STORMGREY "DNA of Chaos" (Recensione)
Full-length, Great Dane Records
(2021)
A sei anni di distanza dall'uscita dell'album di debutto "Pray.Crawl.Suffer", i deathsters lituani Stormgrey tornano sulla scena con un atteso secondo capitolo dal titolo "DNA of Chaos", pubblicato lo scorso ottobre sotto l'etichetta francese Great Dane Records. Il quintetto originario di Vilnius fondato nel 2011 da una compagine di veterani del panorama estremo lituano, attivi sin dai primissimi anni Novanta in band quali Dissection e Necropsy, si fa ambasciatore di un death metal vecchia scuola influenzato dal thrash teutonico, presentando all'ascoltatore in questo nuovo lavoro trentotto minuti di brutalità carica di tecnica e di virtuosismi mai fine a se stessi, nonchè di rallentamenti al limite del doom e cambi di tempo repentini, volti a trascinare via l'ascoltatore dal suo limbo di quiete per scagliarlo in un vortice di caos sonoro, di orrore e di mai trattenuta ferocia.
Il bassista Liudas Remeika e i due chitarristi Arunas Mikolajunas e Raimondas Kieras sono i tre superstiti della formazione originale, affiancati da ormai quattro anni dal batterista Staugaitis e dal vocalist Andrius Saulys, a comporre una line-up appena battezzata che però sembra aver già trovato una quadratura, agevolata senza dubbio dall'esperienza dei suoi elementi. La produzione dell'album è buona e il wall of sound macina violenza pezzo dopo pezzo, accompagnando efficaciemente i riffing cupi e sinistri dei due chitarristi e le linee disturbanti del basso alla ferocia della batteria e al growl cavernoso del cantante, in un'opera di disturbante malvagità che rimane immutata dall'inizio alla fine, senza tentare mai soluzioni ricercate o sorprendenti. Il death/doom lento e catacombale della prima parte di "When Blood Runs Cold" guida l'ascoltatore verso una serie di accelerazioni furiose che mostrano tutta la qualità dietro le pelli di Staugaitis, per poi rallentare vertiginosamente fino all'assolo distorto conclusivo, mentre "Suicide for Pleasure" risulta assai più breve e martellante, caratterizzata da ritmiche forsennate che decelerano laddove le chitarre assumono tonalità lugubri ed oppressive, a creare un vortice di oscurità e di orrore che sembra destare dal sonno innominabili creature di altre dimensioni.
Lo slow-tempo a metà tra il death e il doom metal di "Fuel Named Hate" spalanca le porte a sonorità ancora più disturbanti, guidate da assoli alienanti e sinistri verso un mid-tempo che scandisce gli interminabili istanti di attesa di un'esplosione che però non giunge, aggiungendo altra tensione al lavoro. "Womb of Darkness" apre una seconda metà dalle durate più sostenute ma che poco aggiunge a quanto già ascoltato; il brano è un crescendo dalla lenta ed opprimente introduzione verso la ferocia della seconda parte, brillantemente govenata dalla batteria di Staugaitis e dal growl infernale di Saulys. La title-track chiude l'album con i suoi quasi sei minuti di durata, aperti dalla violenza del blast-beat e da un riffing sinistro e tagliente, al confine col black, verso una serie di cambi di tempo tra accelerazioni martellanti e slow-tempo che conducono alla deflagrazione sonora del finale, in un'estasi di rabbia e di fermento che non conosce ostacoli. "DNA of Chaos" è un album in puro stile death metal old-school che tanto soddisferà gli appassionati del genere, con una produzione migliore rispetto agli standard e carico di abilità tecnica, ma che a livello compositivo lascia un po' a desiderare: le chitarre dominano raramente la scena e i passaggi death/doom prevalgono generalmente sulle sfuriate, a creare un'atmosfera oppressiva che non incontra mai soluzioni innovative o memorabili, così come il cantato che solo in occasione del refrain di "When Blood Runs Cold" si fa ricordare.
Due album in undici anni e un'attesa di sei non sembrano sinceramente, al cospetto di un lavoro così poco coraggioso anche se molto ben eseguito, giustificare la scarsa produttività del quintetto di Vilnius, che per farsi notare a livello internazionale avrà bisogno di elevare il proprio livello e la propria creatività in vista delle prossime uscite discografiche.
Recensore: Alessandro Pineschi
Voto: 70/100
Tracklist:
1. When Bood Runs Cold
2. Suicide for Pleasure
3. Happy Easter 666
4. Fuel Named Hate
5. Womb of Darkness
6. Poisoned Light
7. Grinder for Thy Flesh
8. DNA of Chaos
Liudas Remeika - Bass
Arūnas Mikolajūnas - Guitars
Raimondas 'Raima' Kieras - Guitars
Arūnas Staugaitis - Drums
Andrius Šaulys - Vocals
Bandcamp
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