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ENSLAVED "Utgard" (Recensione)


Full-length, Nuclear Blast
(2020) 

Gli Enslaved sono una di quelle band in continua evoluzione, che nonostante la loro lunga carriera iniziata oramai nei primi anni novanta, continuano quel processo di ricerca sonora, che permette a loro come compositori e all’ascoltatore di non annoiarsi mai. Questo avviene senza stravolgere mai la forte identità della band che resta il punto di partenza, ma riescono allo stesso tempo a variare e ad ampliare lo spettro sonoro, con album sempre diversi e di qualità superiore alla media. Utgard segue questo filo e si presenta diverso dal precedente “E”. Allo stesso tempo possiamo parlare di passo evolutivo allo stadio successivo, senza che vi siano punti di rottura, ma seguendo una naturale progressione, in cui è possibile ritrovare tutti gli elementi caratteristici della band, sia da un punto di vista strumentale che vocale. 

Ma di fatto cosa suonano oggi gli Enslaved? In quale genere o sottogenere li possiamo inserire? Band norrena per le tematiche trattate, ma musicalmente possiamo parlare di black metal progressivo? E’ giusta questa definizione? E’ giusto classificare tutto? Oggi una band con una storia così importante ha necessità di essere inquadrata stilisticamente? Di fronte a queste domande mi appresto a parlarvi di Utgard, album dai diversi colori, ma soprattutto album metal. Al suo interno è possibile trovare tante atmosfere, dalle classiche cavalcate (Storms of Utgard) alle sfuriate black metal (Jettegryta), passando per accenni death metal (Homebound) fino a sfociare in atmosfere dal sapore psichedelico, in cui non mancano momenti folk (Distant Seasons), con derive sperimentali e suoni al limite del punk (Urjotun). E poi ci sono brani come “Sequence” e “Homebound” di difficile classificazione che racchiudono al loro interno tutti gli elementi sopracitati, brani dalle molte sfumature in cui è possibile ritrovare quell’anima progressiva dai toni malinconici, in cui le clean vocals creano dinamiche di notevole impatto, dando quel senso di completezza alla parte strumentale. 

L’iniziale “Fires in the Dark” è un manifesto del sound della band, con quel coro profondo, ipnotico che apre le danze. L’evoluzione del brano racchiude al suo interno l’elemento epico nelle sue atmosfere profonde, con quell’alternarsi vocale, scream/pulito, elemento di forza che esalta la parte strumentale. Epico è anche “Flight of Thought and Memory”, brano che alterna al suo interno diverse atmosfere, passando dall’ efferato black metal a momenti atmosferici, con cavalcate epiche. E’ pazzesco la naturalezza con cui la band riesce a cambiare registro senza risultare mai forzati. Oggi gli Enslaved sono una band con una discografia importante, e nonostante questo, continuano la loro personale evoluzione che li rende unici e sempre interessanti, producendosi in album come Utgard, dalle molteplici tonalità, in modo sorprendentemente naturale. Album da avere. 

John Preck
Voto: 82/100 

Tracklist:
1. Fires in the Dark 
2. Jettegryta 
3. Sequence 
4. Homebound 
5. Útgarðr 
6. Urjotun 
7. Flight of Thought and Memory 
8. Storms of Utgard 
9. Distant Seasons

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