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MEMORIAM "Rise To Power" (Recensione)


Full-length, Reaper Entertainment
(2023)

E con questo nuovo “Rise To Power” siamo a quota cinque album pubblicati dalla band inglese in sette anni. E probabilmente la loro lista sarebbe stata più lunga se non ci fosse stata la pandemia a rallentarne la marcia. In diverse interviste, esternate negli anni, hanno sempre ribadito l’obiettivo di pubblicare un album all’anno: un progetto ambizioso ma non impossibile! Sicuramente la band, formata da elementi della vecchia guardia death metal inglese, suona ancora in modo tradizionale, rifuggendo dalla tecnologia, e provando la loro musica in qualche lurida sala prova pregna di fumo e di sudore. E questo si sente in un lavoro che trasuda di marciume grazie ad un suono e ad un groove pieno di vitalità mortifera e lontano dall’asettica produzione tecnologica che spesso rende certi lavori contemporanei privi di un’anima. 

Ecco, se c’è qualcosa che resta di questo ascolto è la percezione di una musica viva che si insinua tra pareti logore e vecchie casse scassate e ci riconnette con una realtà tangibile, lontano da certe velleità virtuali. La vecchia scuola inglese di death metal viene riassunta in queste otto canzoni che si sviluppano in modo organico, sfruttando appieno tutta l’esperienza dei nostri. All’interno di “Rise To Power” si sentono le influenze dei Bolt Thrower e dei Benediction (“Never Forget, Never Again”), band da cui prende origine questo progetto e quindi la musica si sviluppa con tempi mai troppo veloci e che spesso portano a dei rallentamenti, con linee melodiche di chitarra ad accentuare determinati passaggi. Il caratteristico growl di Karl Willetts dai tratti ringhiosi e profondi è un tratto distintivo di questo proposta, che in certi passaggi ricorda anche certi Paradise Lost, soprattutto quando i ritmi si fanno lenti e le chitarre si inerpicano in riff profondi come in “I Am The Enemy” brano che colpisce basso con la sua aria tetra e decadente dai risvolti gotici. 

Questo è puro death metal inglese, lontano da certe soluzioni estreme e trova in brani come la pesante “Total War” uno degli acuti, grazie ad una alternanza tra sfuriate death, un grande riff portante ed i classici breakdown infarciti di melodie che ampliano le atmosfere lugubri. Colpiscono basso “All Is Lost” e “Rise To Power” con il loro groove e le chitarre pesanti come macigni su cui Willetts non si risparmia con il suo cantato aggressivo. Fondamentale risulta la chitarra solista nel ricamare melodie a sinistre e a tratti profonde. La lunga “The Pain” chiude degnamente un album che non presenta momenti di debolezza ma che nei suoi oltre quaranta minuti si dimostra un macigno death metal, ben suonato, ben prodotto, e che farà felici gli amanti del death metal.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 77/100 

Tracklist:
1. Never Forget, Never Again (6 Million Dead)
2. Total War 
3. I Am the Enemy 
4. The Conflict Is Within 
5. Annihilation's Dawn 
6. All Is Lost 
7. Rise to Power 
8. This Pain

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