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INCANTATION "Sect of Vile Divinities" (Recensione)


Full-length, Relapse Records
(2020)

Oooooh, cari vecchi INCANTATION! Puntualizzazione in testa alla recensione: lo scrivente considera, senza vergognarsene, il duetto di “Onwards to Golgotha” e “Mortal Throne of Nazarene” - primi due lavori del combo capitanato dall'irriducibile Mc Entee – come due capisaldi incontestabili del Death Metal di oltre-oceano e non. Ricordo con estremo piacere tutto il catalogo INCANTATION della prima gloriosa trance rilasciata su Relapse, compresi anche lavori più “tardi” come il superlativo “Diabolical Conquest”, che malgrado continui stravolgimenti di line-up facevano brillare la band del New Jersey in un panorama musicale che stava sentendo pesantemente gli acciacchi degli anni 2000. 

E poi? E poi la calma piatta. Calzante il nome dell'etichetta post-Relapse, scelta dagli INCANTATION, riassunto perfetto di TUTTA la seconda stagione della band: “Listenable”. Dischi ascoltabili appunto, pieni di spunti interessanti se non addirittura eccellenti, ma che finiscono poi per morire dopo il primo / secondo ascolto e che mi fecero perdere gradualmente Fede in questo progetto. Di conseguenza, come se la passa questo “Sect of Vile Divinities”? La differenza rispetto ad altri lavori dimenticabili della band, qua sta in piccoli accorgimenti che fanno la fortuna del disco. La produzione più chiara e meno fangosa rispetto ai lavori precedenti – tratto che avevo penalizzato ad esempio il predecessore “Profane Nexus” - riesce a schiarire delle sezioni molto interessanti e che vale la pena ascoltare con attenzione: più che godibili i lavori di chitarra solista su tracce come “Black Fathom's...” e l'apertura “Ritual Impurity...”, piccoli diamanti incastonati in strutture musicali rocciose, classiche della band. Menzione d'onore anche al Sig. Mc Entee, che malgrado un cantato più o meno monocorda, regali ogni tanto latrati e ruggiti finalmente valorizzati dalla già citata produzione, inseriti con precisione e gusto in tutto il corpus del disco. 

Dunque dove sta la fregatura? In una parola: nella tracklist. Perché passi lo stile ormai tipico degli INCANTATION ai confini del Death / Doom, ma onestamente trovo piuttosto frustrante dover sperare nell'arrivo di un pezzo che mi svegli dal torpore di 3-4 pezzi di fila lenti esasperati. Questo disco propone spunti ed idee interessantissimi, ma nei momenti in cui servirebbe il piede fermamente schiacciato sull'acceleratore, il ridondante sound e appunto la discutibilissima scelta della disposizione dei pezzi in scaletta, ammazza a legnate tutta la carica acquisita dai pochi pezzi capaci di far ribollire il sangue a dovere. Per i fan irriducibili dello stile della band questa sarà manna dal cielo, ma ad un povero recensore (il sottoscritto) che sogna ancora le sparate e l'aggressività coatta di un certo tipo di Death Metal, tutto questo fa tutt'al più venire un discreto sonno. Tutto sommato avrei dovuto bere qualche caffè in più e probabilmente questo “Sect of Vile Divinities” avrebbe preso un voto più alto... forse. 

HELLBANNO (L.B.) 
Voto: 70 / 100

Tracklist:
1. Ritual Impurity (Seven of the Sky Is One)
2. Propitiation
3. Entrails of the Hag Queen
4. Guardians from the Primeval
5. Black Fathom’s Fire
6. Ignis Fatuus
7. Chant of Formless Dread
8. Shadow-Blade Masters of Tempest and Maelstrom
9. Scribes of the Stygian
10. Unborn Ambrosia
11. Fury’s Manifesto
12. Siege Hive

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