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EVERSIN: Intervista

Forti di un disco di qualità e spessore lirico come l'ultimo “Tears on the Face of God”, i siciliani Eversin si affermano nel panorama musicale metal con determinazione, supportati dalla sempre attenta e intraprendente My Kingdom Music.  Abbiamo quindi fatto il punto della situazione con la band, che ha risposto in maniera esaustiva alle nostre domande. A voi!


1) Ciao ragazzi e benvenuti sulle nostre pagine. Vogliamo iniziare facendo un breve riassunto sulla storia della vostra band, dal periodo in cui vi chiamavate Fuoco Fatvo ad oggi?

Ignazio: Grazie mille Sergio, un saluto a te ed a tutti i lettori di Heavy MetaI Maniac (Exciter docet eh? Ahahahaha). I Fvoco Fatvo sono stati una grande band, capace di sperimentare e spingersi oltre molti limiti, cosa che a lungo andare ha finito con il logorare i membri della band…Mi spiego: la band era divenuta una fredda macchina musicale alla costante ricerca di un qualcosa da superare sotto il profilo tecnico, compositivo ed esecutivo. Ci eravamo spinti troppo oltre e siamo collassati. La nostra continua voglia di essere una band “diversa” ci ha portato ad esaurire in breve tempo la vena compositiva. Per questo ho deciso di fermarmi per un po’ e ricaricare le batterie. Con l’uscita dal gruppo del nostro primo ed unico tastierista, ho proposto ai ragazzi di iniziare da un nuovo punto zero, con un altro monicker, tornando alle origini e riscoprendo ciò che ci aveva spinto ad imbracciare gli strumenti. "Tears on the Face of God" ne è il risultato.

2) Adesso entriamo nel vivo della discussione. Ho recensito personalmente il vostro secondo e ultimo lavoro, “Tears on the Face of God” e mi ha colpito per la sua personalità e qualità. Come si è svolta la sua stesura? C’è un compositore principale all’interno della band?


Giangabriele: No, sicuramente non c’è un compositore principale. A volte capita che uno di noi arrivi in studio con un’idea, un riff, che viene proposto alla band; se piace ci si lavora su e si sviluppa. In pochi minuti ci rendiamo conto se quello che stiamo suonando sarà o non sarà una canzone. A volte capita di arrivare in sala prove già con una canzone completa che poi viene solitamente smontata e ricostruita in un’altra che quasi non ha nulla a che fare con quella originariamente proposta. Altre volte invece i brani sono frutto di un vero e proprio “delirio musicale comune” che nasce sul momento. Ogni pezzo di “Tears...” è frutto di questa “cura”; una cura che ha reso l’album così personale nello stile proprio perché frutto di tre menti che compongono la loro musica all’unisono, ma che concepiscono la musica in maniera molto diversa.

3) Potreste spiegarci di cosa trattano i testi di questo nuovo album?

I: Tears On the Face of God” non è un concept, ma tutti i testi trattano il tema della guerra. È un tema che mi ha sempre affascinato, ed al di là delle mie inclinazioni politiche, penso che sia un tema molto interessante da trattare in un’opera Metal. Il titolo nasce da una frase che mia nonna mi disse quando ero bambino. Disse: “’a guerra fa chiangiri ‘u Signuruzzu” (la guerra fa piangere il Signore). Quella frase si scolpì nella mia mente. Fatto qualche cambiamento penso sia divenuta un titolo grandioso per un disco metal. Se leggete bene i testi troverete riferimenti a personaggi storici del passato, personaggi che hanno a mio avviso cambiato il corso della storia, segnando fortemente il periodo in cui vissero. A questo proposito il testo di “Nightblaster” penso sia il più rappresentativo dato che è davvero zeppo di riferimenti ad un uomo che fece delle guerra il suo punto di forza. Altro testo molto “storico” è quello di "Nuclear Winter", che oltre a parlare della bomba atomica sganciata su Hiroshima, assume in seguito il tono di una vera e propria preghiera durante il verso “Antichrist Is the Name of War”. Sono molto orgoglioso dei testi del disco. Per scriverli ho impiegato molto tempo proprio perché non volevo cadere nello scontato o nel ripetitivo. La guerra è da sempre un tema molto trattato nelle opere Metal, e proprio per questo deve essere trattato in maniera molto personale, per far sì che non risulti riciclato… La guerra viene trattata osservandone tutte le sfumature, fino ad arrivare al testo di “Tale of a Dying Soldier”, che potrebbe essere descritto come la confessione di un soldato camuffata da racconto… Quel testo è davvero molto bello, forse uno dei più belli che io abbia scritto fino ad oggi. Non c’è che dire, sono molto soddisfatto del disco nella sua interezza… Le lacrime sul volto di Dio.

