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VADE ARATRO "Agreste celeste" (Recensione)


Full-length, Independent
(2020)

La terra, come elemento concreto e non astratto, attraverso i suoi prodotti naturali e le tradizioni popolari che ne narrano le gesta e le leggende, è l’essenza centrale della poetica dei Vade Aratro. Da questo punto di vista e dallo stile canoro di Magoni, non si può che pensare ai cantautori italiani. Tutto porta a quella nostra tradizione, importante, e rimasta lì ferma a quarant’anni fa. Ed i Vade Aratro ripartono da lì, e provano una loro evoluzione, che li spinge verso una proposta che coniuga il cantautorato a fondersi con i suoni più duri, ed a mischiare lo stile vocale tra tradizione e momenti più spinti, partendo da un cantato alla Branduardi (Charivari), passando per quelle band emiliane, come i Modena City Rambles (La festa del grano), o certe cose alla Bandabardò, arrivando fino a certo rock alternativo (La Punturaia) che ha avuto il suo picco nei novanta (Al Sole), a cui non manca una certa spinta punk (Lucertole e Libellule) che sovente sfocia nell’hc (Sotto La Terra). Qua e là è possibile ascoltare anche certi fraseggi e controtempi proprio della tradizione progressiva come l’inizio di “Carnavale”, la cui evoluzione porta poi su altri lidi più propriamente rock. 

Da questa commistione esce fuori un suono molto personale, a tratti ostico, dei Vade Aratro, che hanno sposato un loro stile, a cui hanno fornito un nome ben definito, heavy metal agreste. Interessante la presentazione fatta attraverso il press-kit, che in poche righe presenta il manifesto tematico e sonoro della band. Questa terza prova si sviluppa attraverso ben ventidue canzoni, un doppio vinile, che richiede durante il suo ascolto dedizione. Solo così è possibile entrare nel mondo agreste dei Vade Aratro. Certo presentarsi con un album così corposo è andare controcorrente di questi tempi, e questo al di là dell’aspetto strettamente musicale, ce li fa apprezzare per il coraggio ed il menefreghismo verso un mercato sempre più svuotato nella sua essenza. 

E li vedo i Vade Aratro alle feste di paese della “bassa”, sorprendere gli spettatori occasionali tra schitarrate e testi piccanti che parlano proprio dei presenti! Il lato D del vinile, il finale del lungo viaggio di Agreste Celeste, è la parte che ho trovato più interessante e che più mi ha colpito come la finale “La Nave Dei Corpi” e “Ho Chiesto A 30 Rospi”. “Nel Tempo Di Notte” è di sicuro uno dei momenti migliori in cui la band meglio riesce a miscelare le tante e diversificate influenze, proponendo un brano convincente e più orecchiabile rispetto alla media proposta. 

Arrivati alla fine di questo lungo viaggio non resta far altro che riflettere e ripensare a quanto ascoltato e premere di nuovo play, perché questo è un album che cresce ascolto dopo ascolto e che incuriosisce man mano che aumentano i “play”. Agreste Celeste è un album particolare, che potrebbe incuriosire molti ed essere una piacevole sorpresa per chi cerca qualcosa di diverso dalle solite minestre.

John Preck
Voto: 75/100 

Tracklist:
1. Al sole 
2. La festa del grano 
3. Chicco di grano
4. La punturaia 
5. Populus 
6. Sotto la terra 
7. Il pesce magico
8. Sant'Antonio del porcello 
9. Il gatto rinchiuso 
10. Lucertole e libellule 
11. Sarò buono
12. Alla luna 
13. Il galletto bianco
14. Charivari 
15. Il tesoro dei vecchi 
16. Carnavale 
17. Ho sognato un barbagianni 
18. Dentro lo specchio 
19. La lepre bambina 
20. Nel tempo di notte 
21. Ho chiesto a trenta rospi 
22. La nave dei morti

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