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BLACK FAITH "Nightscapes" (Recensione)

Full-length, Throats Productions
(2017)

Una cosa che ho sempre visto non di buon occhio sono le band poco prolifiche. Mi spiego meglio: se è vero che molte volte sia meglio la qualità alla quantità, è anche vero che in troppi casi ci si celi dietro troppe ragioni per giustificare l'assenza sul mercato con nuovi album di inediti. Di certo i Black Faith, con i loro quasi quindici anni di attività, e al netto di ep, split e demo, coi loro due full-length pubblicati compreso questo nuovo “Nightscapes” non si possono definire di certo tra i più sbrigativi, ma nel loro caso c'è un aspetto non trascurabile, che cancella immediatamente tutte le mie perplessità: la qualità della loro musica.

Sono sincero dicendo che per me sono sempre stati una buona band e il precedente "Jubilate Diabolo", pubblicato nel 2013 da Mother Death Productions, era in definitiva un buonissimo album ma non trascendentale, a mio modesto parere. E invece con questo nuovo "Nightscapes" finalmente, dopo molti anni sui palchi e cambi di line-up, i Nostri sembrano aver raggiunto una maturità e una coesione degne di nota, sfornando uno dei migliori lavori black metal che ho sentito negli ultimi anni non solo in Italia, ma in generale. 
L'aspetto che subito mi ha colpito è la loro totale devozione verso un concetto antico di black metal, crudo sia nelle intenzioni che nella produzione, scarna ma tagliente come una lama di rasoio, dove le chitarre sono le protagoniste assolute, con riff su riff di una malvagità incredibile. Reputo da sempre Snarl (chitarra-voce) come uno dei migliori chitarristi e screamer italiani in ambito black, e qui me lo conferma in pieno, anche perchè le canzoni e le liriche sono tutte farina del suo sacco, eccetto per “Culmination of Injustice” (Music: Attar, Lyrics: Acheron), e “Nightscapes” (Music: Acheron, Lyrics: Snarl).

Non sto troppo a girare attorno al discorso, quindi comincio ad entrare nel vivo. Il disco si apre con una doppietta da infarto, con le brutali "Obsecratio" e "Culmination of Injustice". La prima è un affresco di black metal che sfiora la velocità dei Marduk più intransigenti e gli influssi black-thrash degli Tsjuder, in una cascata di blast beat che sorreggono riff al fulmicotone. La successiva invece sembra voler mantenere le coordinate della violenza e della velocità, ma è presente una maggiore dose di melodia che ci riporta a certe cose dei maestri svedesi del genere. In questa traccia abbiamo come ospite Xes alla voce (Infernal Angels, Lilyum), che irrompe verso la fine del brano col suo growl luciferino e profondo. La presenza di quest'ospite spiana la strada a quella che sarà una usanza in questo album, e infatti troveremo in altri brani altri ospiti più o meno noti della scena italiana. Dopo "Preghiera" (Intermezzo, special guest Mancan e Sicarius degli Ecnephias), che appunto si rivela come una traccia parlata che funge da intermezzo, parte la cadenzata "NeverEternal",  un brano che mi è parso decisamente buono, ma che fino ad almeno metà canzone rimane un po' sottotono, riprendendosi dopo il quarto minuto di durata, con azzeccati arrangiamenti malinconici e successive impennate black tout-court. Ci accorgiamo anche che stavolta i Black Faith non si sono risparmiati nel minutaggio, andando spesso oltre i sei minuti di durata media per brano, e che i pezzi sono spesso molto variegati e strutturati. 

Si torna a pestare duro con "In Total Disgust", brano dove io ci ho sentito qualcosa degli Urgehal ma anche di tante altre band che hanno fatto dell'intransigenza sonora e del black più bastardo la loro ragione di vita. Anche se verso il finale abbiamo dei rallentamenti e delle parti leggermente più atmosferiche, il brano trasmette alte dosi di odio e pessimismo, con Snarl che soprattutto nel finale sputa pure i polmoni, e la batteria instancabile di Hyàkrisht che sconquassa tutto. Tutti questi sono elementi che per il sottoscritto bastano da soli a spiegare cosa deve essere il black metal. Ottimo brano, sicuramente uno dei migliori del lotto!
Si prosegue con "Throwback!" (ospite alle backing vocals Lord of War degli Athanor e Hellsteps), altro episodio di follia nera come la pece, altro tassello fondamentale per un album che, proseguendo, sembra guadagnare sempre più punti, soprattutto perchè l'intensità invece che scemare aumenta, e l'ascoltatore non ha praticamente mai tregua. Se l'originalità non è l'arma su cui puntano i Black Faith, certo non si può dir loro che non sappiano fare del black metal. Quest'altra traccia è una mazza chiodata in pieno volto, spietata e assassina, assetata di vendetta e sangue. Altro highlight, per il sottoscritto, che si infila nel deretano di tanti fighetti che ancora non hanno capito cosa è il Metallo Nero. Da segnalare anche la presenza, come ospite, di Triumphator degli Atavicus, autore di un assolo di chitarra.
Ancora black old school con "The Shadow line", che si presenta con una velocità leggermente più contenuta e che richiama i grandi nomi norvegesi ma soprattutto finlandesi per il il feeling delle chitarre, stavolta più malinconico. Una traccia che personalmente avrei visto bene in un disco degli Horna (et family).
Ci avviamo verso il finale del disco, e la band piazza altre quattro perle nere. La prima di queste è "These Corridors spurt blood", che va di diritto ad inserirsi alla già corposa lista di picchi dell'album. Il suo feeling mortifero e gli ammiccamenti al thrash priimitivo la rendono una traccia a mio avviso bellissima. Arriviamo quindi alla title-track, "Nightscapes" (special guest: Kjiel degli Eyelessight alla chitarra acustica). In questo brano i Black Faith mostrano il loro lato più "melodico" e intimo, in una canzone che comunque, tolta la maggiore malinconia presente nel riffing di chitarra, non perde le prerogative fin qui messe in mostra, ovvero di restare ben ancorati ad un concetto di black metal incontaminato e senza fronzoli, seppure, come dicevo, ben articolato e compositivamente mai banale.

L'ultima vera canzone in scaletta è "Consecrabor" (special guest: Sinister, Backing Vocals in "Consecrabor", courtesy of Solitude Project and Catechon). In questo caso abbiamo davanti qualcosa di più meditato, con un approccio della band più ragionato. Il brano, che dura oltre sette minuti, ha delle influenze quasi depressive, o sarebbe meglio parlare di malinconia che avvolge un po' tutto, per lasciare spazio poi alla outro finale, che in realtà è una traccia nascosta, dove vari rumori inquietanti chiudono l'opera.
Il finale di una recensione di solito è riservato alle conclusioni. Ebbene, facendola breve dico che sono stato molto colpito da questo lavoro. I Black Faith in questo disco hanno dimostrato di saperci davvero fare, e si collocano a pieno diritto come una delle migliori realtà black metal nostrane, forti di un disco che, sono sicuro, si imporrà per lungo tempo sopra molti altri nomi più blasonati da qui fino ai prossimi anni. Complimenti!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 80/100

Tracklist:
1 Obsecratio
2 Culmination of Injustice (Acheron at lead vocals)
3 Preghiera (Intermezzo)
4 NeverEternal
5 In Total Disgust
6 Throwback!
7 The Shadow line
8 These Corridors spurt blood
9 Nightscapes
10 Consecrabor
11 Outro (Ghost Track)

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