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SPECTRAL WOUND "A Diabolic Thirst" (Recensione)


Full-length, Profound Lore Records 
(2021) 

Terzo album in studio in sei anni per i canadesi Spectral Wound, quintetto di Montrèal dedito ad un feroce black metal dai richiami old-school ricco di gelide melodie e di affilate linee armoniche, nonchè una delle realtà nordamericane più interessanti nate negli ultimi tempi. "A Diabolic Thirst" giunge a tre anni di distanza dal precedente "Infernal Decadence" e schiude un altro capitolo di nera bestialità che alza nettamente il livello della band del Quèbec, portandola in una nuova dimensione di sonorità spettrali e caotiche che si fanno narratrici dell'abisso più oscuro dell'animo umano, nonchè veicolo di antiche forze maligne. L'album si compone di sei spietati inni al black metal più grezzo e serrato, reso tagliente da un riffing bestiale e da chitarre che attraversano le frontiere del tempo e dello spazio, gridando tutto il dolore che raccontano e tutta la malvagità di cui si fanno portatrici; l'artwork, manifesto di antiche pratiche occulte, anticipa brillantemente all'ascoltatore le infernali presenze di cui, nei quaranta minuti di durata del lavoro, diverrà vittima sacrificale. 

Il lavoro si apre con la sontuosa "Impèrial Saison Noire", guidata dal feroce blast-beat di Illusory e dal riffing gelido e serrato di Patrick e di Sean, su cui le urla demoniache di Jonah si ergono impetuose; le chitarre disegnano armonie atmosferiche intrise di oscurità, anticipando il rallentamento oppressivo di metà brano e l'assolo melodico e stridente che lo segue, prima del sinistro riff black/doom che schiude la ripresa finale. "Frigid and Spellbound" è introdotta da un pregevole main-riff gelido e infernale, il cui crescendo epico conduce ad una sfuriata in cui le chitarre tornano a farsi taglienti e serrate, partorendo serie di riff melodici dai contorni cupi e oppressivi; un intrigante intermezzo acustico anticipa la ripresa a salire della seconda parte, in cui chitarre e batteria duettano in un pregevole crescendo fino ad una nuova ondata di inarrestabile furia, conclusa dalle epiche armonie atmosferiche del finale. "Soul Destroying Black Debauchery" è più ragionata e cupa, caratterizzata da un feroce mid-tempo e da riff melodici incalzanti, che assumono progressivamente un'aura malinconica e struggente, di un'epicità travolgente.

"Mausoleal Drift" è il brano più lungo della release, un'ambiziosa cavalcata di quasi dieci minuti tra le desolate valli del sottomondo, ove l'oscurità regna in perpetuo e non vi è possibilità di salvezza: una batteria lenta e opprimente danza in apertura con un ipnotico e disturbante riff, aprendosi ad un black/doom sinistro su cui risuona in lontananza un riff gelido e atmosferico, prima di una brutale accelerazione in blast-beat che lascia in disparte ogni riguardo; melodie di chitarra gelide e serrate anticipano un rallentamento dai riff oscuri e distorti, che prosegue nel finale dalla ritmica lenta e oppressiva. Chiude il lavoro la tiratissima "Diabolic Immanence", dai richiami finnici, che nei molteplici cambi di tempo che la caratterizzano sfiora quasi il death, prima di tuonare di pura malvagità nel riff freddo e tagliente che anticipa un finale dai richiami epici e tragici. "A Diabolic Thirst" è un pregevole atto di oscurità musicale, di atmosfere infernali tradotte in suoni e in melodia, che sa dosare la violenza in maniera perfetta alternando la ferocia del blast-beat agli opprimenti passaggi black/doom che schiudono abissi ancor più profondi, lasciando le due chitarre talvolta graffiare con aggressività e con veemenza e in altri frangenti rallentare, risuonando cupe e sinistre; lo scream di Johan s'inserisce perfettamente nel wall of sound del lavoro, riecheggiante con le sue note stridenti e infernali come il freddo richiamo di antiche presenze nella notte più nera. 

Gli Spectral Wound si confermano una band di tutto rispetto del panorama black metal contemporaneo, capaci di ricalcare le atmosfere opprimenti di fine anni Novanta mostrando al contempo un'indubbia abilità tecnica, senza tuttavia rinnovare eccessivamente un sound che attinge molto ai fasti di un tempo e che non intende creare nulla di nuovo. Questa ricetta di violenza, freddezza e sonorità claustrofobiche è sufficiente per ritenere "A Diabolic Thirst" uno dei migliori album black metal del 2021, entusiasmante novità made in Canada volta a donare al metal estremo moderno quell'aura di malvagità e di crudezza un tempo caratteristica del genere e ormai ridotta a un triste ricordo, tenuto in vita da pochi fedeli ambasciatori che ancora ne mantengono intatta l'essenza. 

Alessandro Pineschi
Voto: 86/100

Tracklist:
1. Impérial saison noire 05:17 
2. Frigid and Spellbound 07:02 
3. Soul Destroying Black Debauchery 06:20 
4. Mausoleal Drift 09:44 
5. Fair Lucifer, Sad Relic05:09 6.Diabolical Immanence 06:40 

DURATA TOTALE: 40:12

Line-up:
Illusory: Drums
Jonah: Vocals
Patrick: Guitars 
Sean: Guitars 
Sam: Bass, Vocals 

Weblinks:
Bandcamp
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