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WINDS OF TRAGEDY “Hating Life” (Recensione)


Full-length, Tragedy Productions 
(2022)

La monumentale suite di oltre quattordici minuti firmata da Varg Vikernes nel 1994 “Det som en gang var” è probabilmente il primo vero esempio di atmospheric black metal, così come la struggente “Decrepitude” dello stesso controverso artista lo è del depressive black metal. Nei decenni successivi questi due figli non riconosciuti del genere più oscuro del metal, sorti dalla sue stesse ceneri, hanno incontrato un’evoluzione stilistica e lirica notevole, diventando una delle sfumature del metal estremo più prolifiche ed apprezzate; la fusione dei due stili, portata avanti da band quali Woods of Desolation, Austere e Thy Light, è tuttora molto in voga e tende a colorarsi di ulteriori influenze che spaziano dal post-black metal all’ambient, proseguendone il percorso di crescita spesso fino a smarrirne l’identità primigenia.

Non è il caso della one-man band cilena Winds of Tragedy, fondata da Sergio Gonzàlez Catalàn nel 2022 e già arrivata al secondo album in studio, dal titolo “Hating Life”. Il sound di Winds of Tragedy è una perfetta dimostrazione di atmospheric/depressive black metal che non rinnega le origini nere e furiose del genere ma le avvolge in un’aura malinconica e tragica che sprigiona le emozioni più disarmanti e laceranti dell’animo umano, laddove si annidano pensieri insani e sofferenze inimmaginabili. “Hating Life”, in uscita il 17 febbraio, è un album che riesce a fondere la brutalità del black metal old-school alla drammatica maestosità delle sue sfumature più recenti, senza mai esagerare con le contaminazioni e rimanendo ancorato all’essenza disperata e depressiva che ne è l’elemento cardine, accompagnando passo dopo passo l’ascoltatore all’interno dei turbamenti dell’anima e delle ferite del cuore.

Il lavoro si apre con un’introduzione acustica dai richiami post-rock su cui si scaglia la violenza della batteria di Emilio Ramos, unico ospite dell’opera, ad anticipare il growl infernale e il riffing tagliente e serrato di Sergio; un intermezzo delicato e struggente preannuncia la ripresa finale, caratterizzata dalle urla atroci e disperate del mastermind e da melodie di chitarra struggenti. “I Choose to Die” verte al contrario verso il doom metal, scandendo con i suoi riff malinconici l’avanzare lento e drammatico dell’agonia pre-morte, narrata dal growl sofferto di Sergio; la seconda parte del brano è rabbiosa, al confine col black/death, a incarnare l’anima più diretta e spietata di Winds of Tragedy.

La title-track rappresenta un piccolo passo falso, con il suo black/thrash tirato e cupo, cosparso delle urla lancinanti del mastermind, che si discosta dal resto del lavoro. “No Reason to Go On” è invece l’episodio più riuscito, aperto da una lunga introduzione atmosferica e tragica e guidata da un riff struggente dalle eco post-black, mentre la seconda parte si lascia andare ad una ferocia schietta e diretta, chiusa da armonie di chitarra disarmanti. Chiude il lavoro la cupa “Remember We Died”, caratterizzata da un funeral doom lento e sommesso e da un growl abissale, tra mid-tempo claustrofobici e riprese martellanti, il tutto avvolto da un riffing atmosferico e sontuoso di rara maestosità.

“Hating Life” è un ottimo esempio di depressive black metal atmosferico nonchè dimostrazione del talento compositivo e realizzativo della mente dietro a Winds of Tragedy, che nonostante sia un progetto appena nato è già molto prolifico (due album e un EP in un anno) e ben indirizzato; l’album incarna tutte le sue sfumature, intervallandosi molto bene tra sonorità avvolgenti e sontuose, incursioni rabbiose e passaggi delicati e sognanti, senza risparmiarsi momenti lenti e cupi in puro stile doom metal. Gli episodi più diretti sono il grande difetto del lavoro, che troppo bruscamente interrompe qua e là la sua magia depressiva incontro a passaggi inutilmente accelerati, ma è una sfumatura che potrà essere corretta in futuro. Se Winds of Tragedy proseguirà con questo stesso ritmo, non dovremo aspettare a lungo prima di ascoltare un nuovo lavoro, ma intanto godiamoci questo.

Recensione a cura di Alessandro Pineschi.
Voto: 77/100

Tracklist:
1. Living a Lie 
2. I Choose to Die 
3. Hating Life 
4. No Reason to Go On 
5. Wake Me Up From This Act 
6. Death Love 
7. Remember We Died

Line-up:
Sergio González Catalán - All Instruments

Web:
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