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Macabri e d'impatto: NECROFILI (Intervista)


Abbiamo da poco recensito il loro nuovo ep "Immaculate Preconception", un condensato di musiche e testi devoti all'oscurità più profonda, tra l'altro con cantato in italiano. E siamo andati ad intervistare la band per scoprire di più su di loro. Ha risposto alle nostre domande il cantante-chitarrista Carlo Pelliccia.

1) Benvenuti Necrofili! Parlateci un po' di come si è svolta la stesura dei brani del vostro nuovo ep "Immaculate Preconception", dalla fase di composizione fino alla sua uscita.
Ciao, grazie per il benvenuto! La fase di scrittura di “Immaculate Preconception” è cominciata nel 2016, quando ancora non era stato pubblicato il nostro precedente lavoro “The End Of Everything”. Quando ascoltiamo un album appena pubblicato tendiamo tutti a credere di essere di fronte a qualcosa di fresco, quando invece tra scrittura, registrazione, missaggio, mastering, artwork, stampa e distribuzione, potrebbero essere passati anni da quando l'opera è stata concepita. E’ proprio quello che è capitato a noi con il nostro precedente lavoro, e quindi mentre ne stavamo curando la fase finale, avevamo già iniziato a provare i nuovi pezzi che sono poi finiti su “Immaculate Preconception”. Questa volta abbiamo scelto la via dell’EP, sia per accorciare il periodo di lavorazione, sia perché i cinque brani che avevamo pronti in quel momento ci sembravano funzionare abbastanza bene come opera in sé. Le registrazioni sono cominciate nell’estate del 2017, con la batteria, e le abbiamo completate circa un anno dopo con la voce e gli ultimi ritocchi. Il resto del tempo lo abbiamo trascorso a missare e ad organizzare tutti i dettagli della release. L’EP in digitale è uscito il 12 Aprile, le copie in CD le abbiamo iniziate a distribuire al release party qualche settimana dopo.

2) Il vostro monicker è d'impatto nella sua macabra semplicità. Come mai proprio "Necrofili"? 
Eravamo alla ricerca di un nome che fosse adatto al genere, ma che fosse anche facile da ricordare e che potesse in qualche modo distinguersi. Volevamo un nome semplice, macabro e d’impatto, proprio come hai notato tu. Fu un nostro amico, di soprannome Ragno, a suggerirci “Necrofili”. Da allora ha il nostro ringraziamento perenne nei booklet e copie omaggio ad ogni uscita. Lo dobbiamo citare anche in ogni intervista, o ci fa causa! Grazie, Ragno!


3) Di cosa trattano le liriche di "Immaculate Preconception" e perché la scelta di cantare in italiano?
Pur non essendo un concept album, c’è un filo che lega la maggior parte dei brani dell’EP, da cui viene il titolo del disco: “Immaculate Preconception”, ossia “Immacolato Pregiudizio”, che in inglese suona simile a “Immaculate Conception”, cioè “Immacolata Concezione”, un titolo che vuole descrivere il connubio che c'è tra pregiudizio e fede. In “A Lullaby for Reason” se ne parla a proposito della condanna a morte inflitta a Giordano Bruno dalla Chiesa. In “Infaithcted” a parlare in prima persona è quel pregiudizio che l’educazione religiosa inculca nelle giovani menti, e che non può essere lavato via tanto facilmente, neanche quando ci si discosta da quel cammino di fede. In “Campo de’ Fiori”, il brano in italiano, si ritorna a Giordano Bruno e alla piazza in cui venne arso vivo, ma il discorso viene poi allargato a descrivere non solo i preconcetti prodotti dalla fede religiosa, ma anche quelli che discendono da tutte quelle certezze di cui si fa estrema fatica a dubitare, siano esse culturali, politiche, filosofiche o quant’altro. La scelta dell’italiano è stata piuttosto naturale per una canzone che racconta di un luogo che è a Roma. Non è la prima volta che facciamo un pezzo in lingua madre, nel disco precedente c’era “Signore del Tempo”, e ancora prima abbiamo pubblicato “Cani Sciolti”. Quando c’è l’ispirazione necessaria non disdegnamo affatto l’uso dell’italiano, e ci sono illustri esempi nei generi che frequentiamo, penso ad esempio ai Distruzione, ai Subhuman, ai Malnàtt (quelli buoni di Bologna) e a diversi altri. Nel brano “The Shapeless Thing” cambiamo tema e ci occupiamo dello spettro informe della depressione, quando viene a svegliarti nel cuore della notte e si impossessa della tua mente e del tuo corpo. Cambiamo registro giusto sulla finale “Army of the Reaper”, il cui testo è un omaggio al metal oscuro ed una specie di auto-celebrazione per i tanti anni che lo suoniamo insieme.

4) Si respira un'aria mortifera e maligna nel vostro ep. Cosa vi fa tirare fuori tanta negatività? 
E’ un atto di catarsi, che ci porta a scrivere dei mali del mondo e a sprigionare la rabbia necessaria per metterli in musica.

