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BLOOD FEAST "The Future State of Wicked" (Recensione)

Full-length, Hells Headbangers Records
(2017)

I Blood Feast sono una band thrash metal che proviene dal New Jersey. Immagino ne abbiate sentito parlare; sono una delle band che ha contribuito a fare la storia del Thrash Metal anni’80, anche se non hanno mai oltrepassato lo status di "cult band". Dopo diversi anni di silenzio e diversi stop e ripartenze (l’ultimo loro disco risale al 1990), la band è tornata con un nuovo full-length che uscirà il 14 Aprile tramite Hells Headbangers records.

Il disco dei Blood Feast del titolo “The future state of Wicked” può già essere preordinato tramite la pagina web dell’etichetta discografica che si occuperà della distribuzione e, alcune canzoni, possono già essere preascoltate e già dalle prime note e dai primi lead di chitarra si intuisce bene qual’è l’intenzione della band; mettere d’accordo tutti i thrasher più affamati di violenza sonora. Effettivamente il disco suona veramente bene, i riff di chitarra prendono a pieno, il basso è bello arrogante e i fill di batteria sono ragionati bene. Il disco si compone di dieci tracce inedite create apposta per spaccare la faccia all’ascoltatore. Il “tupa-tupa” della batteria ed i ritmi serrati non tolgono spazio alla melodia delle chitarre, la voce ricorda vagamente le melodie alla Tom Araya degli Slayer che sono accompagnate da pletttrate di chitarra molto punk. 

Da ragazzo che ama il thrash metal fa molto piacere notare che in questi ultimi anni il thrash stia tornando sulla cresta dell’onda e che gruppi di questa portata abbiano ancora qualcosa da dire. Il 2016 ci ha portato tantissimi dischi, dalle band più storiche del genere (Metallica, Megadeth, Anthrax, Testament) a gruppi più giovani e meno famosi come i Blood Feast. 
Per l’intera durata del disco non farete altro che muovere la testa a destra e sinistra. A parere mio l’intenzione della band era proprio questa, fare un buon disco thrash, e questo gli è riuscito alla perfezione. Non aspettatevi un thrash molto tecnico ed elaborato come in un “Brotherhood of the Snake” dei Testament, tanto per citare un comeback di una band famosa del genere, ma pensate più che altro ad un thrash con chiare influenze dei Slayer e Death dei primi tempi e non rimarrete delusi!

Recensione a cura di: Alle Code
Voto: 75/100

Tracklist:
1. INRI 02:47
2. Off with Their Heads
3. Brethren
4. By the Slice
5. The Underling
6. Last Rites
7. Who Prays for the Devil
8. Nein
9. Remnants II
10. The Burn 

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