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HATE ETERNAL "Upon Desolate Sands" (Recensione)


Full-length, Season Of Mist
(2018)

Signori e Signore, devo semplicemente ammettere un dato di fatto: gli Hate Eternal sono entrati di diritto tra i capisaldi del death metal mondiale. Alcuni diranno, "Già si sapeva", ma nel mio caso posso dire che ci hanno dovuto impiegare un bel po' di anni e di album per farmi formulare questa frase che, banale quanto volete, ma pesante come una sentenza, perchè io ci vado sempre cauto con certe esternazioni.
Ho sempre riconosciuto alla band di Eric Rutan una capacità innata di proporre un death metal tecnico e brutale di prima scelta, ma da alcuni album in qua, dopo il bellissimo "King of All Kings", non hanno sempre centrato in pieno il bersaglio, magari andandoci abbastanza vicino, ma lasciando in me quel senso di incompiuto, di "bello ma non imprescindibile" che proprio non è il massimo della gioia, se si cerca davvero quel quid in più capace di farti sobbalzare dalla sedia.

Caparbi come pochi, nel 2018 si presentano con questo "Upon Desolate Sands", loro settima fatica in studio, con una furia e una convinzione che lascia attoniti.
Ma è la capacità compositiva che a mio avviso fa la differenza questa volta. Se in passato gli Hate Eternal erano ottimi soprattutto per scrostare i muri di casa con le loro bordate sonore, adesso la band ha aggiunto a quella qualità innata un songwriting incredibile, che stupisce sia nei melodici assoli di chitarra, che nella capacità della band di inserire dei cambi di registro formidabili. In tutto questo la band è abilissima nell'iniettare un alone malsano e opprimente che a dir la verità ha sempre fatto capolino nelle loro opere ma che in questo caso, sommando tutti i progressi acquisiti, spicca ancora di più.

Semplificando il concetto, potremmo tranquillamente affermare che gli Hate Eternal attualmente sono ciò che i Nile erano stati, in tutto e per tutto, nel loro periodo di massimo splendore a cavallo tra il 2000 e il 2005, con tutto quel bagaglio di freschezza e violenza che avevano apportato in una scena brutal/technical death metal che stava boccheggiando.
Dovendo essere del tutto onesti, manca agli Hate Eternal forse quel lampo di genio che la band di Karl Sanders aveva, ovvero mettere nel death metal una novità assoluta come lo era stato inserire nel brutal death un "trip" sull'Antico Egitto. Ma se arriverete ad ascoltare l'album per intero, il trittico finale formato da "Dark Age of Ruin", "Upon Desolate Sands" e "For Whom We Have Lost" (questa solo strumentale), vi porterà in territori di pura genialità e di atmosfere malevole incredibili.
Disco death metal dell'anno e non solo. Da acquistare a scatola chiusa!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 87/100

Tracklist:

1. The Violent Fury 03:54
2. What Lies Beyond 03:08 
3. Vengeance Striketh 04:39 
4. Nothingness of Being 05:02 
5. All Hope Destroyed 05:44 
6. Portal of Myriad 04:13 
7. Dark Age of Ruin 03:58 
8. Upon Desolate Sands 05:01 
9. For Whom We Have Lost 03:17 instrumental 

DURATA TOTALE: 38:56

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