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A volte ritornano: CRUENTUS (Intervista)


Dopo aver recensito il loro comeback, intitolato "Fake", abbiamo contattato la band per farci spiegare un po' la situazione in casa "Cruentus" e del perchè sono stati assenti molti anni dalle scene. Nelle parole di Adriano (Basso) potete scoprire tante cosette...Buona lettura!

1. Cosa vi ha spinto a tornare in studio dopo tutto questo tempo? Sentivate che i tempi erano maturi per proporre del nuovo materiale? 
Avevamo questi brani pronti da qualche anno, infatti hanno costituito la nostra scaletta per tantissimi concerti. La nostra dimensione ideale è quella live, quella ci fa divertire e restare coinvolti nel fare musica. Il trentennale della band, fondata nel lontano 1989, è stata l’occasione per decidere di sviluppare la fotografia a questo punto della nostra carriera. Sarebbe stato un peccato non farci questo regalo. Inoltre la gente ce lo chiedeva da tempo. 

2. Di contro, come mai abbiamo dovuto aspettare tutto questo tempo per ascoltare il seguito di “In Myself”? In tutto questo tempo avete continuato a suonare come Cruentus o vi siete sciolti? 
Non ci siamo mai sciolti e non abbiamo mai smesso di suonare. Io personalmente mi sono allontanato dalla band per circa 3 anni nei quali mi sono dedicato alla mia famiglia. Loro hanno continuato. In 30 anni ci siamo presi delle piccole….piccolisime pause ma fermati davvero mai. Siamo sempre stati alla ricerca di sonorità, musicisti stimolanti, idee nuove. Come dicevo prima, i tempi erano maturi per fermare il tempo a questo 2019 complici anche i nostri compagni di avventura Domenico e Valerio (i due componenti che non parteciparono alle registrazioni di In Myself) che sono la perfetta chiusura del cerchio per mostrare cosa è Cruentus dopo 23 anni dal suo esordio discografico. 

3. Come avete fatto a far rimanere inalterata questa rabbia di fondo che pervade tutto l’album? 
Quando abbiamo iniziato eravamo incazzati di una rabbia di giovane età, quella che ti viene dal sentirti diverso dalla massa e impotente di fronte al sistema che ancora non comprendevamo bene. La definirei primordiale per certi versi. La nostra proposta musicale era più articolata e ricca di tanti cambi e diversità proprio come era la nostra rabbia ancora da consapevolizzare ed incanalare. Ora siamo adulti e abbiamo fatto tante esperienze di vita che ci hanno portato non ad essere meno arrabbiati ma a saper esprimere la rabbia in modo più diretto e puntare direttamente all’obbiettivo. 

4. Di cosa parlano i testi delle canzoni? Hanno un filo comune o sono tutti testi a sé? 
I testi di Fake sono tutti scritti da me e sono legati tra loro da un filo, a volte sottile a volte marcato, che li rende nel complesso una sorta di concept. Non esiste mai una realtà a se stante senza la compresenza del suo opposto e, quindi, da Circles che già nel titolo racconta di ciclicità ad un brano come Blindness Means Watching che altrettanto fa nel titolo stesso si affrontano tematiche di vita che riguardano tutti. Racconto attraverso metafore, simboli e domande quella che è la mia e la nostra visione della vita e dalla realtà senza pretendere di sapere la verità ma interrogandomi e creando spunti di riflessione nell’ascoltatore/lettore.


5. Cosa vi aspettate da questa pubblicazione? 
Quello che ci siamo sempre aspettati dal nostro fare musica….ovvero esprimere ciò che sentiamo attraverso un mezzo che ci diverte e ci appartiene. Ci divertiamo interagendo tra noi come persone, ci divertiamo in sala prove provando i brani e componendone di nuovi e ci divertiamo suonando dal vivo. Pubblicare Fake è semplicemente restare vivi facendo ciò che ci piace. Le velleità di successo e i sogni di gloria li abbiamo tenuti sempre a bada e, seppur ci fossero stati sarebbero storia passata. 
Se proprio devo individuare una cosa che ci regalerebbe qualcosa in più oltre le tante già ricevute da questa avventura, la individuerei nel suonare di supporto a qualche nome storico della scena. 

6. Avete in programma di fare delle date o un tour a supporto di Fake? 
L’attività live dei Cruentus, pur con delle piccole pause, non si è mai fermata. E’ la dimensione irrinunciabile del fare musica, per noi. In questa occasione abbiamo suonato 7 date qui al sud Italia e stiamo pianificando altri concerti per promuovere il disco nel resto dell’Italia. Nei prossimi giorni avremo sicuramente dettagli….Stay tuned! 

7. L’album è uscito già da qualche mese, come sono stati i riscontri di critica e di vendite? 
L’album a noi piace molto. E’ venuto come lo volevamo ! è ovvio che questa potrebbe essere una magra consolazione dato che nel momento in cui si pubblica qualcosa, lo si rende fruibile ad un pubblico e alla critica. Quindi…..le recensioni sono tutte ottime e arrivano da varie parti del mondo. Ci siamo affidati ad un ufficio stampa (Franticmule) che ha curato e continua a curare i contatti di promozione e questo ci ha sicuramente garantito una visibilità maggiore. Chiaramente ci sono recensioni che restano più in superficie e altre che scendono nel dettaglio, ma in generale siamo contentissimi del riscontro di critica. Il pubblico apprezza molto, soprattutto i fan più datati che ci contattano per avere il disco che hanno aspettato per 23 anni. Le vendite sono un capitolo, consentimi, inutile. Nessuno vende più i dischi fisici con i numeri di una volta e stiamo parlando dei big. Venderemo le copie ai concerti e per corrispondenza….siamo old school, noi. Abbiamo dei contatti con dei distributori in fase di definizione che ci garantirebbero magari qualche canale in più. 

8. Quali sono le maggiori differenze riscontrate tra il metal ai vostri inizi e quello di oggi? 
Trent’anni fa il metal era un genere di nicchia, mal visto dalla massa e che faceva paura. Si diceva che fosse solo rumore. Adesso, in alcune parti del mondo, è il genere più ascoltato, le band fanno tendenza, si va fieri se i propri figli ti chiedono i Metallica anzichè lo zecchino d’oro e i musicisti metal compaiono sulle riviste di settore quotati come maestri del proprio strumento.
Il modo di fare la musica, negli anni 80 inizio dei 90 era sicuramente più genuino perché risentiva meno, a mio avviso, della visibilità di ora. Infatti è un dato incontrovertibile che non si producano più capolavori da parte di nessuno. Non ci riescono più i nomi storici che allora ne producevano uno dietro l’altro e non ce la fanno le nuove leve che, ahinoi e ahiloro, si disperdono in questo enorme oceano di nomi e produzioni che è quello attuale badando, magari, più alla frequenza e alla forma della proposta che non alla sostanza. 

9. Cosa volete dire a chi ci sta leggendo per invogliarlo ad ascoltarvi? 
Se siete legati alla vecchia scuola Thrash Death Metal e vi piacciano le band che non hanno cambiato la propria attitudine pur cambiano il modo di suonare e interpretare la propria proposta musicale (Fake suona molto diversamente da In Myself del 1996) i Cruentus e il nostro nuovo album Fake possono essere una buona compagnia per 37 minuti. Grazie per l’intervista e per la possibilità offertaci. LUNGA VITA ALLA SCENA UNDERGROUND !!!!!!!

Intervista a cura di John Preck

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