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Genio, prog e Tesla: O.A.K. - Jerry Cutillo (Intervista)


Jerry Cutillo è un artista davvero eclettico e la sua musica ne rispecchia con molte probabilità tutte le sue abilità e le sue "visioni". L'ultimo suo album targato O.A.K intitolato "Lucid Dreaming and the Spectre of Nikola Tesla" è un concept su Nikola Tesla, personaggio tanto geniale quanto abbastanza incompreso ai suoi tempi. Ma bando alle ciance, lasciamo parlare il signor Cutillo!

1 - Ciao Jerry e benvenuto su Heavymetalmaniac.it. Parliamo del processo compositivo di questo nuovo album?
Salute amici. Anche quest’ultimo album si è rivelato molto impegnativo. Ho potuto tuttavia contare sull’esperienza dei precedenti con l’obiettivo di superarne l’intensità sonora e narrativa. Dopo un preliminare studio sul soggetto in questione, ho rovistato nel mio baule di sketches sonori accumulati negli anni e ne ho inseriti alcuni all’interno di una nuova ragnatela di idee dettate dalle ambientazioni del racconto. Il risultato è stato un concept denso di atmosfere linkate alle vicende di vita di Nikola Tesla, il genio che ha scoperto il XXI secolo.

2 - La copertina di "Lucid Dreaming and the Spectre of Nikola Tesla". Chi l'ha realizzata e cosa rappresenta precisamente?
Con il produttore, dj radiofonico e fotografo Mario Tagliaferri abbiamo setacciato alcune location in cerca di un angolo dove scattare delle immagini e la fortuna ci ha assistito rivelandoci un sottopassaggio, straordinariamente illuminato, dove ho rivolto il mio sorriso in alto.

3- Come mai un concept su Nikola Tesla? Ne vogliamo parlare?
La scelta di Tesla è avvenuta in seguito ad un sogno “lucido”, nel quale lo scienziato serbo mi spiegava come alcune figure della storia presentassero tutte uno stesso tipo di DNA e fossero plasmate da una medesima materia spirituale. Si riferiva a Giordano Bruno, al quale avevo dedicato un album doppio nel 2018 e alle tante, troppe donne bruciate sul rogo a causa della misoginia dilagante che circolava negli ambienti ecclesiastici durante i secoli bui del Medioevo. Anche per loro ho scritto un album, dal titolo “Nine witches under a walnut tree”, uscito nel settembre del 2020. Quelle che provo ad esprimere con questi concept album sono una serie di raffigurazioni tradotte in un musica che vengono assorbite in maniera totale mediante un coinvolgimento dei sensi tipico degli ascolti che si effettuavano negli anni ’70. Dopo la precedente trilogia esoterico-prog (Viandanze - Giordano Bruno - Nine witches under a walnut tree) ho riproposto lo stesso mio stile narrativo musicale, tipico dei dischi da “leggere,” anche nell’ultimo su Tesla e il riscontro di pubblico e critica è andato oltre le aspettative.

4 - Vogliamo parlare delle tue influenze musicali sia passate che presenti e che peso hanno sul suono di OAK?
Ascolto musica da anni e non ho mai avuto preclusioni rispetto a questo o quel genere di musica. Le mie radici tuttavia, affondano nel progressive anni ’70, quando, giovanissimo, iniziai a studiare musica e a seguire le gesta dei gruppi inglesi che si esibivano al Palasport dell’EUR (fortuna volle che distando poco più di un chilometro dalla mia abitazione, alla vigilia dei miei 13 anni nell’agosto 1973, assistetti già al mio primo concerto; e si trattava di Frank Zappa and the Mothers of Invention).


5 - Stai già lavorando a nuova musica? E ci saranno cambiamenti importanti nel sound degli OAK?
La mia parentesi prog potrebbe anche esaurirsi tra non molto, dando spazio a nuovi stimoli, probabilmente multimediali. La musica ha avuto il suo Big Band ma sta esaurendo la sua spinta e il ruolo leader di principale veicolo di comunicazione le è ormai stato usurpato da altre forme d’espressione e dalla loro fusione con altri linguaggi.

6 - Chi è Jerry Cutillo nella vita di tutti i giorni?
Un uomo semplice che con difficoltà riesce ad interagire con l’ambiente circostante e a mascherare le sue originalità e inquietudini.

7 - Vogliamo spendere due parole sugli altri musicisti coinvolti in questo ultimo album degli OAK?
Oltre alle gradite conferme di David Jackson ai sassofoni e Jonathan Noyce al basso, c’è la new entry del batterista Alex Elena (Bruce Dickinson/Iron Maiden) e delle vocalist Dorie Jackson, Dikajee e Laura Piazzai.

8 - Non sempre si parla di strumentazione. vogliamo dare due cenni su cosa di solito usa ognuno di voi in studio e nei live?
È dall’inizio della trilogia partita nel 2016 che piuttosto che inserire suoni su suoni, ho provato il processo inverso: cioè togliere quanto più possibile lasciando dei suoni master che veicolino gli arrangiamenti e le composizioni. Vittima sacrificale è stata la chitarra elettrica che soltanto sull’ultimo “Luci Dreaming…” è tornata a colorare le sonorità OAKiane. Per il resto, mellotrons e synth analogici, insieme ai fiati e alle orchestrazioni hanno principalmente formato il tessuto sonoro dei brani. Nell’ultimo spettacolo dal vivo il line up era formato da David Jackson ai sassofoni, Jonathan Noyce al basso, Dikajee alla voce, Francesco De Renzi alle tastiere, Lucrezia Testa Iannilli al bodhran, Salvatore Scorrano alla batteria e il sottoscritto alla voce - flauto - tastiere - chitarra elettrica.

9 - A te le ultime parole. Un saluto da parte nostra!
Un grazie a tutti voi e un augurio per la musica a venire con la speranza che una canzone non possa cambiare il mondo, ma due; si.


Intervista a cura di Sonia Wild

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