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IN THE WOODS... "Omnio" (Recensione)


Full-length, Misanthropy Records 
(1997) 

Era il 1991 quando nella piccola cittadina di Kristiansand, sulla costa meridionale della Norvegia, dalle ceneri dei deathsters Green Carnation nascevano per mano del batterista Anders Kobro, del chitarrista Christian "X" Botteri e di suo fratello Christopher "C:M." al basso, con l'aggiunta del cantante Jan Transeth e del compianto Oddvar A:M., i colossi scandinavi che rispondono al nome di In the Woods..., esponenti di primordine di quel black metal sperimentale e dalle molteplici contaminazioni che avrebbe avuto grande popolarità negli anni a venire. La storia della band norrena si suddivide in due fasi, della prima delle quali i Green Carnation hanno rappresentato gli albori e i posteri, prendendo nuovamente forma sette anni dopo il primo scioglimento una volta che la parentesi musicale degli In the Woods... si è momentaneamente chiusa e ponendo a compimento un percorso musicale cominciato con un death metal vecchia scuola e terminato in un prog rock dai contorni gotici e sperimentali; la seconda fase, iniziata nel 2014, vede infine riemergere nuovamente gli In the Woods... dalle ceneri del progetto originario, chiudendo così un ciclo di influenze e di cambi di formazione che mostra tutta la versatilità stilistica e musicale della band. L'eredità della prima fase è rappresentata da un'intramontabile trilogia di capolavori cominciata nel 1995 con la meravigliosa perla di black metal avanguardistico "Heart of the Ages", proseguita con il più sperimentale "Omnio" e terminata con l'onirico e surreale "Strange in Stereo", con cui la compagine guidata dai fratelli Botteri ha scritto una delle prime pagine di storia del Pagan Metal, termine da loro coniato e di cui hanno rappresentato in mille forme e suoni la primordiale essenza. Le radici old-school e ancora fortemente legate al black metal dell'album di debutto si sono progressivamente eclissate dando vita due anni più tardi alla perfezione del suo successore, un meraviglioso e travolgente connubio di metal estremo, post-rock, rock psichedelico e musica sperimentale che lo ha reso simbolo di una ricerca musicale e spirituale volta a penetrare e in eterno mutare l'Io più recondito e segreto, risvegliandolo dal torpore dei sensi per guidarlo in una nuova dimensione che trascende il reale e il materiale, fatta di pensieri, di sogni, e di fantastiche visioni.

"Omnio" esce il 2 giugno del 1997 sotto l'etichetta britannica Misanthropy Records, segnando una svolta nella giovane carriera della band di Kristiansand nonchè il suo primo verso passo verso la sperimentazione, che l'avrebbe ancor più contraddistinta all'interno della scena scandinava negli anni successivi; il titolo dell'album richiama il termine latino "Omne" ("tutto"), accompagnandolo con un artwork futurista e psichedelico realizzato a tre mani da Juha Vuorma, Terje Sagen e Stephen O'Malley, allegoria visiva dell'essenza onirica e immaginativa del lavoro. La line-up si arricchisce del terzo chitarrista Bjorn H. e della cantante Synne "Soprana" Larsen, oltre all'ampia schiera di musicisti turnisti rappresentata dai violinisti Par Arne Hedman e Silje Ulvevadet Daehli, da Kjell Stoveland e Nedim Praso rispettivamente alla viola e al violoncello e dal tastierista Arve Lomsland, per un totale di dodici elementi che fondono attraverso i relativi strumenti una tela musicale estremamente complessa e dalle molteplici sfaccetature, facendosi cavalieri di una perfezione musicale che non conosce eguali. 

