Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

NOVAE MILITIAE "Topheth" (Recensione)


Full-lenght, Goathorned Productions 
(2020) 

Tra i progetti musicali occult black metal più ermetici sorti negli ultimi anni troviamo senza dubbio i Novae Militiae, band parigina fondata nel 2009 intorno ai cui componenti permane un'aura di assoluto mistero. Dediti ad un black/doom metal dall'elevata componente esoterica e ritualistica e dalle tematiche sataniche e anticristiane, si sono distinti nell'ultimo decennio tra le molte formazioni appartenenti al cosiddetto "Religious black metal", alla stregua dei connazionali Deathspell Omega e Blut Aus Nord, oltre che dei più attuali Batushka. Si tratta di una corrente estrema che rintraccia le proprie radici concettuali nell'occultismo antico e nella Cabala, nella mistica ebraica così come nella Bibbia, senza disdegnare riferimenti all'Apocalisse, alla tradizione ritualistica arcaica e al culto del male nella sua accezione satanica ortodossa. 

I Novae Militiae sono la perfetta rappresentazione musicale e lirica del black metal esoterico e mistico, capaci di creare atmosfere opprimenti che scavano negli abissi infernali del mondo, risvegliando creature demoniache alle quali affidare le sorti dell'Universo ed evocando spiriti ancestrali da elevare a simbolo di antiche e terrificanti realtà; il caos sonoro che sono stati in grado di elaborare nel cupo e disturbante EP di debutto "Affliction of the Divine", dalle tinte ambientali, e nel brutale primo album in studio "Gash'khalah" del 2017 trova adesso continuità nel nuovo lavoro "Topheth", uscito nel settembre del 2020, che contribuisce ad ampliare l'aura mistica ed oscura del progetto, portandola in una nuova e ancor più spettrale dimensione. Il titolo dell'album rimanda alla tradizione religiosa ebraica, nella quale Topheth era il teatro degli orrori situato nei pressi di Gerusalemme in cui i fedeli sacrificavano i propri figli agli dèi cananei Moloch e Baal, bruciandoli vivi; la copertina riprende invece la composizione cromatica spiccatamente infernale, nell'unione del rosso e del nero, dei suoi predecessori. Il lavoro si apre con "Towards the Sitra Achral", brano dedicato al terrificante regno del male della Cabala ebraica, che dopo una lunga introduzione dalle eco ambientali sfocia in un opprimente black/doom con cori liturgici uniti ad un cantato gutturale catacombale, a dare inizio al rituale; chitarre fredde e sinistre, agghiaccianti urla che sembrano provenire dall'oltretomba e un crescendo di ritmica e di pesantezza sonora accompagnano il brano alla contenuta accelerazione della seconda parte, conclusa da un caos sonoro che trascina l'ascoltatore in una dimensione fatta di oscurità e di pura malvagità, tanto tenebrosa quanto indefinita. Se il brano di apertura non accelera nè decelera mai definitivamente, risultando nel complesso abbastanza piatto, la successiva "Advent of the Prophet" difetta di fantasia e di variazioni, suonando estremamente violenta sin dall'apertura, guidata da una batteria veemente a da chitarre quanto mai oscure, con soltanto una breve interruzione al confine col doom ed un finale in cui si fondono canti ecclesiastici e uno scream cavernoso.

Dopo l'intermezzo ambientale di "The Call of Aeshma", dedicato alla maligna divinità della collera nella tradizione iranica antica, si apre una seconda parte dell'album più ispirata, a partire dalla lunga ed opprimente "Elevated to Him", che con i suoi nove minuti di durata cavalca caparbiamente le nere fiamme dell'Inferno, dominandole fino a penetrarne le stanze più oscure e spaventose. La partenza è di quelle feroci, guidata da una batteria accelerata e da chitarre gelide e affilate che si liberano dal caos sonoro per la prima volta dall'inizio della release, abbandonando il ruolo di comparsa; il rallentamento della parte centrale crea un'atmosfera tenebrosa sulla quale si ergono le urla demoniache più strazianti, per poi lasciare che il crescendo della batteria partorisca una nuova bestiale accelerazione, dando nuovo sfogo a chitarre sinistre e cupe. Altro episodio memorabile della release è "Affliction of the Divine", rivisitazione della title-track dell'EP di debutto, che presenta una prima parte in black/doom lenta ed oppressiva e un riffing freddo e oscuro in crescendo; il brano procede cupo e cadenzato, ai limiti del sopportabile, per poi accelerare improvvisamente con disumana ferocia, chiudendosi in un finale rallentato quasi tragico. Ancora più lento e sinistro è il brano che precede l'outro ambientale, "Tables of Revelations", le cui urla abissali e le gelide chitarre indefinite creano un'atmosfera funerea da gelare il sangue nelle vene, non discostandosi tuttavia di molto dalle parti rallentate degli episodi precedenti. 

"Topheth" è il terzo lavoro in undici anni di attività della band francese, ma parlare di evoluzione è forse eccessivo giacchè nel tempo il suo stile non è in effetti mutato di molto. Il lavoro riunisce le gelide atmosfere ambientali dell'esordio alla ferocia bestiale del suo successore, senza però aggiungere nulla a nessuna delle due cose, finendo per risultare prevedibile e abbastanza monotono. L'unica variazione effettiva è determinata dalla voce, che ha abbandonato lo scream atroce degli esordi per assumere una tonalità rauca e demoniaca che alla lunga diventa difficilmente ascoltabile e troppo estrema per rappresentare in toto il motore vocale del lavoro; le chitarre svolgono un ruolo di secondo piano, nel caos sonoro che regna in ogni nota, mentre la batteria pesta in modo alquanto efficace tanto nelle accelerazioni quanto nei rallentamenti, anch'essi un po' troppo prevedibili, e le rare sfumature sperimentali risultano alquanto vacue. "Topheth" è il prodotto di una band che ancora deve trovare una propria identità musicale, pur avendo perfettamente definito l'aura esoterica che ne rappresenta il giusto contorno, ma la composizione si mostra abbastanza scarna e le idee non molto chiare. Così come i già citati Deathspell Omega e Blut Aus Nord anche i Novae Militiae dovranno probabilmente cercare le loro personali sonorità attraverso la sperimentazione, e forse un giorno riusciranno ad aggiungere allo spirito musicale occulto che già perfettamente incarnano una'idea musicale più definita ed efficace, che si discosti da quanto abbiamo già sentito all'interno della cerchia più mistica e ritualistica del black metal moderno. 

Alessandro Pineschi 
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Towards the Sitra Achra 
2. Advent of the Prophet 
3. Faithfully Reduced to Ashes 
4. The Call of Aeshma
5. Elevated to Him 
6. Affliction of the Divine 
7. The Tables of Revelations
8. A.R.F.A.

WEBLINKS:
Bandcamp
Facebook
SoundCloud

Nessun commento