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PROSTERNATUR "Abyssus Abyssum Invocat" (Recensione)

Full-length, Mercenary Musik
(2016)

Occulto, sinistro, maligno, black metal. Molte volte si parla di black metal, ma molto spesso mancano gli aggettivi che ho citato in apertura. E' normale che se manca il succo di quello che è questo genere, potremo assistere solo a degli spettacoli recitati più o meno bene, ma non a una completa manifestazione di questo genere. Ebbene, dopo più di venti anni di black metal sul groppone da parte del sottoscritto, suonato e ascoltato, giunge ogni tanto dalle mie parti e inaspettatamente qualche disco che riesce ancora ad incutermi un certo senso di disagio, unito ad una piacevole sensazione di stare di nuovo in un territorio che si sente come proprio ed affine a quelle che erano e dovrebbero essere le caratteristiche di questo genere.

Prosternatur non dice molto come monicker, e nemmeno a me, nel senso che questo è il loro primo album, uscito quest'anno per Mercenary Musik, ma di cui non conosciamo nè la provenienza della band, e nessuna nota biografica in merito al disco in oggetto ci viene fornita. Poco male, almeno non saremo fuorviati (non è il mio caso) da elementi che non siano la musica. 
"Abyssus Abyssum Invocat" è il nero tenuto nascosto in qualche antro segreto della nostra mente, la volontà di uccidere e uccidersi, è il tutto che viene inglobato dal nulla e rigettato con nichilismo. Trentasei minuti circa in cui questa band dà dimostrazione di costruire un qualcosa che ha molti punti di contatto con quel fenomeno che andava molto in voga una decina di anni fa, ovvero il "Religious black metal", e che quindi vede come punti di contatto band come Merrimack, Watain, Ofermod e Clandestine Blaze, e un alone che rimanda alla schietta velocità ed evocaticità dei Mayhem di "De Mysteriis Dom Sathanas". 
Dall'inizio alla fine del disco l'ascoltatore sarà tenuto sulle spine da chitarre che tessono oscure melodie e una voce che si esprime in un growl malato e catarroso. La batteria spesso si impenna in cavalcate veloci e sottolinea i momenti di nera follia che la band vuole trasmettere a chi ascolta. Un episodio come "Scrying Mirror" è quanto di meglio si possa chiedere oggigiorno dal black metal, tra parti più rallentate e un finale da cardiopalma, dove le chitarre si esprimono con dissonanze ed arrangiamenti dalla sinistra melodia e la batteria che continua col suo blast beat, che diventa quasi ipnotico. Ma si capisce sin da inizio album, con l'eterea e allo stesso malata intro "Hydragyrum", che i Prosternatur fanno sul serio, e in maniera maledetta. La canzone che segue "Mortification of the Flesh" è un inno al Male in puro stile orthodox BM, che fa letteralmente venire la pelle d'oca, con un break verso i due minuti che fa da preambolo allo sviluppo di una canzone brutale e crudele. Devastante è anche la bella "Eleusinian Mysteries", che dopo un inizio riflessivo si apre successivamente in una cavalcata di metallo nero incandescente e senza compromessi, per poi ritornare su binari più introspettivi.

Tutte le altre canzoni non sono da meno, ogni episodio possiede un carisma ed una attitudine, che vi assicuro, potrete ritrovare in ben pochi gruppi ben più affermati, i quali ormai si sono spesso adagiati su formule collaudate ma davvero poco convincenti. 
Non siete ancora convinti? Peggio per voi, non sapete cosa vi perderete, ovvero un disco di black metal a dir poco ottimo e carico di pathos come non se ne sentiva da tempo.
PS: Il cover artwork fa cacare letteralmente sotto, scusate il francesismo.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum" 
Voto: 80/100

Tracklist:

1. Hydragyrum 02:16 instrumental
2. Mortification of the Flesh 07:28
3. Zoroastrianism 06:51
4. Eleusinian Mysteries 07:57
5. Scrying Mirror 07:29
6. Heterodox 04:02
DURATA TOTALE: 36:03

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