L'apertura è affidata al quarto d'ora di "299.796 km/s", brano che prende il titolo dalla misura della velocità della luce attuata dal fisico statunitense Albert Michelson nel 1920, che inaugura l'epopea musicale con una struggente introduzione di archi a cui fa seguito un pregevole assolo di chitarra dai richiami prog rock; nel deciso mid-tempo che segue, le calde voci in clean di Jan Transeth e di Synne Larsen si rincorrono e si fondono brillantemente, accompagnando l'ascoltatore in un viaggio introspettivo fatto di visioni surreali e di sogni vaghi e indefiniti, dai contorni poetici, perdendosi in maestosi cori provenienti da lontane realtà. Un meraviglioso intermezzo atmosferico, in un crescendo di vioini, viole e violoncelli e di arpeggi acustici conduce ad un passaggio in post-rock in cui le voci dei due vocalist si fanno sussurrate e calde, quasi tragiche, fino ad una ripresa dominata da riff di chitarra freddi e incalzanti che disegnano melodie tra il prog rock e la psichedelia, elargendo epicità e poesia; il finale è un crescendo di emozioni e di drammaticità che risale da un sognante post-rock atmosferico dominato da maestose tastiere al conclusivo assolo melodico, che attraversa l'anima arricchendola di occulte conoscenze e di indefinite visioni. "I am your flesh" si presenta con la batteria decisa di Anders Kobro e con la voce quasi urlante di Transeth, a raccontare la pazzia del brano, prima di adagiarsi su di un post-doom atmosferico ipnotico e disturbante, dominato dagli archi e da chitarre psichedeliche; l'intermezzo semi-acustico trova il vocalist quasi in lacrime, mentre sussurra le sue orrende confessioni in un crescendo di melodie surreali prima di esplodere nuovamente nella furia, accompagnato da un riffing sinistro e claustrofobico che diviene il cupo assolo del finale. Ancor più ipnotica e sognante è "Kairos", manifesto filosofico del "momento giusto" e del tempo cairologico greco, introdotta da un delicato arpeggio post-rock che anticipa un post-doom onirico e introspettivo su cui si erge la calda voce di Synne, in un crescendo di vocalizzi e di acuti che lasciano l'ascoltatore spaesato, sorprendendo per la loro fragilità e la dolcezza con cui ne cullano l'anima inquieta. L'apice dell'album è però rappresentato dalla maestosa "Weeping Willow", poesia musicata che in undici minuti riesce a creare un vortice emozionale travolgente, inaugurata da chitarre atmosferiche che salgono progressivamente di intensità, aprendosi al duetto vocale onirico e a sinfonie struggenti e delicate eco di pianoforte; chitarre affilate si fondono con una batteria decisa, disegnando melodie suadenti e rockeggianti fino a sprigionare un intreccio di riff epico e maestoso.

Un intermezzo sognante e malinconico anticipa la ripresa della seconda parte del brano, aperta da un brillante assolo prog rock dalle eco atmosferiche, portando ad un finale di rara epicità dominato da maestose tastiere travolgenti, da chitarre atmosferiche e chiuso da uno struggente assolo in crescendo, che simula la fine di un album giunto poco oltre la metà; le tre parti che compongono la successiva title-track durano infatti oltre venticinque minuti e chiudono il lavoro regalandogli un finale dalle molte sfaccettature, emblema della perfezione contenuta nelle sue note. La prima parte, "Pre", è introdotta da delicate tastiere e prosegue pacata in un post-rock atmosferico su cui la voce di Transeth giunge calda e sognante fino all'assolo prog rock, per poi farsi decisa ad anticipare la cavalcata centrale di chitarre fredde e batteria in mid-tempo; un arpeggio malinconico dominato dalla sognante voce di Synne e dai sussurri di Transeth antipa il crescendo di riffing epici e tragici del maestoso finale. "Bardo" è l'episodio più surreale dell'intera release, dai forti richiami psichedelici e dalle eco noise/ambient che sembrano trarre ispirazione direttamente dai Pink Floyd di "The Dark Side of the Moon", dominato da tastiere ipnotiche e disturbanti in un crescendo di arpeggi lugubri e melodie sognanti; la terza parte "Post", riprende in una chiave più delicata, guidata dalla voce di Synne, la struttura e il testo di "Pre", accompagnandola con un riffing più deciso e disturbante fino al finale di rara epicità, su cui si intrecciano tastiere oniriche, arpeggi post-rock e maestosi archi atmosferici. 

Così si chiude "Omnio", dopo oltre un'ora di armonie spiazzanti, di cambi repentini di atmosfera, di melodie sognanti e assoli travolgenti, attraverso un viaggio senza sosta ai confini dell'immaginazione, ove tutto trascende il materiale e perfino il pensiero giunge vago e indefinito, sfuggendo alla ragione, veicolo di turbamenti emotivi che rifiutano qualsivoglia definizione, poichè ciò che giace nelle profondità del nostro animo in eterno è destinato a rimanere celato nella sua pura essenza. 

Alessandro Pineschi
Voto: 93/100

Tracklist:
1. 299 796 km/s 
2. I Am Your Flesh 
3. Kairos! 
4. Weeping Willow 
5. Omnio? - Pre 
6. Omnio? - Bardo 
7. Omnio? - Post

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