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TYPE O NEGATIVE "October Rust" (Recensione)


Full-length, Roadrunner Records
(1996)

Cari lettori (ed in questo caso sopratutto) care lettrici, bentornati ai “Classici” secondo Hellbanno. Per una volta, allontaniamoci da quello che è il Metal tutto d'un pezzo fatto di “Blood, Fire and Death” (chi indovina la citazione si becca lo zuccherino come i cavalli) per planare in un contesto che non brilla d'acciaio, ma di spandex, cera e chi più ne ha più ne metta. Intro niente male eh? Finisco di tessere le mie lodi per introdurre la recensione vera e propria con una nota estremamente più dura e concreta: 10 anni fa veniva a mancare, alla “veneranda” età (ma quando mai n.d.r.) di 48 anni, Peter Steele, leader e fondatore dei Type O Negative. Questa tutt'altro che piacevole ricorrenza mi ha spinto a dissotterrare quello che il Sottoscritto considera il loro album migliore, nonché capostipite di una generazione di “Black Shining Leather” (altra citazione e secondo zuccherino), per potergli dare una spolverata e celebrarne le lodi e le imprese come si merita. Il disco in questione è “October Rust”, rilasciato il 20 Agosto 1996 da Road Runner Records. 

Debuttando con un paradosso, tante delle caratteristiche che personalmente mi allontanerebbero da un certo prodotto musicale metal, sono per presenti al 110% su questo disco dei T0N: l'estrema patinatura del comparto musicale, la lentezza esasperata e l'andamento monocorde della voce, etc etc... Per quanto le cose dette sopra siano effettivamente presenti, questo disco riesce, in mezzo a migliaia che millantano ma non riescono davvero, a creare una VERA atmosfera, che finisce col dissipare qualsiasi dubbio, ora come quando lo ascoltai per la prima volta. Tutto si muove ondeggiando in un contesto musicale che mette in disparte il comparto compositivo canonico, creando quella che può essere definita come una sorta di “colonna sonora” a sostegno del cantato alienante e baritonale P.Steele. Mai prima un disco era riuscito a fare della semplicità assoluta un cavallo di battaglia così efficace: 1h e 12 minuti (!) che scorrono delicati, fumosi, ma allo stesso tempo non privi di significato. 

La dimensione vocale di Peter Steele è in pieno sfoggio in queste sezioni – non me ne vogliano i fan dei Carnivore, ma se lo preferivate su quella roba avete i sugheri nelle orecchie n.d.r. - e funge da catalizzatore di un disco che fa talmente tanto strip-tease che io proporrei di renderlo disco-inno ufficiale. Come quando si gioca con le ombre, questo disco è il “vedo-non vedo” per eccellenza del metal moderno, l'illusione beffarda e peccaminosa creata al di sopra di tutto ciò che fosse considerato “poser”, ma sopratutto un Inno al Sesso senza stronzate alla WASP o alla POISON (la band del cazzo, non il pezzo di Alice Cooper n.d.r.), dove fra sigarette spente, unghie nella schiena e rossetto nero che macchia i bicchieri, tutto assume una forma sinuosa e ed estremamente godibile anche a tanti anni di distanza. E sì, le eventuali accuse di essere “kitch” da morire sono veritiere, ma di fronte ad una rappresentazione così volutamente demodé del concetto di musica, vale davvero la pena di rompere le palle? In conclusione questo è “October Rust”: gotico, volgare, rombante, pacchiano e senza vergogna... ma ha anche dei difetti. 

Hellbanno (L.B.)
100/100 

Tracklist:
1. Bad Ground 00:38
2. - 
3. Love You to Death 
4. Be My Druidess 
5. Green Man 
6. Red Water (Christmas Mourning) 
7. My Girlfriend's Girlfriend 
8. Die with Me 
9. Burnt Flowers Fallen 
10. In Praise of Bacchus 
11. Cinnamon Girl (Neil Young cover) 
12. The Glorious Liberation of the People's Technocratic Republic of Vinnland by the Combined Forces of the United Territories of Europa 
13. Wolf Moon (Including Zoanthropic Paranoia) 
14. Haunted 
15. -

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