4) La vostra proposta non è sicuramente associabile a un termine come “sperimentale” e cose simili, ma credo che abbiate una buona gamma di elementi metal all’interno del vostro sound. Come definireste la musica che fate? 

G. Sicuramente non POP hihhiih…scherzi a parte, gli EVERSIN hanno una solidissima base Thrash su cui confluiscono una marea di influenze provenienti da molti altri generi. Come ho anticipato poc'anzi, è tutto frutto di una forte eterogeneità nei gusti musicali personali. Io ad esempio ascolto dalla musica per pianoforte al Metal estremo; Ignazio…beh per lui se non è Metal non è musica; Angelo invece è molto legato all’heavy/thrash anni ‘80...queste differenze, ovviamente, confluiscono nel nostro songwriting e danno agli EVERSIN il “LA” per una proposta musicale fresca e personale;

I: Siamo una band Thrash e siamo orgogliosi di esserlo. Siamo una band che suona il proprio Thrash, senza perdere tempo a scopiazzare i TestAmenT o gli Slayer per poi spacciare il plagio per il solito tributo al passato. Di sicuro abbiamo delle influenze esterne, come tutti, ma ci facciamo in quattro per dare alla nostra musica la personalità necessaria per farsì che la band sia riconoscibile e personale e non solo un’altra banducola da quattro soldi impegnata a scopiazzare quanto fatto dai Destruction venti anni fa…

5) La vostra preparazione tecnica è indiscutibile, anche se credo che non sia mai fine a se stessa ma venga messa a disposizione delle canzoni e del loro feeling. Quanta importanza date a questo aspetto? Credete che in futuro continuerete ad evolvervi in questo senso? 

G. Per esser dei professionisti, bisogna prima conoscere gli strumenti del proprio mestiere; farli propri ed imparare a sfruttarli al meglio. Questa affermazione è valida ovviamente anche per la musica; non basta imbracciare lo strumento, suonare qualche nota e fare la rockstar. Gli EVERSIN sono sicuramente dei professionisti che sanno usare le loro doti tecniche per esprimere al meglio le proprie emozioni e coinvolgere l’ascoltatore portandolo ad esplorare quelli che sono i sentimenti e le emozioni espresse nella nostra musica.
I: Sono felice tu abbia sottolineato come la nostra sia una tecnica non fine a se stessa. La gente ci ha sempre definito come una band molto tecnica, a volte anche troppo… Che ci vengano riconosciute delle doti tecniche è una cosa che sicuramente fa piacere, ma non siamo una sterile band che ama mostrare solo il lato prettamente tecnico della musica che compone…Penso che "Tears on the Face of God" sia assolutamente bilanciato, dato che presenta dei brani suonati con perizia tecnica, cura e capacità esecutiva, ma allo stesso tempo permeati di emozioni e passione.

6) Come sono stati, finora, i responsi del pubblico e della stampa specializzata verso “Tears on the Face of God”?

I: In tutta onestà, il disco è ancora in una fase di “presentazione” dato che sono appena 3 mesi che è uscito ufficialmente, ma ad oggi siamo assolutamente più che soddisfatti dei responsi ricevuti. Certo, non manca mai qualche “professorone” a cui piace inventare parole nuove ed etichettarci in maniera poco azzeccata, ma in fondo è parte del gioco…
G. Non sta a noi dirlo ihihih…anche se onestamente mi sono sembrati molto positivi. 

