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CONJURER "Páthos" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2022) 

Con un interessante full alle spalle, giungono al secondo capitolo i britannici Conjurer, e lo fanno sotto l'egida della Nuclear Blast, pronta ad accogliere sotto le proprie ali protettive il quartetto del Warwickshire, che torna dunque a farsi sentire dopo quattro anni dal fortunato debutto "Mire"; nel mezzo un breve live, una collaborazione, ed uno split con i Palm Reader in cui la band si è "divertita" nel riproporre due cover di "Blood and Thunder" dei Mastodon e "Vermilion" degli Slipknot. Un'attività musicale non certo particolarmente prolifica, ma che non ha impedito ai quattro talentuosi musicisti di fare il salto di qualità, discograficamente parlando, con tutti i vantaggi e svantaggi del caso. 

Avevo particolarmente apprezzato qualche anno fa il debutto degli inglesi, autori di uno sludge/postcore magari non proprio originalissimo, ma estremamente coinvolgente e per certi versi affascinante nella propria semplicità e durezza. "Páthos" irrompe improvvisamente sul mercato, presentando una proposta sicuramente più raffinata e cerebrale rispetto al predecessore, andando ad abbracciare influenze maggiormente "doom" nel senso più classico del genere, tra aperture melodiche particolari ed un'attenzione più dettagliata alla progressione dei pezzi che per certi versi rimandano spesso ad acts più celebri nel genere quali i Cult of Luna, band alla quale i britannici sicuramente devono non poco in termini di influenze. Il risultato? Come già detto sopra un album che fa un deciso passo avanti in termini di stile rispetto al debutto, ma che perdendo forse un pò di istintività rispetto al suddetto lavoro tende alla lunga a risultare un gradino sotto il predecessore. 

All'interno del lavoro possiamo così trovare una serie di influenze più disparate che navigano nel calderone del metal estremo abbracciandone svariate influenze: dalla potenza dell'iniziale "It Dwells" capace di unire un approccio tipicamente post-metal con interessanti aperture melodiche e la durezza del death metal più oltranzista, si naviga a fuoco lento nei rimandi post-core di "All You Will Remember" che riesuma il buon vecchio sound alla Neurosis, si sconfina nel più classicheggiante doom delle varie "Basilisk" e "Those Years, Condemned", fino ad arrivare a rimandi tipicamente death puro di "Suffer Alone" (qualcuno per caso ama i Bolt Thrower?). 

Se dovessi insomma descrivere in sintesi le atmosfere di questo "Páthos", lo definirei come un album sicuramente coraggioso, per certi versi raffinato, ma che alla lunga a mio parere manca di quei due-tre pezzi in grado di innalzare la qualità generale del lavoro. Un album sicuramente consigliato agli amanti del genere, che necessita qualche ascolto in più per essere realmente assimilato, ma la sensazione è che questi Conjurer abbiano solo messo il primo mattoncino, nell'ottica di un'evoluzione sonora che non potrà che regalare ottime soddisfazioni per il futuro. Il talento non manca, il coraggio neppure (e lo testimoniano anche le collaborazioni con bands drone o hardcore nel corso degli anni), segno tangibile di una band che di sicuro non ha paura di osare! 

Recensione a cura di Luca Di Simone
Voto: 70/100

Tracklist:

1. It Dwells 
2. Rot 
3. All You Will Remember
4. Basilisk 
5. Those Years, Condemned 
6. Suffer Alone 
7. In Your Wake
8. Cracks in the Pyre

Line-up:
Jan Krause - Drums
Brady Deeprose - Guitars, Vocals
Dan Nightingale - Guitars, Vocals
Conor Marshall - Bass

Web:
Bandcamp
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Homepage
Spotify

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