Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

HUMMINGBIRD OF DEATH / BEARTRAP "Split" (Recensione)

Split 5’’, Give Praise records, To Live A Lie, Here and Now Records, Riotous Outburst 
(2017)

Dodici pezzi per una durata totale inferiore ai due minuti, cinque pollici e due band a condividere tale esigua durata. Una situazione simile non ha nulla di particolare nell’ambito musicale in cui si cimentano i due combo statunitensi, parliamo di powerviolence, fastcore, grindcore minimale sul limitare di territori hardcore. Se nel caso degli Hummingbird of Death siamo di fronte ad una formazione attiva da più di un decennio e con una discografia articolata, lo stesso non si può dire dei compagni Beartrap.
I secondi non amano evidentemente i riflettori né lasciare troppe tracce di sé in rete e affidano quanto vogliono comunicare esclusivamente alla musica.

Un minuto e quaranta secondi in questo contesto sono sufficienti a capire la pasta di cui sono fatti i musicisti in questione, a coglierne l’attitudine e la genuinità dell’ispirazione. Nel caso di questo split siamo di fronte a due bestie furiose che travolgono come una slavina improvvisa quanto devastante. Bastano pochi secondi (metà album in questo caso) per pensare ai maestri del genere: Spazz, Capitalist Casualities, Infest, Crossed Out, Man is The Bastards, Septic Death, oltre a schegge impazzite del Thrash come i seminali Cryptic Slaughter. Si comincia con i nebulosi Beartrap, in cui ci troviamo in un territorio più vicino al grindcore rispetto ai colleghi Hummingbird of Death. La cosa non deve però trarre in inganno, se si volesse ricercare la minima somiglianza ad esempio con i Napalm Death si dovrebbe pescare tra i demo precedenti ad “Hatred Surge” (1985).

La ricetta è semplice, una tensione accumulata portata al punto di rottura esplode sotto forma di pioggia sonora di vetri infranti, chitarre sporche a sputare riff minimali a velocità inaudita, drumming altrettanto fulmineo su cui un cantato spasmodico e rabbioso vomita rabbia e orgoglio. Circa un minuto dopo è il turno dei ragazzi dell’Idaho Hummingbird of Death, la violenza e la velocità sono invariate ma il tutto suona leggermente più controllato, probabilmente in virtù della maggiore esperienza. Le voci qui sono due e ripropongono la formula alternata tra gutturale e urlato ampiamente usata da innumerevoli maestri hardcore-powerviolence. Si giunge così alla fine dello split con l’impressione di aver trattenuto il fiato per tutta la durata, ma allo stesso tempo di aver canalizzato nel modo giusto rabbia e frustrazione.

Prodotti come il presente, a prescindere dal valore intrinseco, in questo caso più che discreto, per certi versi dicono di più del semplice fattore qualitativo. Un genere come il powerviolence o affini ha un legame con la dimensione live molto più radicato rispetto ad altri generi. Come tutto ciò che deriva dal punk presuppone una fruizione simile ad un rito collettivo in risposta ad una situazione esistenziale opprimente. Un tipo di fruizione viscerale, primitiva e intrisa di sudore sempre più distante da quella personalizzata, individuale ed essenzialmente estetica che oggi domina incontrastata o quasi. Questo “quasi” sono le boccate d’aria fresca ed esplosiva che split come questo ancora ci regalano, sperando di respirarla prima o poi sotto ad un palco.

Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo 
Voto: 75/100

Tracklist:

1. H.O.D.- endless dumber- drug cartel 00:08
2. H.O.D.- inherently terrible 00:06
3. H.O.D.- human train wreck 00:06
4. H.O.D.- you had better enjoy treating people like shit while you can 00:07
5. H.O.D.- loser/ a touch too much/ you had better enjoy (reprise) 00:12
6. H.O.D.- acquire knowledge 00:08
7. H.O.D.- endless vertigo 00:07
8. BEARTRAP- weightless 00:07
9. BEARTRAP- ascend 00:13
10. BEARTRAP- demon 00:07
11. BEARTRAP- kneel 00:16
12. BEARTRAP- cross me 00:07

Nessun commento