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NAPALM DEATH "Throes Of Joy In the Jaws of Defeatism" (Recensione)


Full-length, Century Media Records
(2020) 

Chiariamo subito una cosa: questo nuovo lavoro non è “Diatribes”, non è il disco che rivoluziona il loro sound e che segna uno spartiacque tra il prima ed il dopo. Anche se ben due dei tre singoli pubblicati, nonché l'ep “Logic Ravaged by Brute Force”, sembravano volerci dire che i Napalm Death targati 2020 sarebbero stati radicalmente diversi dal passato recente. In verità l'alternative/industrial che permea i suddetti pezzi è da almeno venticinque anni parte integrante della loro grammatica di scrittura assieme alle originarie componenti death/crust, tanto che echi di eterodossia si ritrovano anche in quei dischi che, a partire dal capolavoro “Enemy of the music business” dell'anno di grazia 2000, hanno segnato una stagione di rinnovate intemperanze sonore. Negli ultimi anni i Napalm Death non hanno introdotto elementi radicalmente nuovi, ma hanno alterato sensibilmente l'equilibrio trai diversi ingredienti che costituiscono la loro squisita ricetta sonora. Venti anni fa per loro era importante ribadire un certo modo intransigente di concepire la musica estrema, mentre adesso è evidente che abbiano deciso di dare maggiore spazio ad un riffing più alternativo e variegato, ma sempre perfettamente fuso con una velocità di esecuzione ed un impatto sonoro degni dei loro storici esordi, che ha infine trovato una perfetta espressione nel precedente e fortunatissimo “Apex predator – easy meat”. 

Il nuovo lavoro, per circa due terzi della sua durata, non abbandona per niente quell'approccio multiforme e violento che li ha resi i re del grind/death, una identità di cui evidentemente vanno fieri, non hanno più paura di essere presi per dei rumorosi fracassoni. Allo stesso tempo, la fiducia nei propri mezzi e nella propria identità ha consentito loro, anche se solo in alcuni pezzi, di ribaltare completamente l'equilibrio tra metal estremo ed eterodossia: “Amoral” davvero avrebbe potuto trovarsi in “Inside the torn apart”, ed è quanto di più melodico e vicino alla forma canzone la band inglese abbia mai composto; “A bellyful of salt and spleen” un meraviglioso incubo industriale alla Godflesh/primi Swans; “Joie de ne pas vivre” sembra quasi un riempitivo, con il suo basso ipnotico quasi isolazionista e l'approccio vocale black oriented, ma alla fine piace davvero; “Invigorating clutch” un quadrato spigoloso e claudicante nuovamente preda di deliri industrial. 

Benché io ami i pezzi sparati a mille, quasi mi dispiace che il quartetto (o terzetto?) inglese non abbia sviluppato maggiormente il proprio lato eterodosso, anche considerato che la tanto criticata “A bellyful...” è davvero una delle cose più belle che abbiano mai scritto nella loro carriera. L'alternative/noise/industrial primigenio è infatti un genere che mi attira da sempre ma che non sono mai riuscito ad amare del tutto (fatta forse eccezione per i Sonic Youth) se non nella sua commistione col metal, e penso che i Napalm Death siano più che titolati a sfornare un capolavoro del genere. Sarebbe però ingeneroso confinare questo lavoro nell'ambito dei desiderata rimasti tali; si tratta di un disco che non presenta comunque segni di cedimento, foriero di un riffing sempre ispirato e ficcante, a quanto leggo in giro merito della sempre maggiore rilevanza di Shane Embury nel processo compositivo – mentre non mi è molto chiaro l'apporto dello storico Mitch Harris; le chitarre le ha registrate lui, ma oramai non va più in tour e nemmeno compare nelle foto ufficiali della band, che al riguardo rilascia dichiarazioni sempre un po' ambigue. 

In definitiva, i Napalm Death riescono ancora una volta a smarcarsi dallo stantio e dalla noia, senza mai perdere la propria identità, grazie ad un coraggio e ad una intelligenza compositiva che uniscono ad un intuito che ha davvero pochi uguali nella storia della musica estrema, e noi non possiamo che prenderne atto con estremo piacere. 

Fulvio Ermete
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Fuck the Factoid 
2. Backlash Just Because 
3. That Curse of Being in Thrall 
4. Contagion 
5. Joie de ne pas vivre 
6. Invigorating Clutch 
7. Zero Gravitas Chamber
8. Fluxing of the Muscle 
9. Amoral 
10. Throes of Joy in the Jaws of Defeatism 
11. Acting in Gouged Faith 
12. A Bellyful of Salt and Spleen

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