7) In generale ho notato che, stranamente, le band italiane, in Italia e non solo, sono spesso oggetto di critiche più aspre rispetto a quelle straniere, per uno strano atteggiamento di ascoltatori e addetti ai lavori. Spesso infatti si dice che in Italia si favoreggiano le band nostrane, ma io credo sia proprio l’opposto. Siete d’accordo con quanto dico oppure pensate che le reazioni siano uguali per tutti? 

I: Ah, l’Italia…se l’esterofilia fosse pane nessuno morirebbe di fame, ahahahah…Che dire a proposito? La situazione italiana fa acqua da tutte le parti, la gente idolatra la prima band scandinava e dimentica di dare un’occhiata alle dozzine di band valide che popolano la nostra terra…Si vive secondo il principio del “che ha di più di me? Io lo faccio meglio”. Non c’è coesione tra le band ma solo competizione non sana, un atteggiamento davvero poco producente e decisamente immaturo. Nemo profeta in patria? Sarebbe ora di cominciare a sfatare questo mito del cazzo.


8) Vorrei che citaste, se ci sono, le influenze che hanno forgiato il vostro sound. 

G. Per quanto mi riguarda sicuramente Dream Theater, Annihilator, Metallica, Nevermore, Sepultura, Pantera.

I: Uhm…le influenze personali spesso non convergono nella composizione di brani degli EVERSIN…Io vivo di pane e Thrash Metal, dalla scena della Bay Area degli anni ’80-90, fino alla scena Europea della triade teutonica e non solo… Di sicuro Megadeth, Annihilator e Metallica hanno avuto un forte impatto sul nostro modo di scrivere brani, ma siamo stati capaci di decodificare la loro proposta per forgiare il nostro stile…

9) Premettendo che anche nell’Italia del nord ancora oggi non ci sono le condizioni ottimali per emergere per nessuna band che propone metal ad un livello ancora underground, vorrei chiedere a voi, che venite da Agrigento, come vanno adesso le cose in generale…

I: Guarda, senza voler peccare di falsa modestia o apparire presuntuoso…Non ho problemi a definire gli EVERSIN come l’unica band di Agrigento e provincia che, dai tempi dei grandi Nuclear Symphony, sia stata capace di raggiungere determinati traguardi. Ci sono buone band, questo sicuro, ma mai nessuna di queste si è spinta oltre un paio di autoproduzioni e qualche concerto in Regione. Sinceramente noi abbiamo da tempo raggiunto traguardi di ben altro spessore con sudore e sacrifici, e penso sia corretto sottolinearlo.

10) Siete attivi sul fronte live? Credete sia importante per una band questo aspetto?

G. Per noi è vitale suonare dal vivo e penso che ogni band debba cercare di far più date possibili. Il nostro ultimo live, ad esempio, è stato questo Febbraio; abbiamo suonato il nuovo album per intero e devo dire che la risposta del pubblico è stata fantastica, con i ragazzi che pogavano sotto il palco…io mi sono veramente spaccato! Noi cerchiamo di fare più date possibili, ovviamente quando la quadratura del cerchio musica/lavoro ce lo permette.

11) Se vi fosse data la possibilità di aprire per una grande band, quale scegliereste e perché?

I: Quanto tempo ho? Ahahahaha, bè di sicuro sceglierei tra Megadeth, Slayer o Annihilator…

G. Nevermore. Fare un duetto con Jeff sarebbe priceless!!!!

12) Bene ragazzi, l’intervista è finita, concludete come volete! 

G. Ti ringrazio per averci dato l’opportunità di esprimerci con la tua intervista ed approfitto per dare un saluto a tutti i vostri lettori e a tutti i sostenitori degli EVERSIN. HAIL!!!

I: Grazie di cuore per le bellissime parole che hai speso sul nostro nuovo disco e per lo spacio che ci hai concesso. A presto. THRASH ‘TILL DEATH!!! 


Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"

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