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TZOMPANTLI "Tlazcaltiliztli" (Recensione)


Full-length, 20 Buck Spin 
(2022)

Dalla città di Pomona, nel sud della California, arrivano gli Tzompantli, giovane trio death/doom metal di ispirazione indigena che ha appena rilasciato il suo primo album in studio dal titolo "Tlazcaltiliztli". La band nasce nel 2019 per volontà di Bigg O))) con l'intento di rappresentare in musica la cultura mesoamericana precolombiana, concentrandosi sull'aspetto ritualistico e spirituale di civiltà quali Aztechi e Maya; dopo la pubblicazione dell'Ep di matrice prevalentemente death metal "Tlamanalli" si aggiungono al progetto il bassista G-Bone e il batterista Erol Ug, che danno vita ad una line-up inaugurata con questo ottimo debutto sulla lunga distanza, arricchito dalla presenza del polistrumentista Mateotl Gonzalez, a cui è affidata la parte più tradizionalista del lavoro attraverso l'utilizzo del huehuetl e del teponaztli (antichi strumenti a percussione degli Aztechi), il terrificante "fischio della morte" (apparecchio a forma di teschio il cui suono ricorda spettrali urla umane usato dagli stessi nei rituali sacrificali e in battaglia), e lo shaker (una sorta di idiofono), a completare un wall of sound davvero ricco e molto affascinante, per quanto cupo e spaventoso così come le tematiche trattate.

La musica dei Tzompantli è da considerarsi un tributo alla storia dei nativi americani, espressa tramite liriche incentrate prevalentemente sui sacrifici umani rituali e sulla mitologia del Mesoamerica; il nome del progetto attinge all'antica lingua azteca nahuatl, come anche i titoli dei brani, e all'omonima intelaiatura in legno su cui venivano esposti i crani delle vittime sacrificali. Il titolo dell'album, invece, "Tlazcaltiliztli", significa "nutrire il sole e il fuoco con il sangue", riferimento alla cerimonia rituale dell'evocazione degli spiriti dal fumo; il lavoro si compone di sette brani di media durata per un totale di trentadue minuti in cui perfettamente si fondono e si alternano un ipnotico e logorante doom metal ed un feroce death metal vecchia scuola, con apprezzabili passaggi acustici, melodie sinistre e un tocco tradizionale davvero intrigante.

Ad aprire l'opera troviamo la breve introduzione dai richiami tribali "Yaohuehuetl", seguita da "Tlatzintilli", letteralmente "Il quinto sole", riferimento alla credenza degli Aztechi che il mondo odierno fosse il quinto e ultimo stadio dell'Universo, al termine del quale il sole e gli astri e tutto ciò che esiste è destinato a collassare; il brano è un crescendo carico di angoscia dal doom melodico iniziale, scandito dalla chitarre tetre di Bigg O))), alla furia di un death metal guidato dalla batteria di Erol Ulug e da un growl cavernoso e spettrale, fino ad un finale dal riffing sinistro e dai richiami funeral doom. La title-track si apre con un death/doom lugubre seguito da numerosi cambi di tempo e di intensità che virano verso la ferocia della sua parte centrale, il cui riffing tagliente assume contorni puramente death; la tribale "Eltequi" funge da intermezzo, cavalcando melodie tradizionali dai contorni macabri tra riff ipnotici, passaggi acustici e canti ritualistici, a narrare dell'antica usanza azteca di estrarre il cuore dal petto della vittima durante i riti sacrificali.

"Ohtlatocopailcahualuztli" è forse il passaggio più riuscito del lavoro, ricco di riff melodici sinistri che si intervallano ad accelerazioni brutali e passaggi death/doom fino ad un finale dai toni epici e tragici e dal riffing malinconico, il tutto scandito da urla atroci e lamenti inumani; il brano, letteralmente "marcia verso il vuoto", tratta dalla lenta agonia della vittima sacrificale, colpita ripetutamente dalla tipica arma Macuahuiti. Il lavoro si chiude con due brani incentrati sul concetto di offerta agli dèi dei corpi dei nemici catturati in battaglia, il primo dei quali, "Tlamanalli", è ripreso dall'Ep ed è il più feroce dell'album, scandito da un riff serrato e oscuro e dalla batteria martellante di Erol Ulug, tra note tradizionali e passaggi lenti e lugubri, fino ad un finale acustico assai tetro. "Yaotiacahuanetzli" ("Il sangue dei guerrieri") è il brano più lungo della release, oltre sette minuti e mezzo che risalgono dalla lunga introduzione acustica dai richiami quasi post-rock al crescendo epico doom fino all'accelerazione centrale, dal riffing serrato che nel finale assume contorni malinconici, quasi melodrammatici.

"Tlazaltiliztli" è un viaggio tetro e macabro attraverso le più spaventose tradizioni degli antichi popoli mesoamericani, espresso da una musica prevalentemente lenta e ipnotica guidata da armonie di chitarra cupe, che riesce al contempo ad alzare il ritmo e farsi feroce nelle numerose accelerazioni dell'album; i Tzompantli si dimostrano qui perfettamente in grado di esprimere la loro idea di musica, fusione di doom e di death metal, arricchendo il tutto con strumenti tradizionali che mostrano tutta la loro attenzione al tema della spiritualità indigena. Attraverso la loro musica le antiche culture dei nativi americani vengono risvegliate fino a conoscere nuova vita, all'inizio di un percorso musicale e stilistico che potrà in futuro maturare e farsi conoscere all'interno del panorama estremo d'Oltreoceano.

Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 75/100

Tracklist:

1. Yaohuehuetl 
2. Tlatzintilli 
3. Tlazcaltiliztli 
4. Eltequi 
5. Ohtlatocopailcahualuztli 
6. Tlamanalli 
7. Yaotiacahuanetzli

Line-up:
Huey Itztekwanotl o))) - Vocals, Guitars, Drums, Huehuetl drum circle, teponaztli drum, death whistles, shells, shakers
G-Bone - Bass, Huehuetl drum circle, teponaztli drum, death whistles, shells, shakers

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