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HATEBREED " Weight of the False Self" (Recensione)

 


Full-length, Nuclear Blast
(2020)

Prima di iniziare questa recensione, è da parte mia doveroso ringraziare la redazione per avermi concesso l'opportunità di parlare della band che forse più di tutte, grazie alla sua musica piena di energia positiva, mi ha sempre dato e mi dà tuttora la forza per affrontare le difficoltà quotidiane, diventando “la colonna sonora della mia vita". Quando vedrò nero su bianco questo articolo sarà per me una grandissima emozione. Poiché questo gruppo hardcore metal/crossover thrash (quasi sempre, non si sa bene come, classificato metalcore) rappresenta davvero per me una fetta importante della mia esistenza, dovrò cercare di essere il più obiettivo possibile, evitando di trasformare questa recensione in una “ode agli Hatebreed”.

Fatte le necessarie premesse, veniamo ora “Weight of the false self", l'ottava fatica full-lenght degli hardcorer da Bridgeport e New Haven, nel Connecticut, USA. L'album è uscito il 27 Novembre 2020 per Nuclear Blast, anticipato a febbraio dello stesso anno dal pregevole singolo “When the blade drops", brano per il quale in seguito, con un po' di amarezza, apriremo una breve parentesi. Il nuovo disco degli Hatebreed si compone in tutto di 12 tracce, tutte di durata medio-breve (la più lunga, “Invoking dominance”, è di soli 3 minuti e 18 secondi) e nel suo complesso conferma come la macchina hardcore-metal sia perfettamente consolidata e funzioni sempre bene, forte dei ruoli ben definiti della formazione: il drumming energico ma nello stesso tempo molto tecnico di Matt Byrne, le strutture ritmiche tenute in piedi dagli inossidabili bassista Chris Beattie e chitarrista Frank “3 Gun" Novinec, gli inserti stilistici del chitarrista solista Wayne Lozinac (negli ultimi anni confermatosi il valore aggiunto del gruppo) ed ovviamente il cantato in speech e i testi motivazionali del vocalist Jamey Jasta, spina dorsale ed anima della band. 

Il sound proposto è di base quello classico marchiato Hatebreed, giacente su una sottile linea che divide l'hardcore più “duro e incazzato" di scuola Madball, Agnostic Front, Negative Approach e Cro-Mags dal thrash metal delle più svariate scuole stilistiche locali, dai californiani Slayer ai brasiliani Sepultura. Si possono inoltre ascoltare elementi musicali di più recente aggiunta nel suono degli hardcorer della East Coast, con un generale miglioramento della fruizione da parte dell'ascoltatore (un sound deciso e inconfondibile come quello degli Hatebreed ha come difetto quello di rischiare di diventare ripetitivo nel corso degli anni, se non viene leggermente rinnovato album dopo album): per cui, in “Weight of the false self" vengono abilmente inseriti elementi melodici grazie alla chitarra del già citato valore aggiunto Wayne Lozinac, che spesso mi hanno ricordato il sound dei melodic hardcorer/melodic death metaller War of Ages (quest'ultima band purtroppo è semisconosciuta nel Bel Paese, per cui mi piacerebbe un giorno parlarvene) nonché i riff virtuosi seppur pesanti di Mille Petrozza dei Kreator (il tuor degli Hatebreed con i thrasher tedeschi nel 2018 ha giovato molto, ndr). 

Nell'ultimo lavoro in studio della band del Connecticut si alternano tracce lente e pesanti a tracce veloci e (un po' meno) pesanti. Esempi significativi della varietà del sound proposto sono rappresentati dalla title-track che si erge su una struttura di breakdown vigorosi tanto da rasentare lo slam, “Cling to life" che regala verso la fine un assolo di chitarra al limite del technical thrash, la già citata “Invoking dominance", che si distingue per un intro dal sapore sludge metal (genere molto apprezzato da Jamey Jasta) e “Dig your way out", che si caratterizza per un incipit velocissimo che rasenta il thrashcore, per poi rallentare e appesantire il suono. Come anticipato poco fa è ora giunto il momento di parlare di “When the blade drops", il singolo che ha annunciato l'uscita dell'album in questione: la traccia, estremamente energica e nello stesso tempo matura, è la perfetta sintesi tra il sound classico da Hatebreed e le contaminazioni alla Kreator, ma, purtroppo, per qualche ragione di marketing da parte di Nuclear Blast, il pezzo non è stato incluso in “Weight of the false self", bensì è rimasto un brano promozionale. Che grandissimo peccato! Vale la pena spendere anche due parole per la copertina dell'album, sia per il suo effettivo valore artistico che per l'importante messaggio comunicato. 

La cover del disco è realizzata tramite un dipinto ad olio (scelta raffigurativa già ben collaudata nel 2013 sempre dagli Hatebreed per il full-lenght “Divinity of purpose") e illustra un uomo sofferente che scolpisce una sua stessa statua: “il peso del falso io" è quanto mai un problema attuale e diffuso nella nostra società, dove modelli di comportamento sbagliati impongo l'anteporre l'apparire all'essere, in una frenetica ricerca del consenso altrui e di un “mi piace". Nella sua semplicità, quella svolta dalla band del carismatico Jamey Jasta è una denuncia sociale di grande importanza . Ritengo infine che “Weight of the false self” sia nel complesso un buonissimo album, che con l'inserimento di spunti melodici e tecnici dimostra una raggiunta maturità da parte degli Hatebreed. Rimane tuttavia molta amarezza appunto per il mancato inserimento di “When the blade drops" e un po' di dispiacere per l'assenza di sezioni di cantato in clean da parte di Jamey Jasta, udibili più spesso nei suoi lavori da solista. Un bel 86/100 ci sta tutto: la band sta ottenendo ottimi risultati e sta mostrando grande costanza, senza mai mollare, perché proprio come gli Hatebreed stessi insegnano, “la soddisfazione è la morte del desiderio".

Lupo Thrasher
Voto: 86/100

Tracklist:
01. Instinctive (Slaughterlust) 
02. Let Them All Rot 
03. Set It Right (Start with Yourself) 
04. Weight of the False Self 
05. Cling to Life
06. A Stroke of Red
07. Dig Your Way Out
08. This I Earned 
09. Wings of the Vulture 
10. The Herd Will Scatter 
11. From Gold to Gray 
12. Invoking Dominance 

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