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NIBIRU "Qaal Babalon" (Recensione)

Full-length, Argonauta Records
(2017)

Se l'abisso avesse un suono, nelle sue profondità più remote, dove non arriva la luce, probabilmente avrebbe il suono di questo "Qaal Babalon", quarto full-length dei torinesi Nibiru, in uscita a fine settembre per Argonauta Records. Non sono un vecchio conoscitore di questa band, ma da quello che mi pare di capire i Nostri non amano molto i confini musicali, ma si gettano in brani lunghi che somigliano a sfoghi liberatori, catarsi di un marcio che sembra invadere l'anima e non avere fine.

Quattro brani dove basso distorto, chitarre pesanti e stravolte, batteria pestata come non ci fosse un domani e una voce che non è troppo presente, ma mi pare che si esprima in italiano in un urlo straziato e soffocante, ovvero la voce di chi fortunatamente, ma sfortunatamente, ha trovato la musica come via d'uscita da una quotidianità troppo devastante per la psiche di chi ancora è dotato di sensibilità e pensiero.
Inutile davvero nominare le singole canzoni; tutto inizia in un modo ma non si sa come va a finire. Potrebbe anche finire esattamente con i soliti tre accordi coi quali la band parte, come arrivare a territori ignoti. La ricetta sulla carta potrebbe essere semplice, così come le capacità strumentali per interpretare questa sorta di doom-sludge psichdelico sperimentale, ma da musicista vi dico che probabilmente sarebbe molto più semplice studiare sestine e paradidle per un annetto e suonare prog o simili. 

Quando si punta sulla lentezza e sulla emozionalità che riff circolari possono scaturire si prende una strada impervia, che potrebbe annoiare se non si trasmette il giusto feeling. Ma non è il caso dei Nibiru, figli di gente come Yob, Oranssi Pazuzu, Sunn O))), Bong e compagnia strisciante e iper distorta. Loro sanno come affrontare questo discorso, aggiungendo anche qualche accenno black, come nell'accelerazione inaspettata di "Faboan", così come nel mood morboso che pervade tutto l'album.
Musica non per tutti, ma dannatamente efficace per chi ricerca qualcosa che non sia il solito concime al gusto di plastica fatto solo di tecnica e zero emozionalità.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Oroch
2. Faboan
3. Bahal Gah
4. Oxex

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