KREATOR "Gods of Violence" (Recensione)
Full-length, Nuclear Blast
(2017)
Non starò qui a scrivere un papiro solo perchè mi trovo davanti al nuovo album di uno dei miei gruppi preferiti di sempre. Ormai l'andazzo del thrash è più o meno sempre il solito per ciò che concerne i vecchi nomi ( ma coi nuovi non è che vada molto meglio); album fatti con tanto mestiere, suonati e prodotti alla grande, ma che peccano di una grande qualità , ovvero l'anima. E a questo si aggiunge anche un grave deficit a livello di cattiveria, e se ti chiami Kreator e fai thrash non è il massimo tutto ciò.
"Gods Of Violnce" si aggiunge alla lista di album post-2001 a cui ci hanno abituato i Kreator, dischi dei quali sinceramente io ne avrei fatto volentieri anche a meno. Perchè, se da un lato è pur vero che non stiamo parlando di brutti album, dall'altro è anche vero che questi dischi odorano, chi più chi meno, tutti di plastica. Sono album che forse potrebbero impressionare o piacere ad un pubblico giovane, ma non di certo a un quasi quarantenne come me, che li segue da trent'anni quasi. Il problema principale in fondo è proprio questo, perchè in realtà questo "Gods of Violence" non è un brutto album, ma è innocuo, non punge, non è ficcante come dovrebbero essere i Kreator. Parlando schiettamente, per me i Kreator erano quasi più credibili quando giocavano col gothic. Se non ti senti una cosa addosso, è inutile cercare di riproporla, perchè il risultato non saprà nè di carne nè di pesce. Le incursioni melodiche ammiccanti a certo death melodico svedese che si sono insinuate pian piano nel sound dei teutonici in questione, trovano in questo album ancora più spazio, col risultato di smorzare puntualmente dei brani che partono bene, ma che si intoppano in un pantano quasi stucchevole a metà strada tra il metal classico e lo swedish più "facilone". Non riesco a capire il perchè Petrozza, e non uno qualsiasi, uno che ha scritto dei riff monumentali nella sua carriera, debba per forza accontentarsi di svolgere il suo compitino e diluirlo in tutti, e dico tutti i brani, con questa salsa dolciastra.
Già i primi segnali erano arrivati con l'anteprima del brano "Gods Of Violence" e qualche altro stralcio di album qua e là in rete, non mi avevano colpito particolarmente. Ascoltando per bene tutto l'album so bene che non serviranno ulteriori ascolti per capire se è davvero scadente o meno. Perchè il disco non è scadente in sè e per sè, lo ripeto, ma non è cattivo, non è Kreator. Come è successo per i Metallica, anche i Kreator si piazzano in un limbo di mediocrità non troppo incoraggiante, nel quale sono intrappolati da ormai venti anni circa. Certo, in questo periodo di brani belli ne hanno scritti, ma non si sono mai nemmeno avvicinati alla qualità della loro produzione fino al 1995. Questo album è thrash, ma è annacquato. Non quanto l'ultimo Metallica, perchè qui abbiamo dei musicisti con le palle, ma sempre annacquato rimane.
Sicuramente dal vivo i Kreator faranno sempre la loro ottima figura, e la faranno anche i nuovi brani, ma questi dischi sembrano fatti con lo stampino, sono privi di tutto quello che io ricerco nel thrash.
Ormai anche loro sono andati, però grazie di tutto Kreator, avete scritto la storia del thrash con dischi incredibili, e direi che mi può bastare. Ora vi lascio ai più giovani e innocenti.
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 60/100
Tracklist:
1. Apocalypticon 01:06
2. World War Now 04:28
3. Satan Is Real 04:38
4. Totalitarian Terror 04:45
5. Gods of Violence 05:51
6. Army of Storms 05:09
7. Hail to the Hordes 04:02
8. Lion with Eagle Wings 05:22
9. Fallen Brother 04:37
10. Side by Side 04:19
11. Death Becomes My Light 07:26
DURATA TOTALE: 51:43
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