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PROFANAL "Supreme Fire" (Review)

Full-length, Iron Tyrant
(2016)

Dopo l'ottimo esordio intitolato "Black Chaos" del 2012, tornano alla carica i death metallers livornesi Profanal, con questo nuovo "Supreme Fire". Il sound dei Nostri è fortemente debitore del death metal svedese di gruppi come Dismember, Grave e Unleashed, ma tuttavia riesce a non risultare come il solito copi-incolla privo di personalità. A partire già dalla voce femminile di Rosy possiamo infatti scorgere già un elemento che delinea una strada propria dei Profanal.
La cantante in questione ha tutte le carte in regola per cantare death di qualità, sebbene forse sarebbe stato più efficace un approccio vocale più profondo, che meglio si sarebbe sposato al sound proposto dai Nostri. Ma questo è un giudizio personale, perchè se prendiamo ad esempio una band come gli Asphyx, potremo notare molte similitudini a livello di approccio vocale. Le tonalità, grossomodo, sono quelle usate anche da Martin van Drunen, quindi urla strazianti e maligne più orientate sullo scream che non sul growl.

A livello strumentale i Profanal non mollano dall'inizio alla fine del disco; in poco più di mezz'ora i Nostri riescono a creare scompiglio e devastazione, a suon di riff abrasivi come carta vetrata che creano una atmosfera oscura e asfissiante, e una batteria che picchia dritta e senza troppi fronzoli. La produzione è molto buona e relativamente pulita per il genere, ma riesce a creare quel wall of sound che serve quando si parla di "crunch" e "death metal made in Sweden". Pezzi come "Eternal Curse of Blood", "Despise Mankind", "A Call for Revenge" o "Close the Coffin" rappresentano la prima parte del cd, e mettono in chiaro che non si scherza affatto. Non ci sono concessioni melodiche, non c'è tempo per stare troppo a pensare, ma solo tanta voglia di lanciare questo treno alla velocità più folle possibile fino allo schianto finale.

Dopo il breve intermezzo "Across Death's Path" la band torna con la pesantissima "Thanatophobia" a spiegare un po' alle fighette là fuori che il death metal non è materia per loro, che non si scherza col fuoco... Molto buoni sono anche i pochi momenti in cui la band rallenta il tiro, ma è una vera goduria sentire una band che riesce a coniugare velocità, potenza e groove in questa maniera, costruendo dei pezzi sì violenti, ma anche maturi e dannatamente convincenti. Quando poi alla fine troviamo un macigno di oltre cinque minuti intitolato "Considered as Gods" a chiudere il disco, allora siamo davvero convinti che questa realtà italiana ha tutto il diritto di essere accostata ad altri nomi più blasonati esteri come quelli che citavo in apertura, ma che per altre piccole affinità potrebbero non deludere neanche i fan di gente come Bolt Thrower, Autopsy o Asphyx. 

Sono sicuro che questa band dia il suo meglio dal vivo, ma questo album si candida come una delle migliori uscite death metal di questo 2016. Le cose semplici sono sempre le migliori, quando fatte con cuore, passione e sudore. Bravi Profanal.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 77/100
 
Tracklist:
1. Eternal Curse of Blood 03:35
2. Despise Mankind 04:33
3. A Call for Revenge 02:50
4. Close the Coffin 05:07
5. Thanatophobia 04:20
6. Across Death's Path 00:58
7. Oracle of the Supreme 04:16
8. Burn the Altar 04:09
9. Considered as Gods 05:42
DURATA TOTALE: 35:30 

1 commento:

  1. "[...] ma tuttavia riesce a non risultare come il solito copi-incolla privo di personalità. A partire già dalla voce femminile di Rosy possiamo infatti scorgere già un elemento che delinea una strada propria dei Profanal.
    La cantante in questione ha tutte le carte in regola per cantare death di qualità, sebbene forse sarebbe stato più efficace un approccio vocale più profondo, che meglio si sarebbe sposato al sound proposto dai Nostri. Ma questo è un giudizio personale, perchè se prendiamo ad esempio una band come gli Asphyx, potremo notare molte similitudini a livello di approccio vocale. Le tonalità, grossomodo, sono quelle usate anche da Martin van Drunen, [...]" - Come contraddirsi in pratica nel giro di poche righe. Inoltre, in generale, non è che conta l'avere la cantante donna (ormai poi da anni è pieno anche in campo estremo) rispetto al solito tipico uomo per potersi dire personali ovviamente, quello dipende da come usi la voce, il timbro e tutto, quindi se si tratta come in questo caso da sempre, di una voce che alla cieca potresti scambiare tranquillamente per quella di un uomo, non ti accorgi insomma per nulla della femminilità visto che fa un growl e dintorni assolutamente estremo e paragonabile agli uomini in media, non puoi dire allo stesso tempo che si distinguerebbe dal solito, dalla massa. - "[...] quindi urla strazianti e maligne più orientate sullo scream che non sul growl. [...]" - Ah sì? Van Drunen non fa growl insomma, più o meno profondo ecc., ma più scream? Strano...non ricordo proprio così anche se è un po' che non lo ascolto...

    E ho letto solo fin lì eh la rece eh...

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