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GLI ALBERI "Reinhold" (Recensione)


Full-length, Broken Bones Promotion
(2022)

A ben cinque anni di distanza dall’esordio “The Glimpse”, Gli Alberi tornano con “Reinhold”, un lavoro ambizioso e maturo che potrebbe portare alla ribalta una band dalle grandi potenzialità, che prova a districarsi da una massa informe di proposte spesso tutte uguali, proponendo un disco dai connotati molto interessanti e personali. Un lavoro che denota una genuina voglia di sperimentare e provare a distinguersi. Se già il nome della band è un manifesto del loro credo ecologista, tematica sempre più sentita, è nella materia trattata e del come è stata affrontata che emerge la personalità de Gli Alberi. 

Come intuibile dal titolo, l’album è un omaggio ad uno dei più leggendari scalatori della storia, attraverso un concept che racconta l’epica scalata del Nanga Parbat in Pakistan del 1970, che il nostro affrontò insieme a suo fratello Günther, il quale però perse la vita proprio in quell’occasione. Quello che colpisce durante l’ascolto è la totale connessione tra parole e musica, attraverso un racconto avvincente, narrato in prima persona e che spinge l’ascoltatore a vivere le sensazioni contrastanti vissute in quei momenti. Per questo le atmosfere espresse in musica sono molto varie. La band infatti sfrutta diversi stili musicali per rappresentare nel modo più appropriato questa scalata leggendaria. Se l’inizio affidato alla lunga intro “Nanga Parbat I” serve per entrare nella giusta atmosfera, attraverso una musica accostabile al drone e ci fa salire in alta quota, è con l’hard rock di “Babele” tra melodie e ritmi vagamente psichedelici che si entra nel vivo di “Reinhold”. 

Come non avvertire atmosfere del classico dark sound italiano in un brano come “La danza pallida”, oscura nel suo incedere, con la voce melodica di Arianna Prette a cui si alterna improvvisa la voce maschile acida e maligna. Colpisce in pieno l’interpretazione dell’ospite Narratore Urbano in “Noialtri” in cui si vivono i drammi interiori dei perché. La conturbante “Sulla Vetta” si avvale di diverse atmosfere tra hard rock e istanti al limite del black, in cui ad emergere sono le atmosfere variabili, come le variazioni improvvise che si possono incontrare in alta quota. E’ a metà disco che arriva il brano migliore, quello che colpisce nel basso ventre e fa male. “Aspettami” parte lenta, tra sonorità doom che si aprono a ritmi più rarefatti, con la voce di Prette che penetra in profondità. E non potrebbe essere diversamente parlando del distacco tra i due fratelli, con la parte centrale del brano, tra cori e linee vocali spettrali a sfociare in un coro angelico per accompagnare Günther nell’aldilà. La più ritmata “Sindrome Del Terzo Uomo” è una cavalcata che riporta la band su percorsi più battuti, per raccontare quella discesa solitaria verso la vita. In “Heims” si respirano quelle atmosfere delicate e rarefatte degli ultimi Anathema, quelli di “Distant Satellite” per interderci, e ci si lascia ammaliare dalle melodie vocali. 

Le atmosfere orientaleggianti di “Vuoto alle Spalle” preparano al finale di “Nanga parbat II”, brano che mi ricorda una band seminale come gli Scisma, con il suo rock tra chitarrismo e sperimentazione dai tratti psichedelici. “Reinhold” è un lavoro complesso nella sua concezione, rimandando da questo punto di vista ai grandi classici italiani del prog dei seventies, e che nello sviluppo strumentale dimostra una band cosciente dei propri mezzi. Questo è un album che consiglio a tutti, indistintamente.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 82/100

Tracklist:
1. Nanga Parbat I
2. Babele
3. La danza pallida
4. Noialtri
5. Sulla vetta
6. Aspettami
7. Sindrome del terzo uomo
8. Hiems
9. Vuoto alle spalle
10. Nanga Parbat II

Line-up:
Arianna Prette – vocals
Matteo Candeliere – guitars
Davide Quinto – bass and vocals
Giovanni Bersani – keyboards, guitars, vocals and percussions

Web:
Instagram

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