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HÅN "Breathing the Void" (Recensione)


Full-length, Northern Silence Productions 
(2021) 

"Breathing the Void" è il titolo del secondo album in studio degli svizzeri Hån, formazione a cinque componenti nata a Basilea nel 2009 che propone un black metal atmosferico e malinconico di chiara matrice finnica che strizza però l'occhio alla Norvegia, in una versione moderna e a tratti confinante con il depressive. Il quintetto si è fatto conoscere ed apprezzare nel 2016 con l'uscita del primo lavoro sulla lunga distanza, il brillante "Facilis Descensus Averni", la cui componente melodica e delicata era accompagnata ma non snaturata dalla ferocia del sound, andando a costituire con quest'ultima un tutt'uno che mancava di originalità ma non certo di epicità. In questo secondo lavoro i Nostri hanno cercato di ricalcare le orme del debutto varcando frontiere variegate e dalle armonie meno scontate, senza tuttavia riuscire a prendere una direzione ben definita; l'album è un susseguirsi di midtempo interrotto da sporadiche accelerazioni guidato da un riffing melodico ed avvolgente che si conferma anche in questo secondo lavoro la specialità della casa e riprende l'aura malinconica e atmosferica del suo predecessore, perdendosi però a metà strada tra la sua ordinaria epicità e una poco coraggiosa evoluzione stilistica. 

La band guidata dal vocalist Gnist e dal chitarrista Lodur, unici superstiti della formazione originaria, giungono alla loro terza release in quasi dodici anni di attività con l'arduo compito di donare al primo full-lenght un degno seguito senza riprendere troppo vistosamente lo stile, e nella delicata introduzione acustica che apre la release sembrano intenzionati a farlo, percorrendo con maggior decisione la via della melodia e della delicatezza. La title-track rompe invece gli schemi con un mid-tempo dal riffing affilato e melodico dai richiami finnish, con le linee di basso di Jehoruan che guidano le redini del pezzo mentre il diabolico scream di Gnist, che a lungo andare si fa atroce e sofferente, anticipa la prima accelerazione decisa dell'album, in cui permangono i richiami atmosferici del debutto; la decelerazione di metà brano assume contorni malinconici, intensificati dal successivo passaggio melodico dalle eco post-rock, forse troppo orecchiabile, in cui entra un profondissimo growl ad anticipare l'accelerazione finale. Un medesimo alternarsi di blast-beat e mid-tempo e di scream e growl caratterizza anche la successiva "Olethrus", che sembra destinata a rimanere in sospeso tra ferocia e melodia fino alla veemente accelerazione finale, la cui essenza epica e melodica disegna superbe armonie a suon di riffing e della pesante batteria di Grevlin; dopo due dimenticabili passaggi a vuoto si apre una seconda metà di album abbastanza ispirata, a partire dalla decisa "Asterion", il cui blast-beat iniziale viene accompagnato dalle chitarre atmosferiche di Lodur e Kryptos e dal catacombale growl di Gnist, portando tra rallentamenti in mid-tempo e passaggi melodici ad un finale epico dal riffing avvolgente e delicato.

La successiva "Dissent" regala al lavoro il primo vero salto di qualità, appoggiandosi alla lenta melodia iniziale con una carica di ferocia ed aggressività, passando poi ad un mid-tempo in crescendo dalle eco atmosferiche e in seguito ad un cupo rallentamento black/doom metal sinistro con uno scream esasperato, al confine col depressive; un passaggio melodico dal riffing memorabile schiude poi l'ispirata accelerazione del finale. L'episodio più riuscito e coraggioso dell'intero album è tuttavia la conclusiva "Salvation", con i suoi sette minuti e mezzo di durata ci dà un assaggio di ciò che gli Hån potrebbero essere in futuro e che avrebbero già potuto diventare con un po' di convinzione in più: un'orecchiabile introduzione post-rock spalanca le porte ad un ferocie blast-beat atmosferico che rallenta adagiandosi su melodie epiche e nostalgiche, a cui segue il brillante assolo melodico dai richiami epici di metà brano. L'atmosfera schiusa dalle seconda parte del pezzo assume un'aura malinconica e delicata in cui gelide chitarre si elevano cavalcando superbe armonie, accompagnate da un quanto mai disperato scream; il sorprendente finale è affidato di nuovo ad un esaltante riffing melodico di autentica epicità, che guida l'ascoltatore nella malinconica conclusione della release. 

"Breathing the Void" è la conferma che gli Hån devono ancora trovare la strada giusta da prendere ed assumere una definita identità musicale, nella ricerca della quale certo pesa l'opinabile scelta di adottare un nome in norvegese (dal significato di "disprezzo") seguendo linee di chiara ispirazione finnica senza riuscire a donare una parvenza di originalità, se non sporadica, al loro sound. L'album è buono, anche se nettamente inferiore al suo predecessore, di cui intende dimostrare un maggior coraggio nell'abbandonare la scontatezza delle sue melodie, ma risulta un concentrato di ferocia e delicatezza che non ha ancora una chiara idea di dove collocarsi musicalmente. Speriamo che le prossime release della band portino una più convinta brezza di originalità e donino al quintetto un'identità più nitida. 

Alessandro Pineschi
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Intro 
2. Breathing the Void 
3. Olethrus 
4. Enter an Eternal World
5. Goatman
6. Asterion 
7. Dissent
8. Lost Souls 
9. Salvation

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