5) Personalmente non saprei esattamente in che genere collocare la vostra proposta musicale, ma è indubbio che sia roba estrema. Voi cosa mi dite in merito? 
Boh! Quando abbiamo cominciato eravamo più derivativi, ci siamo ispirati sia a gruppi Death che a gruppi Thrash, quindi la matrice è quella, ma poi abbiamo iniziato ad incorporare elementi Black e qualche cosa di più melodico. Ad oggi non ti saprei dire, ci poniamo il problema giusto quando, inviando le copie promozionali in giro, dobbiamo per forza indicare che genere suoniamo. Ognuno di noi ha gusti diversi, che poi si mischiano quando scriviamo e quando arrangiamo, e questo è quel che viene fuori in maniera naturale. Qualche volta veniamo criticati per la nostra miscellanea, mentre qualche altra volta veniamo apprezzati proprio per non essere facilmente etichettabili, dipende tutto dai gusti e dalla predisposizione di chi ascolta. Va bene così.

6) Chi ha realizzato l'artwork di "Immaculate Preconception", e cosa rappresenta? 
L’artwork di “Immaculate Preconception” è opera della bravissima Claudia Ianniciello, che in verità non si cimenta molto spesso con copertine di album, ma lavora più frequentemente nel settore del fumetto e dell’illustrazione editoriale. Già in passato aveva realizzato una copertina per un nostro demo, ma con “Immaculate Preconception” ha fatto veramente un lavoro di livello superiore. E’ una copertina tecnicamente impeccabile, adatta al genere ma senza scadere in cliché, shockante al punto giusto, perfetta per il concept dell’album, ne siamo stati veramente soddisfatti. Il soggetto ritrae una Madonna non convenzionale, tutt’altro che immacolata, nell’atto di sorreggere il frutto del suo seno che ha la forma di una orrida, ma pur sempre santa, larva. L’opera si ispira alle numerose “madonna sul trono col bambino” dell’arte sacra medievale (come quelle di Giotto e Masaccio), citandone la composizione e riprendendone i toni dorati. Qui la Madonna, invece di essere accompagnata dai Santi come nelle opere medievali, è circondata dalle raffigurazioni dei membri del gruppo. Vi consiglio di dare un’occhiata agli altri lavori di Claudia, perché ne vale la pena:


7) Cosa bolle in pentola in questo periodo in casa Necrofili? Nuovi brani? Prossimi live?
Il ciclo è ricominciato: mentre stavamo terminando “Immaculate Preconception”, abbiamo iniziato a scrivere nuovo materiale. Ad oggi abbiamo una manciata di brani pronti. Continueremo a scrivere finché non ci sembrerà il momento di incidere nuovamente, al momento non sappiamo se un altro EP oppure un full-length. Nel frattempo ci stiamo dedicando alla promozione di “Immaculate Preconception” e stiamo programmando alcune date live. La prossima è a Roma il 7 Luglio, al Traffic, dove apriremo per gli storici Assassin.

8) Ho notato che non avete dei suoni molto levigati e artificiali, ma piuttosto abbracciate una filosofia delle produzioni alla vecchia maniera. Siete d'accordo? E chi si è occupato del missaggio e del mastering del vostro nuovo ep?
Sì, siamo d’accordo. Il nostro suono su disco è un po’ frutto di scelta, un po’ di necessità. Non amiamo i suoni artificiali e tutti uguali che è possibile ascoltare in molte produzioni contemporanee, dove certe volte non capisci se a suonare sia il batterista o un software. Per questo operiamo una ricerca sonora che ci porta ad avere dei suoni molto acustici e poco manipolati, che fanno vecchia maniera. Per il resto, abbiamo anche qualche limite con cui confrontarci: le nostre sono auto-produzioni al 100%, il che vuol dire che in studio ci siamo solo noi quattro, con la nostra strumentazione, i nostri microfoni, la nostra attrezzatura per registrare e le nostre competenze. Missaggio e mastering ce li facciamo da noi. Se potessimo impiegare più fondi nella produzione di un nostro lavoro, sicuramente qualcosa sarebbe più levigato, ma la sostanza del nostro sound non sarebbe sconvolta.

9) Due album e un ep in circa quindici anni di carriera. Non è la prolificità il vostro forte, ma vogliamo spiegare i motivi di questa vostra "parsimonia" nel pubblicare nuovo materiale? 
Il metal è la nostra passione, ma non il nostro mestiere: siamo un gruppo underground, il pane ce lo guadagniamo facendo altro. Dedichiamo alla musica quel che possiamo, quindi i tempi sono dilatati tra una produzione e la successiva. Inoltre, come spiegato prima, ci facciamo un po’ tutto da noi, il che allunga ulteriormente i tempi. C’è un vantaggio però: non dobbiamo rendere conto a nessuno. Non siamo tenuti a dover per forza scrivere ed incidere quando non ci viene o quando non ci va, possiamo fare come ci pare sia nei tempi che nei contenuti. In passato abbiamo poi avuto qualche periodo di “blackout compositivo” dovuto a cambi di formazione e a vicende della vita. Ma siamo perseveranti.

10) Ultima risposta libera, concludete come volete l'intervista. Un saluto!
Intanto grazie per l’intervista e per lo spazio concesso. Vogliamo chiudere con un appello: se vi piace il metal estremo non convenzionale, date una chance alla nostra musica, tutto il nostro materiale più recente è disponibile sulle principali piattaforme digitali, comprese quelle gratuite come YouTube e Bandcamp, vi basta cercare “Necrofili”. Grazie!
Grazie, a presto
Carlo

Intervista a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"

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