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NOTT "Disfacimento" (Recensione)

Full-length, Razed Soul Productions 
(2017)

Nott è la one-man band del misterioso H. Archvile, progetto bresciano attivo sin dai primi anni duemila nel panorama black metal, con all'attivo un demo (“The Fall Of The Succumbings”), un EP (“A Trilogy Of Death”) e due album interi chiamati “The Grave Age” e “Immaculate Eclipse”. Con l'ultimo lavoro esso è passato sotto l'egida dell'americana Razed Soul Productions, ed ora il Nostro torna sempre sotto la stessa label con il suo terzo album intitolato “Disfacimento”, il quale prosegue il suo discorso fatto di morte, filosofia nichilista ed opposizione alla religione, rispettando i canoni del metal più nero ed intransigente.
Essi vengono anche ripresi nel suono, greve, lo-fi e nero come la pece, ma non privo di melodie dissonanti e groove malevoli (ma non dobbiamo parlare di black 'n' roll, il tutto si mantiene severo e risoluto), vicini alla scuola polacca (si pensi a nomi quali i MGLA) anche nelle vocals più cavernose rispetto al normale screaming stridulo usato nella scuola norvegese.

Si parte con “Rimpianto” ed i suoi toni dark ambient, tra corni epocali e pulsioni lontane, in una intro alla Lustmord che ci trascina verso un riffing dritto e deciso, il quale si prodiga in loop malinconici segnati da una batteria cadenzata e da vocals cavernose piene di malevolo riverbero; il tutto configura un andamento ipnotico, il quale conosce anche cascate oscure e punti di raccolta dalla malia esistenziale bene in mostra, la quale però non impedisce anche groove graffianti. Il disco segue queste dinamiche anche nei pezzi successivi, per esempio la title track è giocata su un riff circolare ripetuto in sottofondo, sul quale si stagliano ritmi pulsanti e rullanti, così come la voce da orco, in un andamento interrotto da alcuni fraseggi dissonanti, mentre “Declino” si riallaccia ancora di più alla tradizione anni novanta, con un gusto minimale basato semplicemnete su chitarra e batteria, anche se non mancano esplosioni epiche e torrenti dai galoppi serrati.
“Consunto” ci offre in apertura un arpeggio rumoroso, riprodotto a lungo, prima della partenza di un motivo malinconico accompagnato da vocals sotterranee in italiano, con un songwriting sempre scarno e giocato su sezione ritmica e loop di chitarra: impennate di chitarra e batteria cambiano leggermente la narrativa sonora, la quale vede anche melodie ossessive. La finale “Caduta” ci dona un po' più di energia, con i suoi galoppi neri dalle atmosfere malinconiche, presto coperti però dal cantato pieno di riverbero e dai terremoti di batteria, ma poi coadiuvato da bei groove che spingono in avanti la composizione; essa presenta nella seconda metà una serie di soluzioni quasi progressive, le quali ci sorprendono anche con assoli squillanti.

“Disfacimento” è un lavoro molto apprezzabile, il quale forse difetta solo di una certa somiglianza tra i vari brani dovuta alle soluzioni adottate e spesso ripetute, anche se non mancano alcune particolarità che differenziano gli episodi qui analizzati, e di una produzione che penalizza a volte l'impatto dei rullanti di doppia cassa, un po' muti rispetto ai riff di chitarra; detto questo, ogni amante del black melodico, ma non pacchiano, potrà apprezzare un disco che non brilla per l'originalità, ma segue una linea sicura regalando una buona narrativa musicale.

Recensione a cura di: Davide Pappalardo
Voto: 70/100

Tracklist:1. Rimpianto 06:44
2. Infezione 03:36
3. Disfacimento 04:59
4. Declino 04:25
5. Ineluttabile 03:46
6. Consunto 07:13
7. Disprezzo 03:35
8. Caduta 06:37

DURATA TOTALE: 40:55

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