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THE GREAT DIVIDE "Higher" (Recensione)


Full-length, Independent 
(2022)

Con l'apertura affidata a una canzone come "Speed", che rispecchia in pieno il titolo che porta, non potevamo di certo aspettarci qualcosa di moscio! E infatti i nostrani The Great Divide mettono a ferro e fuoco i nostri timpani con una canzone di rara potenza, hard rock nell'anima ma molto metal nell'involucro (o viceversa, come preferite).

Dalla traccia successiva cominciamo ad avere una discreta varietà tra i vari episodi dell'album. In "No Doubt" la band si fa più heavy e compatta, con un cantato da parte di Mauro Pala che mi ha ricordato i migliori Soundgarden. La sezione ritmica ha anche un non so che di alternative rock, o anche grunge volendo. Il pezzo, insomma, è un buon incrocio tra heavy rock e grunge. La terza "Broadway" è molto potente, con chitarre in primo piano e batteria che picchia sodo. "Everything Is Ruined" ha un'anima riflessiva in apertura ma poi si apre successivamente, diventando una canzone più diretta e melodica delle precedenti. "Rebirth" segue più o meno le stesse orme della precedente, si avvale di riff di chitarra belli grossi che si alternano con una voce melodica che poggia su una batteria in 4/4. In generale un episodio non memorabile, questo, ma abbastanza godibile. 

Entriamo ora nel vivo dell'album, siamo circa alla sua metà, e nuovamente abbiamo un episodio non trascendentale come "Lines", che non è assolutamente brutto, ma che non ha la verve di alcuni episodi posti in apertura. Una buona canzone per l'autoradio, ma nulla più. Ma ecco che l'album si impenna all'improvviso, cancellando qualche momento di incertezza, e lo fa con "Lines", e soprattutto "Piece Of Me", due canzoni che riportano la band a picchiare duro, soprattutto nel primo dei due episodi.

Il finale è più suadente e riflessivo, come mostrano due episodi come "Hell Scar" e "Stay", più rock la prima e più unplugged la seconda, quasi fosse uscita dal repertorio più easy dei Nickelback, ma entrambe convincenti e ben rappresentative di tutto il contenuto dell'album, che ha viaggiato sempre in bilico tra bordate belle potenti e carezze in stile rock. 
Un album in definitiva di certo buono, con qualche incertezza, soprattutto a metà tracklist, ma che ha almeno quattro episodi imprescindibili. In generale, consigliato.

Recensione a cura di Sonia Wild
Voto: 72/100

Tracklist:

1. Speed
2. No Doubt
3. Broadway
4. Everything Is Ruined
5. Rebirth
6. Lines
7. Hell Scar
8. Piece Of Me
9. Clearly
10. Stay

Line-up:
Mauro Pala - voce
Pier Paolo Cianca - chitarra
Gabriele Sorrentino - chitarra
Alessio Ripani - basso
Vladimiro Melchiorre - batteria

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