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MORCOLAC "A Vampiir is Born" (Recensione)


Full-length, Darker Than Black Records 
(2021) 

Nelle oscure stanze di un castello medievale nel nord della Romania, tra le regioni della Transilvania e della Valacchia, è ambientata una delle più celebri storie della narrativa horror e gotica, nata dalla penna di Bram Stocker. Parliamo della leggenda del vampiro sanguinario Vlad III, meglio conosciuto come conte Dracula, presente in ogni ambito della cultura di massa mondiale e tra questi anche in quella macabra rappresentazione musicale che risponde al nome di black metal, le cui gelide e graffianti note e le cui lugubri sinfonie hanno spesso fatto da colonna sonora alle sue trame spettrali, andando perfino a creare il sottogenere denominato "vampyric black metal". Di questa particolare categoria fanno parte i lombardi Morcolac, duo di recente formazione nato dalla collaborazione tra il cantante e polistrumentista Sadomaster, già membro dei Ghostly Aerie Cove, dei Fornace e mastermind del progetto depressive Griverion, e il batterista e tastierista A. B., appena piombati all'interno del panorama estremo italiano con il loro album di debutto "A Vampiir is Born", che in sei tracce di puro black metal old-school presentano da un punto di vista personale e introspettivo la progenie infernale del più famoso dei vampiri. 

L'album, pubblicato sotto l'etichetta tedesca Darker Than Black alla vigilia di Halloween, incarna alla perfezione lo spirito macabro e diretto della vecchia scuola scandinava, prevalentemente finnica, arricchendo il tutto con melodie malinconiche e struggenti e sinfonie tragiche al limite dell'epicità, in modo da rievocare l'epoca classica del genere aggiungendo un tocco personale assolutamente efficacie. I sei inni che compongono l'opera rappresentano una sorta di concept, aperto dalla decisa e sporca "Hail the Newborn Vampiir", che racconta la genesi di una nuova vita nella dinastia del male, un nuovo figlio del diavolo assettato di vendetta, rappresentata anche nell'orrorifico artwork firmato da Roberto Toderico; il brano è dominato dal riffing oscuro e serrato di Sadomaster e dalla batteria forsennata di A. B., in puro stile old-school, con un memorabile refrain rallentato, armonie di chitarra ben definite e melodie di pianoforte evocative, assumendo nel finale un'aura epica e maestosa. La successiva "Blackmoon Devourer" si sviluppa attraverso sinfonie tetre e raggelanti guidate dallo scream cavernoso e tragico di Sadomaster, che si alternano alla veemenza del blast-beat e del riffing fino a sfociare in un black metal sinfonico dall'atmosfera lugubre e oppressiva.

"Redwater Fangsource", con i suoi oltre otto minuti e mezza di durata, è il brano più lungo e complesso dell'intero lavoro, un crescendo maestoso dalla struggente sinfonia di apertura al black/doom ipnotico della prima parte, guidato dal riffing melodico del founder verso la ferocia del blast-beat; un passaggio sinfonico maestoso spezza a metà la traccia, accompagnato dallo scream disperato di Sadomaster e da un lungo passaggio di pianoforte verso una ripresa veemente, scandita da chitarre affilate e da una batteria forsennata. Si parla di banchetti di sangue, di dannazione eterna e di oscuri rituali, dando forma alla cronologia di orrore del conte Vlad e dei suoi compagni, costretti nelle tenebre della notte a brutali saccheggi per placare la loro sete di sangue cristiano. Su di essi è incentrata la breve ma incisiva "Nocturnal Wingswirl", brano feroce dai richiami finnici guidato da un riffing melodico e orecchiabile verso l'epicità travolgente delle tastiere di A. B., le cui drammatiche sinfonie disegnano atmosfere cupe e teatrali che catturano e sconvolgono l'ascoltatore, tessendo intorno alla sua anima una tela di terrore e di sangue da cui mai potrà liberarsi. 

L'album si chiude con i quasi otto minuti di "Fear the Sunlight", aperti da un black/doom malinconico che si evolve in una sessione sinfonica avvolgente per poi sprigionare tutta la loro furia in una brutale accelerazione old-school che ricorda un po' i Satanic Warmaster di "Opferblut", tagliente e al contempo epica. Nulla di nuovo dunque nei quaranta minuti e poco più durata del debutto dei pavesi Morcolac, ma nulla a cui un appassionato del black metal della vecchia scuola dovrebbe rinunciare, perchè qua dentro c'è tutto ciò di cui questo genere ha bisogno: malvagità, brutalità, melodia e l'aura spettrale e demoniaca che da sempre lo contraddistingue. Si percepisce talvolta nel riffing la stessa aura depressiva che Sadomaster ha impresso nell'altro suo progetto Griverion, dando a certe melodie una ripetitività che incanta e annichilisce, affiancando alla ferocia old-school che prevale nell'album il suo modo di intendere il black metal come espressione di emozioni negative, non soltando di rabbia e ferocia ma anche di disperazione. 

"A Vampiir is Born" è un concentrato di violenza, di rudezza ma anche di sublime raffinatezza, che sa picchiare duro ma anche rallentare, graffiare ma anche incantare, nel raccontare attraverso musica e parole l'orrore ancestrale che ha reso conosciuta al mondo la remota regione della Transilvania, risvegliando dai mondo dei morti le creature più malvagie e diaboliche affinchè possano continuare in certe notti solitarie a soddisfare la loro implacabile brama di sangue. 

Alessandro Pineschi
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Hail the Newborn Vampiir 
2. Blackmoon Devourer (Unholy Terror of Countrysides) 
3. Redwater Fangsource 
4. Nocturnal Wingswirl 
5. Exile Bloodtower 
6. Fear the Sunlight

Line-up:
Sadomaster - Vocals, Guitars, Bass
A.B. - Drums, Keyboards

Web:
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