pulite, perchè a livello strumentale siamo già su una strada più che buona. Per adesso una meritata e abbondante sufficienza, ma dal futuro ci aspettiamo qualcosa di più! 

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 63/100

Tracklist:
1. Pitch Black (Intro) 01:41
2. Paralysis 05:41
3. The Shell 04:39
4. A Prophecy 04:10
5. Witchcraft 03:08
6. Caronte 05:26
7. Fearless 04:02
8. Outlaw 04:33
9. Now or Never 04:32
10. Portrait 03:48
11. Through the River 04:02
12. Karma 04:32

DURATA TOTALE: 50:14

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