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Midgard "Promo 2011"

Demo, Self-released, 2011
Genere: Black Metal/Industrial

Non lasciatevi ingannare dal nome tipicamente “Pagan Black Metal” come quello di un album degli Enslaved o degli Helheim. Qui si tratta di tutt’altro che pagan black, bensì di “Elektrometal for digital terrorists”: un vero e proprio assalto sonoro con tanto di atmosfere futuristiche.
Violenti, cervellotici, creativi e anche atmosferici, ecco i nostrani Midgard al loro terzo lavoro (dopo un demo e un full-lenght) , un lavoro ottimamente studiato per iniettare adrenalina nelle vene dell’ascoltatore al punto da non fargli rimpiangere né gli Aborym di “FireWalk With us” né i primi Mysticum e neanche gli And Oceans di “Cypher”.

Una continua sorpresa, mai scontati, mai monotoni fin dalla prima traccia ossia l’intro, il quale addirittura rievoca atmosfere dei film degli anni trenta reinterpretate in chiave macabra e subito dopo ecco una mazzata dalle dimensioni colossali : “Avantgarde Geburah” che oltre ad essere violentissima è anche ottimamente bilanciata con una linea melodica in stile Mysticum nel riffing, e con sonorità avantgarde che a momenti mi hanno portato alla memoria anche i Dodheimsgard di “International 666” per la struttura delle vocals. La terza e la quarta traccia a mio avviso risentono abbastanza delle influenze degli Aborym, ma vi sono molte altre influenze nella costruzione del riffing e delle linee vocali. La quinta traccia è invece paragonabile a un pezzo degli And Oceans, ma valgono anche qui le considerazioni poc’anzi dette, ossia che non si può dire mai se un brano dei Midgard va inquadrato come simile all’uno o all’altro gruppo perché riesce sempre a difendere la propria personalità musicale e ciò grazie ai numerosi apporti sperimentali capaci di soprendere l’ascoltatore e non annoiarlo mai. L’ultima traccia è poi più “ cadenzata “ ma non è affatto meno violenta, semplicente si accosta maggiormente all’industrial “di vecchio stampo” o, se preferite, old school.

Piccola pecca dell’album, a voler essere perfezionisti, è data dalle sonorità troppo “cupe” della batteria, quasi ovattate, ma considerato che si tratta di una drum machine (almeno così pare)e considerato che questo non è black metal né materiale per puritani ma industrial/black, l’utilizzo di tali sonorità non guasta e l’effetto finale è comunque assicurato. Altra piccola pecca, a mio avviso, è il ruolo secondario che svolgono le chitarre, che a volte vengono sovrastate dalle sonorità elettroniche. Ma anche questa, come la precedente è obiezione superabile.
Detto ciò, reduce da questo assalto sonoro, non resta che dare a questo lavoro la mia votazione...

Recensione a cura di: Volturnja
Voto: 85/100

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