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Huntress “Starbound Beast”

Full-length, Napalm Records
(2013)


Strano caso questo degli Huntress. Il gruppo propone un heavy metal abbastanza classico influenzato sia nel feeling che nelle liriche da temi occulti, di magia e di fantasia. Tutto il reparto lirico è sostenuto dalla bionda e piuttosto attraente Jill Janus, la quale non si fa alcun problema ad esporsi sia fisicamente con abiti provocanti, e sia con dichiarazioni riguardo i suoi interessi e pratiche esoteriche.
Il genere suonato come dicevo è un heavy metal piuttosto standard, con richiami sia alla vecchia scuola e al power statunitense, loro terra d’origine. Dicevo che è uno strano caso e vi spiego perché. Da quando il metal classico è ritornato in auge e anche i fricchettoni magri con la frangetta mettono le t-shirt dei Maiden, dei Judas Priest ecc, ecco che loro irrompono sul mercato con questo album (preceduto da “Spell Eater” di appena un anno fa) che riprende in toto tutto quel bagaglio heavy metal che ormai stava puzzando di naftalina. Il fatto è che loro non sono gli unici ad aver fatto una scelta nel genere, che fino a qualche anno fa era ritenuta un suicidio commerciale oltre che roba per dinosauri sfigati.

Detto questo, noi non sapremo mai se tutto ciò sia frutto di una reale e genuina pulsione della band oppure operazione studiata a tavolino, ma io voglio pensare alla prima opzione. Anche perché questo disco dimostra parecchi punti dirompenti, sebbene alternati ad altri appena sufficienti. Mi riferisco ad una tracklist che in generale si mantiene su buoni livelli qualitativi, ma che non si dimostra all’altezza della situazione in maniera costante. Quindi abbiamo un inizio col botto con “Blood Sisters”, seguita da una non proprio convincente “I Want To Fuck You To Death”, scritta da Lemmy dei Motorhead, amico della cantante Jill. Ma il connubio pare non aver dato grandi frutti…Si prosegue con la più riuscita “Destroy Your Life”, dove la voce della bionda singer si distingue per timbrica e buone intuizioni sulle metriche. Infatti, a dirla tutta, senza la voce di questa ragazza, melodica, oscura e rauca allo stesso tempo, probabilmente questo disco sarebbe passato molto più inosservato. Basti anche pensare che anche nel cover artwork dei loro due dischi è presente la sua figura, segno che anche a livello di immagine e personalità gli Huntress puntano molto sul suo appeal commerciale.

Tra tentazioni alla King Diamond e un piglio quasi vicino a una certa Sandra Nasic dei Guano Apes (lo so, non fanno metal, ma la voce per me ha parecchi punti in contatto, soprattutto guando si fa graffiante e grintosa), la brava Jill eleva questo lavoro da una mediocrità quasi sicura. Purtroppo infatti non sono finiti gli episodi sottotono, e infatti la title.track non riesce ad ammaliare, pur strappando degli apprezzamenti tiepidi, più che altro per l’aura cupa che emana il finale, quasi doom.
Fortunatamente ci pensa la thrashy “Zenith” a dare un bel calcio in culo all’ascoltatore, veloce e velenosa come un pezzo degli Overkill, e un ritornello ben memorizzabile. Ancora bella musica con “Oracle”, che presenta addirittura un lavoro di chitarra a volte associabile al metal estremo. E in generale direi che la parte finale non presenta cali eclatanti, chiudendo un disco ben pensato e confezionato, seppur non esente da qualche difetto di troppo.

Questi difetti vanno ricercati in una band che non supporta a dovere una vocalist di razza, che potrebbe fare molto di più con dei musicisti più ispirati e abili. Anche sotto il profilo tecnico la band, tolta la singer davvero in gamba, non è nulla di che, o almeno non dimostra qualità ben udibili. Tutto si riduce a un album ben suonato e ottimamente prodotto, ma in cui la presenza di Jill è troppo preponderante. Mi chiedo se questa band, tolta la sua voce, avrebbe avuto la stessa attenzione che sta avendo. Tra abiti succinti, fascino da strega e una voce dirompente, è lei che in fondo tiene a galla questa barca. Una barca non brutta, certo funzionante e a volte anche sorprendente, ma che ha bisogno di un bel restauro generale.

Recensore: Sergio Vinci
Voto: 66/100

Tracklist:
1. Enter the Exosphere 01:29 instrumental
2. Blood Sisters 04:46
3. I Want to Fuck You to Death 03:49
4. Destroy Your Life 04:29
5. Starbound Beast 05:21
6. Zenith 04:04
7. Oracle 04:59
8. Receiver 04:41
9. Spectra Spectral 05:23
10. Alpha Tauri 06:36

DURATA TOTALE: 45:37

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