Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

BORGARTING "Beist" (Recensione)


Full-length, Dusktone
(2023)

E’ da qualche settimana che “Beist” gira costantemente tra i miei ascolti. Nella mia personale classificazione fa parte di quel novero di album che per qualche ragione particolare mi colpiscono, probabilmente per l’atmosfera che riesce a creare e che genera una necessità di continuare l’ascolto e rimandare la recensione. Ad un certo punto però bisogna riuscire a distaccarsi dall’ascolto e provare a condividere quanto offerto dall’album.

I Borgarting sono norvegesi, e nell’ascolto di “Beist” questo si percepisce pienamente per quelle atmosfere black metal glaciali che si incuneano tra i fiordi, generando paesaggi oscuri che a certe latitudini, crearli, riesce davvero bene. Questi vichinghi sono al secondo lavoro dopo l’esordio del 2019 (Far). Le coordinate sono quelle di un black metal dai tratti onirici, definito nel suono, con un’ottima produzione che riesce a risaltare l’insieme, facendo uscire fuori l’anima nera della band. Il suono moderno non deve però trarre in inganno: a queste latitudini le influenze restano sempre quelle primordiali che a cavallo tra gli anni ottanta e novanta hanno definito un genere ed un suono. “Beist” si apre con “De skyldige”, il brano più strano del lotto, un inizio a tratti spiazzante, una musica dalle trame stranianti, che più che richiamare il freddo del nord, porta la nostra mente nel deserto messicano all’interno di un rito sciamanico. “Allfar” ci riporta a coordinate più consone con un death’n’roll che richiama alla mente i conterranei Slegest (d'altronde le influenze sono le stesse). 

Per ascoltare del malsano black metal, veloce, dalle atmosfere primordiali bisogna arrivare alla terza “Hat”, un brano trascinante con dei riff micidiali e poi passare all’eponima “Beist”, che richiama i vecchi Satyricon. Il mid tempo di “Vrede” si candida a brano più epico, con il suo coro che si presta ad inno norreno su una ritmica veloce che spinge al movimento. La voce malefica e gracchiante di Beist si insinua tra le trame sonore e le rende tremendamente malsane, unendo i propri sforzi ai ritmi ossessivi e diretti. Migliore testimonianza è la finale “Gammel hud”. E come non restare sorpresi dalla musica straniante di “Mer” e “Horde”, brani che ti avvolgono silenziosamente tra le gambe e ti immobilizzano nelle loro atmosfere profondamente gelide. “Beist” è un album consigliato a tutte le anime nere che hanno necessità di alimentare la loro sete di malsana oscurità.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 80/100

Tracklist:

1. De skyldige 
2. Allfar
3. Hat 
4. Vrede 
5. Svart 
6. Beist 
7. Mer 
8. Horde 
9. Gammel hud

Web:
Facebook
Instagram
Spotify
YouTube

Nessun commento