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ENSLAVED "Heimdal" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2023)

Gli Enslaved tornano a tre anni da “Utgard”, con un nuovo lavoro monumentale, composto da sette lunghe canzoni e ribadiscono il loro ruolo di fuoriclasse della scena metal. “Heimdal” sorprende per la freschezza compositiva e conferma la vena progressiva e sperimentatrice che da sempre accompagna le loro uscite. Il loro guardare avanti, verso un orizzonte lontano e mai indietro a ciò che è già stato fatto, è un obiettivo da una parte non semplice ma dall’altro molto stimolante. 

L’epica norrena, da sempre presente nel loro immaginario creativo, musa ispiratrice primaria, questa volta si tinge di suoni spaziali e si apre ad orchestrazioni dal sapore progressivo. A partire dall’apertura affidata a “Behind The Mirror”, i suoi arrangiamenti sontuosi si aprono su un tappeto ritmico dinamico sfociante in trame black metal, per poi dipanarsi in aperture melodiche su cui le voci costruiscono ispirati ed avvolgenti linee vocali di grande efficacia, che richiamano lontanamente certi Mastodon. Le orchestrazioni si intrecciano al possente riffing per creare ambientazioni di forte intensità con traiettorie armoniche magnifiche. L’incredibile fluidità con cui costruiscono le loro strutture su ispirati riff non devono trarre in inganno, quanto proposto è un intreccio perfettamente riuscito di molteplici atmosfere che si accavallano, si intrecciano, si inseguono, creando brani complessi in cui confluiscono le tante influenze per creare qualcosa di unico. 

L’elemento progressivo è diventato centrale nel definire l’evoluzione, attraverso quella continua ricerca senza paura alcuna, creando paesaggi sonori di grande impatto, basato sulla grande varietà di soluzioni, attraverso sette distinti quadri sonori. La lunga “Congelia” si presenta come un brano dai tratti black metal, di quello glaciale, grazie a quell’elemento spaziale e danzereccio che proietta su un’altra dimensione, con un ritmo di batteria ossessivo, per certi aspetti ballabile, di una danza tribale tra i boschi innevati norvegesi. Il sapore dai tratti orientaleggianti di “Forest Dweller” è un richiamo ai seventies, dai tratti folk psichedelici, in cui l’elemento spaziale è sempre ben presente, e si fonde a scariche elettriche in cui l’attacco frontale black metal viene ampliato da un suono epico e puntellato da tocchi di hammond che aprono verso un’altra dimensione. 

Il progressivo si fonde al kraut rock in “Kingdom” e degenera con un cantato aspro su un ritmo percussivo di batteria. “The Eternal Sea” è uno dei brani più lunghi e meno complessi, che gioca con tempi medi e rimanda a quei suoni e ritmiche per certi versi ossessive, su cui le linee vocali hanno un ruolo centrale, prima che una scarica black metal non ci faccia ricordare quali sono le loro origini, un bagliore di oscurità. I ritmi si riaccendono con la travolgente “Caravans To The Outer Worlds” in cui la chitarra si prende il proscenio liberandosi in travolgenti assoli, mentre la voce spettrale di Grutle ci ricorda qui più che altrove gli albori black metal, prima che un vento gelido del nord si insinua tra le plettrate di una chitarra acustica e l’elemento spaziale torna a farsi predominante. 

L’eponima canzone chiude alla grande un album senza imperfezioni, venendosene fuori con un riffing devoto al re cremisi, con un suono profondo di chitarra, su cui gli arrangiamenti creano uno scenario apocalittico, per poi cambiare completamente registro nella seconda parte, i ritmi si alzano e il riffing e le voci diventano un metal diretto, melodico, ossessivo. Arrivati alla fine di questo lungo e piacevole viaggio non si può che certificare “Heimdal” come uno dei migliori lavori della band, sarà uno dei lavori migliori di questo 2023 appena iniziato e potrà sicuramente fregiarsi di un termine che di rado può essere usato. Capolavoro.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 90/100 

Tracklist:

1. Behind the Mirror 
2. Congelia 
3. Forest Dweller
4. Kingdom 
5. The Eternal Sea
6. Caravans to the Outer Worlds
7. Heimdal

Line-up:
Ivar Bjørnson - Guitars
Grutle Kjellson - Vocals (lead), Bass
Arve Isdal - Guitars (lead)
Håkon Vinje - Keyboards, Vocals (clean)
Iver Sandøy - Drums, Vocals (clean)

Web:
Bandcamp
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Official website
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