DARKPOOLS "Gore" (Recensione)
Full-length, Ghost Record Label
(2022)
L’esordio dei triestini Darkpools è un lavoro breve, corrosivo, in cui la band riesce a sintetizzare al meglio il proprio stile, un pugno allo stomaco. Ci troviamo di fronte ad un ep di cinque pezzi più una intro ed un outro. I nostri, come ci spiegano nelle note biografiche, basano la loro proposta, a partire dal nome stesso della band, su un voler denunciare questa società governata dalla finanza. E mai, come in questi giorni che stiamo vivendo, questi temi sono dominanti ed influenzano scelte politiche ed economiche che stanno condizionando e tenendo sotto scacco la nostra società.
Per rendere al meglio questi temi i Darkpools si affidano ad una musica aggressiva in cui ad una forte matrice hardcore, dettata dalla voce corrosiva di Andrea Dean, si affiancano influenze thrash metal, di quello nato negli anni novanta soprattutto con i Machine Head, a cui aggiungerei Hatebreed ed Earth Crisis, con quel sound appesantito dal groove e dal suono pesante come un macigno delle chitarre (Black Moon). Ma è una musica che prova ad ampliarsi, guardando a ritornelli efficaci come in “Crust” dove ritroviamo la parte musicale influenzata da quel new metal che ben si amalgama al riffing più propriamente metal. “Gore”, scelto come brano d’apertura è un pugno allo stomaco che musicalmente più si avvicina alla band di Rob Flynn, con il suo groove e le sue accelerazioni, con un ritornello che prova ad entrare da subito in testa.
Di sicuro il pezzo migliore del lotto è “Last Angel”, in cui emerge prepotentemente lo stile della band, con una interpretazione vocale notevole, con un ritornello ricercato e che contrasta benissimo con il resto del brano. Sulla stessa dimensione si muove anche “Desire To Fire” che vive di contrasti, tra cambi di tempo, stacchi ed una voce che riesce a creare ottime soluzioni, alternando lo stile vocale, tra parti corrosive a parti più “melodiche”. “Gore” è un lavoro veloce, compatto e ben fatto. I Darkpools si presentano con una buona personalità. Unica nota stonata è la copertina, davvero anonima. E poi su un lavoro così breve una intro ed un outro sono un po’ eccessivi. Per il resto ci troviamo di fronte ad un lavoro interessante. Ascolto consigliato.
John Preck
Voto: 72/100
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