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WOUNDS OF OLD "Visions of the Blind Eye" (Recensione)


Full-length, Archaic Sound
(2019) 

Debutto discografico per i Wounds of Old, combo belga di recente formazione dedito ad un doom/death che pesca a piene mani dal repertorio più "arcaico" del genere suonando in maniera decisamente "old". "Visions of the Blind Eye" si divide idealmente in due parti: la prima più legata ad un sound atmosferico, con impiego più o meno massiccio di tastiere, che riporta a tratti alla mente i Septic Flesh di "Mystic Places of Dawn", il secondo di matrice più "british", di estrazione Paradise Lost in primis, tanto nei pezzi più rudi quanto in quelli meno corposi ma resi più vari dall'aggiunta di clean vocals. Il risultato è un album che sembra essere sempre in rampa di lancio ma che, al tirare delle somme, non riesce mai a fare il definitivo salto di qualità che ci si aspetti da un album del genere. 

Un lavoro che risulta infatti alla lunga piuttosto tedioso, sicuramente pregno di idee ma mai troppo chiare e mai inserite in maniera naturale nel contesto; al tutto aggiungiamo evidenti cali qualitativi soprattutto nei pezzi meno tirati, laddove i pesanti innesti delle sopracitate clean vocals non convincono. Come già detto, la prima parte del lavoro presenta caratteri più caldi per quanto cupi e plumbei, una dicotomia di genere che non può che rimandare ai già citati Septic Flesh, influenze evidenti tanto nella struttura dei brani quanto in quella ricerca di una melodia di fondo che fa da ottimo contraltare ad un growling profondo ed una ritmica tipicamente death metal. "What Might Have Been" apre in tal senso in lavoro in maniera piuttosto classica, ma è soprattutto con la successiva title-track che i Wounds of Old sembrano aver recepito alla perfezione le influenze elleniche grazie ad un riff melodico e decadente su cui si dipana l'intero brano. 

Già a partire dalla lunga "The Shadows Know" la band belga inizia ad inserire all'interno della proposta delle clean vocals che, con tutto il rispetto, sembrano totalmente dissonanti rispetto al concept di base della proposta che poi fa calare totalmente l'attenzione dell'ascoltatore nell'ultima parte con pezzi poco convincenti quali "For Wisdom & Eternity" e "The Learning" in cui sembra di ascoltare tutt'altra band rispetto alla parte iniziale del lavoro. Sicuramente i pezzi presi singolarmente, per quanto soffrano dei sopracitati difetti specie in fase esecutiva, non sono certo poi così male, ma è proprio nel contesto che alcuni brani (troppi) stridono rispetto all'intero lotto mollando troppo la presa e concedendo all'ascoltatore troppi motivi di distrazione. Un lavoro insomma acerbo che non riesce a colpire, specie per l'assenza di picchi compositivi in grado di elevare la media generale dell'album. 

Recensione a cura di Luca Di Simone
Voto: 55/100

Tracklist: 
01. What Might Have Been 
02. Visions of the Blind Eye 
03. The Shadows Know 
04. Passage to the Open Square 
05. Monument 
06. For Wisdom & Eternity 
07. Only Speak of Death 
08. The Learning 
09. Mentioned in Whispers

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