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FENRIVER "Delta" (Recensione)

EP, Independent
(2017)

Nel caso dei Fenriver, tutto fa pensare all'attenzione estetica per i particolari. Il monicker ricorda l'affluente del Fiume Giallo ma è un chiaro riferimento al natio Po – il quartetto viene da Adria, in Veneto – e tuttavia l'idea geniale è quella di chiamare “Delta” l'ep d'esordio, tracciando così un ideale richiamo all'iconografia naturale dei padri putativi, dal deserto dei Kyuss alle paludi (con delta annesso) dei Down.
Il blasone di richiamo è alto, però la band veneta non tradisce le aspettative, regalandoci quattro tracce di stoner rock che sa essere classicissimo e fresco al contempo, umido come le paludi evocate (italiane o americane poco importa) eppure diretto e macignoso come piace agli amanti dei Nineties. Non solo “stoner”, dunque, ma anche “rock”, una declinazione importante che sottende una scelta di suoni mai esagerata.

Ragguardevole come da copione la durata delle tracce, un minutaggio che i Fenriver impiegano per dispiegare tutte le loro sfaccettature, da quelle stoner, ai richiami Seventies (piuttosto diluiti, per la verità), fino a giungere ad un'interpretazione corale del grunge che fa pensare ad un felice incontro tra Alice In Chains ed Electric Wizard, tra la passione per gli intrecci di Jerry Cantrell e la pacata lentezza di Jus Oborn. 
Tra le tracce spicca di sicuro “Beyond The Storm”, forte di tutti gli elementi citati e dotata di uno di quei break che strizzano l'occhio agli ascoltatori più attenti per lasciare spazio all'assolo di chitarra, scoppiettante come tradizione vuole. Impossibile poi non citare “Il Vortice”, esperimento in italiano che ricorda i Soundgarden di “Louder Than Love” / “Badmotorfinger”, oltre ad una bella dose di grunge italiano quasi contemporaneo alla scena di Seattle, Vortice Cremisi su tutti (chi se li ricorda?). 

Chiude l'EP “In Solitude”, la cui apertura schiacciasassi lascia spazio ad una folle corsa alternative/rock che non stona affatto nel risultato finale, conferendo freschezza al brano. Anche qui affiora l'italiano, una lingua che a quanto pare rappresenta l'ossatura delle future composizioni dei Fenriver. D'altronde, si tratta del più lungo del lotto, quindi... la seconda parte è occupata da una jam “desertica” ipnotica e azzeccata, che avvolge l'ascoltatore portandolo al centro di una Desert Session nostrana, in cui la psichedelia va di pari passo con l'incedere ostinato della batteria. 
Cos'altro aggiungere? Che restiamo in attesa delle prossime mosse di questo promettente quartetto!

Recensione a cura di: schwarzfranz 
Voto: 78/100 

Tracklist:
1. Morphine Dose Blues 06:23
2. Beyond The Storm 05:21
3. Il Vortice 03:27
4. In Solitude 07:50

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