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RINGS OF SATURN "Gidim" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2019)

Cervellotici. Estremi. Fantascientifici. I Ring Of Saturn sono questo, e non solo. Il loro deathcore è una miscela esplosiva di note, un fiume di note, su ritmiche impazzite, chitarre pesanti ed una voce nevrotica. Questo è l’estremo contemporaneo, l’ultima frontiera di un suono in evoluzione, affatto statico, figlio dei tempi moderni. Ma questi Rings of Saturn sono umani o androidi? Già dall’iniziale “Pustules” si viene assaliti da questa musica follemente brutale. Ma è solo l’inizio di un percorso folle e perverso che passa attraverso le elucubrazioni mentali di “Divine Authority” e “Hypodermis Glitch” per arrivare al riffing stoppato di “Bloated and Stiff” che sfocia in un solo al limite della fusion prima di ripartire a folle velocità. 

E’ una musica dinamica che si abbevera alle menti folli dei musicisti e non lascia nulla per scontato, come un giallo in cui i colpi di scena si susseguono fino all’ultima pagina. Frammenti di metal progressivo ("Tormented Consciousness") si insinuano tra le parti pesanti ed estreme e lasciano libere le menti di volare tra partiture folli, suoni cibernetici ed una voce che si districa tra growl e scream a seconda di come vuole interpretare la base musicale. “The Husk” procede sulla scia delle precedenti schegge sonore e rimane inalterata l’idea di schizofrenia che aleggia nei solchi. L’inizio di “Mental Prolapse” fornisce un primo momento di respiro con questi suoni quasi synth, e una melodia, sì, proprio una melodia, e molto efficace, ma è solo un momento prima che la solita bordata arriva a mettere a dura prova i nostri poveri neuroni. 

Per chi scrive, il pezzo migliore. Le successive “Genetic Inheriance” e “Face of the wormhole” continuano sulla stessa strada tracciata dalle precedenti tracce, tenendo inalterato il dinamismo sonoro. L’album si chiude con lo strumentale “Gidim” che nulla aggiunge a quanto finora ascoltato. Gidim si mantiene sugli stessi livelli per tutta la sua durata, bombardando l’ascoltatore di numerosi input, e tenendo alta l’attenzione. Vista la complessità e la forte dinamicità dei pezzi, forse potevano sintetizzare maggiormente, riducendo la durata dei pezzi. Non ci sono brani che hanno un maggiore appeal, ma tutti viaggiano sulle stesse coordinate e gli stessi livelli. E’ un album per gli amanti di queste sonorità estreme e complesse. Astenersi dall’ascolto chi cerca semplicità. 

Recensione a cura di John Preck
Voto: 75/100 

Tracklist:
1. Pustules
2. Divine Authority
3. Hypodermis Glitch
4. Bloated and Stiff
5. Tormented Consciousness
6. The Husk
7. Mental Prolapse
8. Genetic Inheritance
9. Face of the Wormhole
10. Gidim

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